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La scalata alle “tre cime” di Ottavia Giorgi di Vistarino e la svolta del Metodo Classico 1865

La scalata alle “tre cime” di Ottavia Giorgi di Vistarino e la svolta del Metodo Classico 1865

Il Dosaggio Zero 1865 è stato al centro di una degustazione a Milano il 13 settembre. Il nome della bollicina ricorda l’anno in cui fu introdotto il Metodo Classico in Oltrepò. Dal 2017 nasce nella nuova cantina operativa, dove si lavora per esaltare i cru della tenuta.

Ottavia Giorgi di Vistarino guida ormai da tempo l’azienda ereditata dal padre, icona dell’Oltrepò Pavese. La sua cifra è d’essere donna concreta e visionaria, cioè rara sintesi di solidità contadina e sguardo nobiliare. D’altronde, il sangue blu c’è, ma anziché alimentare privilegi sembra irrorare forza d’animo, come quando reagì senza clamore, ma con decisione e senza abbattersi, al vigliacco atto vandalico che la colpì nel cuore della cantina, come abbiamo raccontato qui. L’abbiamo incontrata mercoledì 13 settembre nella sua casa milanese per parlare di Metodo Classico e dell’eccellenza del Pinot nero dell’Oltrepò.

Vistarino metodo classico "1865"
Ottavia Giorgi di Vistarino

Le “tre cime” di Ottavia

Nella sua concretezza, Ottavia Giorgi di Vistarino ha innanzitutto deciso di concentrare i massimi sforzi aziendali su tre focus, nonostante la tenuta di 102 ettari di vigna e 826 di estensione totale consentirebbe svariate divagazioni: Pinot nero, Metodo Classico e Riesling.  Non mancano vini, anche tipici come il Sangue di Giuda, che completano la gamma con proposte affidabili, ma la scalata di Ottavia verso la vetta guarda a questi tre picchi, le tre cime ideali da conquistare. Abbiamo più volte descritto i livelli raggiunti dai suoi cru di Pinot nero; il Riesling è un ambizioso progetto e trova d’altronde in Oltrepò le sue massime espressioni nella linea d’aria che passa da Montù fino a sopra il cru Bertone (a 500 metri slm); il Metodo Classico è la ragione del nostro ultimo incontro.

Breve storia del 1865 e l’attualità

Il Dosaggio Zero 1865 di Conte Vistarino è stato ideato in memoria dell’anno in cui fu introdotto il Metodo Classico in Oltrepò. Ottavia Giorgi di Vistarino spiega: «A metà ‘800 il mio avo, il conte Augusto Giorgi di Vistarino, colse la vocazione dell’Oltrepò per il Pinot nero importando le barbatelle dalla Francia nella sua tenuta a Rocca de Giorgi». Con la collaborazione di Carlo Gancia, reduce dall’esperienza in Champagne, mise a punto quello che fu uno dei primi “Metodo Classico” di Pinot nero d’Italia. Era appunto il 1865, l’Italia unità da soli quattro anni.  Attualmente in commercio si trova il millesimo 2016, l’ultima annata «prima del grande cambiamento». È infatti nel 2017 che viene inaugurata la nuova cantina operativa, realizzata con lo scopo di esaltare i cru, le singole parcelle della tenuta, unica via – come noto – per comporre i migliori vini possibili, avendo a disposizione una tavolozza colori precisi e brillanti.
1865 nasce quindi dalla memoria del leggendario “Pinot della Rocca de’ Giorgi” (pioniere degli champenoise italiani, così si chiamavano un tempo) con l’annata 2004 con un affinamento sui lieviti di almeno 60 mesi. Il tiraggio dell’annata 2016 è avvenuto a fine giugno 2017, la sboccatura a luglio 2022. Dosaggio zero: nella liqueur non sono stati aggiunti zuccheri, solo vini di Riserva. «Il nostro obiettivo», dichiara Giorgi di Vistarino, «è rispettare il vitigno ed esaltare le peculiarità̀ nel nostro terroir».

Un ecosistema di rara complessità

E si capisce. Rocca de’ Giorgi è un ampio ecosistema dalle caratteristiche pedologiche ed orografiche uniche: un contesto boschivo, limi profondi e argille, alternate a importanti strati arenaceo-sabbiosi.
«I pH molto alcalini, il basso vigore e la buona ritenzione idrica unitamente alle altezze superiori ai 400 m slm, conferiscono equilibrio nelle componenti alcoliche e fenoliche, profumi fini ed eleganza» sostiene la produttrice. In questo contesto variabile ogni parcella ha un’espressione distinta: raccolta e vinificata separatamente costituisce un ricco patrimonio di cantina.
«Nel 2009 è stato avviato il lavoro con i cloni da rosso, nel 2017 quello con i cloni riservati alla base spumante».

Guida alle annate: 2015 e 2019 golose, 2014 e 2018 verticali

La degustazione è stata divisa in due terzine: le annate “pre” e quelle “future“, cioè quelle della svolta realizzata con la collaborazione dell’enologo Vittorio Merlo dalla 2017 alla 2019 (tutte ancora sui lieviti). Il cambio di passo è evidente, soprattutto in termini di precisione espressiva, meno ampiezza e più verticalità. Noi le racconteremo dalla più vecchia alla più recente.

2014

Annata particolare, per l’andamento della stagione, umida e piovosa, e perché unico caso in cui è stata inserita una piccola percentuale di base affinata in legno. Il naso dà i primi cenni di ossidazione, mela matura, ma ben inserita in un contesto di zenzero, violetta, pera fresca, grandi di caffè. Al palato è fresco, ma anche cremoso, di buona profondità.

2015

A nostro avviso l’espressione di massima grazia. Il colore è più intenso, il naso è complesso e stuzzicante, con mela croccante, piccoli frutti rossi, brioche. In bocca la bollicina è fine e setosa, ha corpo e lunghezza, acidità puntuale e ben integrata, con un finale piacevolmente amaro.

2016

Al naso è ricco, ampio, si percepiscono dalla mela gialla, intensa, tocco di polvere ed erbe fini. Nota di crosta di pane. Al palato esprime una notevole acidità, a tratti zigrinata, con finale di mela verde, stupefacente trattandosi di un’annata calda. Stupiscono anche la tenuta e l’espressione giovanile del vino.

2017

Un’annata difficile, molto calda e secca, con vendemmia il 7 agosto. Debutto in salita per il nuovo enologo. Il risultato è lodevole. Il profumo è di brioche, mela golden, gesso, finocchietto. La bolla è molto cremosa, carezzevole. Molto secco, deciso in bocca, ancora in fasce (e difatti ancora in affinamento sui lieviti, sarà sboccato a febbraio), una brillante acidità verde allunga il sorso, che chiude ancora molto stretto.

2018

L’opposto della precedente: annata fresca, con temperature basse in fase vendemmiale. Si esprime con notevole intensità aromatica, con pasta di pane, lime maturo, mela verde. La bocca si distingue per snellezza, con una acidità leggermente pungente. Profondo e affilato.

2019

Andamento stagionale perfetto, con piogge alternate a temperature alte, con vendemmia il 26 agosto. Ottima complessità aromatica, che spazia dal pane, alla mela, allo zenzero. La bocca è perfetta, il sorso ampio, fresco con concentrazione di frutto maturo e lunghezza sul finale.

Foto di apertura: i vigneti e Villa fornace

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© Riproduzione riservata - 22/09/2023

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