Eccopinò 2025: il Pinot nero dell’Appennino toscano cresce in numeri e qualità

Eccopinò 2025: il Pinot nero dell’Appennino toscano cresce in numeri e qualità

Presentate in anteprima cinque annate (dalla 2018 alla 2022) che, nonostante le sfide climatiche, si distinguono per genuinità e bevibilità. L’associazione di vignaioli si espande e continua la trasformazione di una viticoltura marginale in una realtà di grande valore.

Oltre alle aree d’eccellenza del Pinot nero in Italia, come Alto Adige e Oltrepò, ci sono altre zone in cui il vitigno principe borgognone prospera nel nostro Paese, per esempio sull’Appennino toscano. A 13 anni dalla sua nascita, la manifestazione itinerante Eccopinò torna in Mugello, a Scarperia e San Piero, e ci permette di scoprire alcune perle inattese.

Cinque annate di 12 produttori

Lunedì 13 gennaio 12 produttori dell’Associazione Appennino toscano – Vignaioli di Pinot nero hanno presentato alla stampa nazionale le loro anteprime. In degustazione cinque annate: 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022. Nonostante il difficile confronto, data la differenza anagrafica e l’eterogeneità del territorio, tutti i vini risultano accomunati da una grande bevibilità e schiettezza. Genuini e sinceri, nati da piccoli appezzamenti con metodi più o meno artigianali, che compensano qualche volatile troppo alta con una freschezza e una balsamicità affascinanti.
La degustazione ha attraversato le valli della dorsale appenninica, dalla Lunigiana alla Valtiberina, mettendo a confronto le diverse annate. Non è quindi facile tracciare un profilo unico per ciascun millesimo, complici le caratteristiche climatiche diversificate che contraddistinguono la zona.

Le conseguenze del climate change

I produttori sono però concordi su una cosa: negli ultimi anni il clima è cambiato in modo significativo, con effetti diretti e tangibili sulle uve. È vero che le altitudini più elevate sono decisive nel mantenere un buon equilibrio: le escursioni termiche tipiche delle valli interne, come quelle di Mugello, Garfagnana e Casentino, favoriscono una maturazione graduale degli aromi preservando freschezza e complessità. Ma è anche vero che, essendo questa una nicchia recente, manca la storicità e l’esperienza della Côte de Nuits in Borgogna o dell’Altopiano di Mazon in Alto Adige. Queste fluttuazioni climatiche rallentano dunque la comprensione di un vitigno già di per sé complesso.

Aumentano la qualità nel calice e i soci produttori

Di strada però ne è stata fatta dal 2011, quando nove “matti dei Pinot nero” decisero di associarsi per far conoscere un territorio storicamente poco vocato alla coltivazione della vite. Oggi, l’Associazione Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot nero è in crescita e gli associati sono raddoppiati. Un’evoluzione che non riguarda solo i numeri: negli anni la qualità dei vini è sensibilmente migliorata, forte di un know-how sempre maggiore.
«Nelle nostre valli – Lunigiana, Garfagnana, Mugello, Casentino, Valtiberina», spiega Cipriano Barsanti, presidente dell’associazione, «il vino ha fatto parte di un’agricoltura marginale, di sussistenza e tradizione, raramente di cospicui investimenti e pianificazioni. In questo quarto di secolo forse qualcosa è cambiato. Dopo i primi esperimenti, la coltivazione del Pinot nero è diventata una possibilità d’impresa e di occupazione, tanto che sono nate nuove aziende e alcune già esistenti hanno esteso a questo vitigno la propria attività».

Eccopinò
Foto di gruppo dei produttori protagonisti dell’edizione 2025 di Eccopinò

Un’identità in divenire

Nonostante il loro profilo stilistico sia ancora in evoluzione, c’è una caratteristica che accomuna tutti questi vini: la forte sincerità. Artigianali, schietti e genuini come le persone che abitano le valli che dal confine della Liguria si susseguono fino all’Umbria. Alcuni hanno nasi un po’ funky, altri invece si distinguono per una tipicità varietale ben definita. Altri ancora, sono dei piccoli capolavori. Di seguito i nostri migliori assaggi che abbiamo premiato con 4 e 5 stelle, il nostro massimo riconoscimento.

Borgo Macereto – Il Borgo, Toscana Igt 2021****

Guidata da Nicola Foscarini, l’azienda agricola Borgo Macereto produce vini biologici certificati che esaltano le peculiarità del territorio tra Mugello e Valdisieve.  Il Borgo evidenzia un ventaglio aromatico delicato, vegetale e fruttato, con un tannino leggero e una lama acida che culmina su un finale dalla linea dolce.

Tenuta Baccanella – Baccarosso, Toscana Igt 2021*****

Un Pinot nero scolastico, frutto della cura artigianale di una piccola azienda a conduzione familiare nel comune di Borgo San Lorenzo, con vigneti perennemente inerbiti per favorire la biodiversità. Naso varietale sul lampone, ribes nero e violetta, con sfumature eteree. Al sorso ha una bella acidità e un tannino sottile ma strutturato. Finale fruttato con una nota balsamica che allunga piacevolmente la persistenza.

Fattoria Brena – Sopra, Toscana Igt 2020*****

Prodotto a 700 metri tra Valdichiana e Valtiberina umbra, questo Pinot nero nasce da un ettaro e mezzo di vigna impiantato nel 1999 con 11 cloni del vitigno. La lavorazione segue metodi naturali e ogni fase della vinificazione è rigorosamente fatta a mano. Timbri agrumati, geranio e cranberry maturo. Bella bocca, succosa e con un frutto rosso persistente. Tannino snello e ben integrato alla freschezza acida.

Terre di Giotto – Gattaia, Toscana Igt 2020****

Terre di Giotto è una piccola realtà nata nel 2006 a Gattaia, nel comune di Vicchio, dove Michele Lorenzetti (agronomo dell’anno secondo la guida Vini di Vignaioli Artigiani 2024) coltiva in biodinamica e vinifica con approccio artigianale. Fermentazione spontanea con il 50% di grappolo intero e uso limitato di solfiti. Palette aromatica balsamica e di erbe officinali, fissata in bocca da un graffio tannico che richiama la terra d’origine. Finale su note di sottobosco, sfumature floreali e liquirizia.

Frascole – Pinot nero, Toscana Igt 2019****

Prodotto a Dicomano tra le valli del Mugello e della Valdisieve, questo vino riflette l’approccio minimalista e biologico che le famiglie Lippi e Santoni portano avanti dal 1992. Prugna matura e violetta si fondono ad erbe aromatiche, cacao amaro e cenni di pasticceria. Palato “sangiovesizzante”, potente e di grande persistenza.

Il Rio – Ventisei, Toscana Igt 2019*****

Azienda a conduzione familiare a Vicchio di Mugello, il Rio è stata tra le prime a scommettere sul Pinot nero negli anni ’90 in una zona ritenuta marginale, distinguendosi per gestione biologica e interventi minimi in cantina. Il naso ricorda un vermouth, balsamico ed aromatico, con profumate pennellate di piccoli frutti di bosco. Il sorso è pieno e profondo, con un bel centro palato e un succoso frutto rosso che si apre invogliando la beva.

Foto di apertura: a 13 anni dalla sua nascita, la manifestazione itinerante Eccopinò è tornata in Mugello, a Scarperia e San Piero (Firenze)

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© Riproduzione riservata - 28/01/2025

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