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Monteverro: metti una sera a cena tre annate (+1) di Chardonnay e di Tinata

Monteverro: metti una sera a cena tre annate (+1) di Chardonnay e di Tinata

Bianco o rosso: e se per una volta non dovessimo scegliere? Partendo da questa domanda la Cantina Monteverro ha ideato un menu degustazione abbinando tutte le portate sia allo Chardonnay che al Tinata (blend di Grenache e Syrah). Due produzioni aziendali decisamente originali, che uniscono eleganza e territorialità.

Una formula diversa dal solito tasting. È quella che ha proposto la Cantina maremmana Monteverro lo scorso 26 gennaio al ristorante Niko Romito del Bulgari Hotel Milano. L’enologo Matthieu Taunay ha invitato la stampa specializzata a partecipare ad una cena in tre atti (piatti) e sei calici (di Chardonnay e Tinata). L’obiettivo? Uscire dagli schemi della degustazione classica. Vediamo come.

Bianco o rosso? Per una volta apriamoli entrambi

«Quando ci si mette a tavola e si decide di stappare una bottiglia, la domanda che tutti immancabilmente si fanno è: “Bianco o rosso?”», esordisce Matthieu Taunay. «Per una volta abbiamo deciso di non scegliere, provando ad accostare le creazioni dello chef Romito sia al bianco Chardonnay che al rosso Tinata, blend di Grenache e Syrah». Nel corso della cena, i entrambi vini sono stati serviti con ciascuna portata, variando di volta in volta le annate.

L’enologo di Monteverro Matthieu Taunay ha raccontato i vini Chardonnay e Tinata proposti in abbinamento alle creazioni dello chef Niko Romito

Chardonnay e Tinata, vini fuori dagli schemi

Perché proprio queste due referenze? «Per dar loro lo spazio che si meritano», spiega Taunay. «La comunicazione si concentra soprattutto sul vino bandiera Monteverro, il nostro Premier Grand Cru maremmano, e sul “fratello minore” Terra di Monteverro, un taglio bordolese più agile, prodotto a con gli stessi vitigni Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot. Ma la gamma aziendale non si esaurisce qui; lo Chardonnay e il Tinata sono due produzioni altrettanto importanti per noi e vogliamo valorizzarle in maniera originale. Proprio per sottolineare la loro stessa originalità». 

Una Cantina al confine tra Toscana e Lazio

Nato in Loira quarant’anni fa, Matthieu Taunay ha studiato a Bordeaux e maturato esperienze internazionali in Napa Valley, Champagne, Sudafrica, Châteauneuf-du-Pape e Nuova Zelanda. Lavora a Monteverro dalla prima vendemmia, la 2008. In questi anni ha avuto la fortuna di confrontarsi con professionisti del calibro di Michel Rolland e Jean Hoefliger, entrambi chiamati come consulenti esterni dai titolari di Monteverro Georg e Julia Weber. «L’azienda si trova a Capalbio, nella Maremma meridionale al confine con il Lazio. I nostri pendii dai suoli di argilla rossa e ciottoli erosi di origine calcarea si affacciano sul mar Tirreno, che dista meno di 5 km e offre una brezza costante». Ecco spiegate l’intrigante sapidità e mineralità che contraddistinguono tutta la collezione aziendale.

Sostenibilità ambientale e biodiversità

«L’estensione della proprietà è di 60 ettari e i primi 15 ettari di vigneto sono stati impiantati tra il 2004 e il 2006; oggi i filari coprono in tutto 35 ettari, il resto è stato lasciato a ulivi e macchia mediterranea che ci permettono di creare un microclima singolare e garantiscono la massima biodiversità». C’è spazio anche per un lago naturale circondato da antiche querce da sughero. Le lavorazioni meccaniche vengono ridotte al minimo per limitare l’utilizzo di carburante; ogni anno un filare su due viene seminato con 5-6 varietà miste di cereali e leguminose, in base alla necessità di maggiore o minore vigoria del suolo. Dall’annata 2019 tutta la produzione è certificata bio. Filosofia green anche per la Cantina, costruita ex novo dalla famiglia Weber, che include un sistema di recupero delle acque piovane e del calore degli impianti di refrigerazione per il risparmio energetico.

