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Speciale Toscana: le riserve d’autore della Tenuta Il Greppo

19 Novembre 2012 Emanuele Pellucci
Ecco il ventesimo dei 22 ritratti aziendali dedicati alla regione Toscana: Tenuta il Greppo di Montalcino (Siena). Sull'argomento sono già on line anche la panoramica regionale delle Doc e Docg I nostri report: Toscana e i dossier sulla Cantina Banfi di Montalcino (Siena), Carpineto di Greve in Chianti (Firenze), Casale Falchini di San Gimignano (Siena) Castello di Bolgheri (Castagneto Carducci, Livorno), Castello di Querceto di Greve in Chianti (Firenze), Castello d'Albola di Radda in Chianti (Siena), Fattoria di Grignano di Pontassieve (Firenze), Fattoria di Magliano (Magliano in Toscana, Grosseto), Fontodi di Panzano in Chianti (Firenze), Tenuta Le Mortelle di Castiglione della Pescaia (Grosseto), La Cura di Massa Marittima (Grosseto), Melini di Poggibonsi (Siena), Petra di Suvereto (Livorno), Poderi di Capo d'Uomo di Monte Argentario (Grosseto), Poggio al Tesoro di Donadoratico (Castagneto Carducci, Livorno), Rocca delle Macìe di Castellina in Chianti (Siena), Rubbia al Colle di Suvereto (Livorno), Ruffino di Pontassieve (Firenze) e Saiagricola di Acquaviva di Montepulciano (Siena).

Indimenticabili bottiglie d'autore

LE RISERVE SONO I CARDINI DELLA PREGIATA COLLEZIONE DI FRANCO BIONDI SANTI. BRUNELLO E ROSSO CHE, ASSAGGIO DOPO ASSAGGIO, SARANNO SEMPRE COME SORPRENDERCI La magia del Greppo e dei suoi vini longevi: è questa la sintesi che racchiude la storia dei Biondi Santi, sei generazioni della famiglia che ha creato intorno alla metà dell’Ottocento il Brunello, uno dei più straordinari vini del mondo. Ad attestarne ufficialmente la paternità è la relazione del ministero dell’Agricoltura nel 1932 sulla delimitazione delle zone del Chianti e degli altri vini tipici della Toscana. Nei vigneti del Greppo, subito fuori le mura di Montalcino, prima Clemente Santi e poi suo nipote Ferruccio Biondi, innestarono su piede selvatico le gemme prese dalle vecchie vigne di Sangiovese e altrettanto fecero in seguito suo figlio Tancredi e suo nipote Franco, l’attuale “signore del Brunello” che da quarant’anni è alla guida della Tenuta il Greppo. I CLONI DEL BRUNELLO BIONDI SANTI - «Nel settembre del 1970», ricorda oggi Franco Biondi Santi, novantenne dinamico, gentiluomo d’altri tempi e consapevole delle responsabilità che gravano su questa famiglia per la storia vitivinicola di Montalcino, «iniziai, in collaborazione con l’Università di Firenze, una selezione clonale delle vecchie viti del Greppo provenienti da quella massale. Per cinque vendemmie individuammo i diversi cloni di Sangiovese che dettero poi origine a quello ancora oggi utilizzato per la produzione del mio Brunello». UN VINO INCREDIBILMENTE LONGEVO - Un particolare clone di Sangiovese (varietà che proprio a Montalcino ha trovato il suo habitat ideale) ed un eccezionale ambiente pedoclimatico della zona del Greppo sono alla base della straordinaria longevità dei vini Biondi Santi. Più volte, nel corso dei decenni, sono stati assaggiati i vini delle storiche vendemmie 1888 e 1891 e sempre il Brunello si è dimostrato vivo e in gran forma. Le Riserve, in particolare, sono il marchio di fabbrica e di garanzia del Brunello Biondi Santi che più volte, in passato, è stato definito dalla critica un vero e proprio “vino d’autore”. BRUNELLO ANNATA E RISERVA - Oggi la Tenuta si sviluppa su 47 ettari del Greppo e 105 dei Pieri, di cui 25 coltivati a vigneto interamente a Sangiovese grosso. La produzione annuale è di circa 70 mila bottiglie tra Brunello, Rosso di Montalcino e un Rosato. Del Brunello, Franco Biondi Santi produce due tipologie: Annata, dai vigneti con più di dieci anni d’età, e Riserva, da quelli con oltre 25 anni e solo nelle vendemmie eccezionali. Ed è proprio con le Riserve che il Brunello Biondi Santi esprime appieno le proprie caratteristiche fondamentali, cioè la serbevolezza e la longevità. Se il Brunello di Montalcino negli ultimi trent’anni ha avuto un incremento notevole in termini di aziende, superfici vitate e bottiglie prodotte, oltre che d’immagine nel mondo, il merito è anche di chi lo ha “inventato” un secolo e mezzo fa facendolo poi conoscere e valorizzare.

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