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Speciale Toscana: Ruffino

8 Novembre 2012 Emanuele Pellucci
Ecco il diciottesimo dei 22 ritratti aziendali dedicati alla regione Toscana: Ruffino di Pontassieve (Firenze). Sull'argomento sono già on line anche la panoramica regionale delle Doc e Docg I nostri report: Toscana e i dossier sulla Cantina Banfi di Montalcino (Siena), Carpineto di Greve in Chianti (Firenze), Casale Falchini di San Gimignano (Siena) Castello di Bolgheri (Castagneto Carducci, Livorno), Castello di Querceto di Greve in Chianti (Firenze), Castello d'Albola di Radda in Chianti (Siena), Fattoria di Grignano di Pontassieve (Firenze), Fattoria di Magliano (Magliano in Toscana, Grosseto), Fontodi di Panzano in Chianti (Firenze), Tenuta Le Mortelle di Castiglione della Pescaia (Grosseto), La Cura di Massa Marittima (Grosseto), Melini di Poggibonsi (Siena), Petra di Suvereto (Livorno), Poderi di Capo d'Uomo di Monte Argentario (Grosseto), Poggio al Tesoro di Donadoratico (Castagneto Carducci, Livorno), Rocca delle Macìe di Castellina in Chianti (Siena) e Rubbia al Colle di Suvereto (Livorno).

Da un secolo sostenere la forza del Chianti

CON LA SELEZIONE ORO DELLA RISERVA DUCALE, NEL 1947 CI SI E' TROVATI PER LA PRIMA VOLTA DAVANTI AL CONCETTO DI VINO COME UN BENE EDONISTICO. LA NUOVA VERSIONE DEL MITICO ROSATELLO, UN'ETICHETTA ADATTA A UN CONSUMO GIOVANE E SPIRITOSO Da oltre un secolo i vini Ruffino rappresentano il Chianti e la Toscana sulle tavole di tutto il mondo e costituiscono un consolidato sigillo di qualità italiana universalmente conosciuto e apprezzato. Alzi la mano chi non ha mai assaggiato, o perlomeno sentito nominare, il Chianti Classico Riserva Ducale, il vino più emblematico della Casa di Pontassieve. Correva l’anno 1947 quando Ruffino creava la Selezione Oro della Riserva Ducale. Erano tempi in cui il Chianti si faceva con uve a bacca nera e bianca, pigiandolo con i piedi e infiascandolo in generosi recipienti avvolti nella paglia, per berlo giovane e trarne l’energia spesso necessaria ad affrontare una sudata giornata di lavoro nei campi. Però, già ai tempi, era costume serbarne un poco, il migliore, per le occasioni speciali. Un vino come bene edonistico, non più solo prettamente alimentare: un concetto antesignano per una nuova idea di vino che ancora aveva da compiersi e che in Toscana, e in Italia, non era ancora tanto diffusa, ma alla quale Ruffino credeva moltissimo. UNA SCELTA VINCENTE - Assaggiare oggi in retrospettiva annate miliari come la 1985, la 1990, la più recente 2001 o la 2007, espressione di una vendemmia di uve sane e vigorose, ed effigiata con un’etichetta celebrativa speciale, testimonia la bontà di una scelta che a quei tempi impose a Ruffino ambiziose decisioni di vigna e di cantina, necessarie del salto qualitativo imposto al nuovo vino dalla caratteristica larga etichetta in Oro. In parallelo a questo compleanno, Ruffino ha da poco lanciato un’edizione speciale del suo iconico Rosatello. Erano gli anni Sessanta quando, ispirata da un progetto apparentemente folle, Ruffino aveva deciso di introdurre un vino che, forse, a molti poteva sembrare ambiguo: era rosa, quando tutto o era rosso o era bianco. Oggi l’azienda ha deciso di proporre un’edizione speciale di Rosatello, idonea alle occasioni di consumo più ludiche: un dopocena, gli aperitivi. LA NUOVA VERSIONE DI ROSATELLO - Rosatello si presenta con una nuova bottiglia a forma di cono, una nuova etichetta (in cui prevalgono i toni chic, vagamente art-decò, con cromie dall’apparente contrasto come il grigio e il rosa e l’inconfondibile sigillo della rosa) fino a una diversa concezione del vino che presenta ora una piacevole carezza di effervescenza al palato e toni aromatici ancora più esuberanti. Insomma, un quadro particolarmente dinamico e felice per Ruffino che, interamente rilevata dagli americani di Constellation Brands, si appresta ad affrontare con entusiasmo e determinazione le tante sfide che il complesso mercato del vino impone in Italia e nel mondo nel segno della sua chiantigianità, anche grazie all’arrivo di un manager dalla comprovata esperienza come Sandro Sartor, ex ad e direttore generale di Diageo Italia.

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