Identikit dello Chardonnay e del Tinata

James Suckling ha definito lo Chardonnay di Monteverro “come un Premier Cru Puligny-Montrachet”. Il modello di riferimento è senza dubbio quello francese. Solo 5 mila bottiglie, prodotte già dal 2008, che nascono da una piccola parcella di 3 ettari nella parte più ventilata della tenuta. La fermentazione parte spontaneamente e l’affinamento si protrae per 14-16 mesi in barrique e tini di cemento ovoidali. Passando al Tinata, è un blend di Syrah e Grenache, accoppiata più unica che rara per la Toscana (e l’Italia in generale). Ancora una volta lo sguardo ci porta Oltralpe, ma in questo caso il riferimento è ai cru della Valle del Rodano. Le vigne si trovano in prossimità della macchia mediterranea, al cui centro si erge una quercia centenaria. Ogni parcella viene vinificata separatamente. La fermentazione si svolge in acciaio inox e barrique. Poi affinamento di circa 16 mesi in barrique di rovere francese e tini di cemento ovoidali.

Con gli scampi Chardonnay 2016 e Tinata 2013

Con il primo piatto –  gli Scampi arrosto con purè di patate piccante – sono stati proposti lo Chardonnay 2016 e il Tinata 2013. Particolarmente riuscito, a sorpresa, il pairing con il rosso, che ha esaltato la dolcezza dei crostacei e la punta speziata della portata. «L’annata 2016 e la 2013 sono per certi aspetti molto simili. Arrivano dopo due vendemmie calde, regalandoci vini equilibrati, tesi, armonici», ha spiegato l’enologo. Lo Chardonnay 2016 colpisce per la sua precisione e vibrante freschezza. Aromi agrumati, di pera, camomilla e ricordi minerali. Il Tinata 2013 (70% Syrah, 30% Grenache) entra morbido e avvolgente, con una preziosa trama tannica. In bocca sentori di melone, ciliegia, pomodoro e tabacco. Bella evoluzione.

Primo marinaro con Chardonnay 2014 e Tinata 2010

Si prosegue con il Mezzo pacchero alla marinara, che ha fatto da contraltare allo Chardonnay 2014 e al Tinata 2010. L’abbinamento che ha convinto di più i commensali è proprio il primo, grazie alla suadenza e ricchezza aromatica dello Chardonnay; perfette per bilanciare l’intensità e la sapidità della pasta e del sugo di pesce. È un bianco voluminoso, con note di cedro, mela cotogna, accenni di miele, cioccolata bianca e ardesia. «Il giorno e la notte rispetto all’annata 2016» ha giustamente commentato Matthieu Taunay. Il Tinata 2010, invece, è un vino decisamente più sussurrato. Rivela tutta l’eleganza e la mediterraneità delle uve e del terroir. La potenza è al servizio della finezza. Bouquet di frutta a bacca scura, melograno, geranio, timo, lavanda; poi zenzero, cannella, coriandolo, grafite.

Verza e patate con Chardonnay 2018 e Tinata 2016

Terzo atto all’insegna della creazione veg Verza e patate, da assaporare con lo Chardonnay 2018 e il Tinata 2016. Nel bicchiere due annate più giovani, fresche e aggraziate, che già rivelano una bella profondità aromatica. Lo Chardonnay 2018 conquista il titolo di miglior pairing grazie alla sua verticalità e alle sfumature di limone, mela e mandorla. Il Tinata 2016, dove la quota di Grenache sale al 35%, è un rosso caleidoscopico e raffinato, in cui convergono note fruttate, di macchia mediterranea, funghi porcini, umami, ricordi iodati e salmastri. Quel che si dice un’annata da manuale. Il suo unico difetto? Copre un po’ il piatto.

Fuori menu: Chardonnay 2019 e Tinata 2018

Non potevano mancare due extra, o meglio due anteprime. «Si tratta di due annate che stanno ancora riposando in cantina», ha spiegato l’enologo Taunay. «Lo Chardonnay 2019 sarà sul mercato a fine primavera, mentre il Tinata 2018 vedrà la luce in autunno o addirittura la prossima primavera; stiamo ancora decidendo il da farsi». L’assaggio dello Chardonnay, ancora un po’ giovane e spigoloso, lascia presagire un vino dall’ottimo potenziale. Grande freschezza e pulizia. Lo stesso vale per il Tinata, in cui la quota di Grenache è salita quasi al 40%, esaltando la florealità del profilo olfattivo. Già ben distinguibili la nota iodata e la speziatura mediterranea.  

Foto di apertura: le bottiglie di Chardonnay e Tinata Monteverro in degustazione

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© Riproduzione riservata - 14/02/2022

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