In Italia In Italia Jessica Bordoni

La enogioventù: Matteo Zucchet e il progetto Reboro di Pisoni

La enogioventù: Matteo Zucchet e il progetto Reboro di Pisoni

Classe 1996, il giovanissimo enologo è entrato in azienda tre anni fa e oggi affianca i titolari Marco e Stefano Pisoni nelle attività di cantina. L’expertise sui vini da appassimento trova compimento nella valorizzazione del Reboro, protagonista di iniziative come i Reboro Days e Reboro en primeur.

«Il nonno possedeva un vigneto, che ancora oggi viene gestito dalla mia famiglia. Quando ci andavo, da bambino, mi sentivo completamente libero, in assoluta sintonia e pace con la natura». La “confessione” arriva da Matteo Zucchet, giovane enologo della Cantina Pisoni, una storica realtà trentina della Valle dei Laghi, a cavallo tra le Dolomiti di Brenta e l’areale settentrionale del bacino del Garda.

La scelta di dedicarsi al vino

«Ciò che mi colpiva più di tutto da piccolo erano i cambiamenti della vigna con il passare delle stagioni, dalla fioritura delle gemme fino allo sviluppo e alla maturazione dei grappoli», prosegue il wine maker, classe 1996. «Durante i giorni della vendemmia, aiutavo i miei familiari a raccogliere l’uva e poi mi piaceva correre nella piccola cantina a poca distanza per bere il mosto appena ottenuto. Queste esperienze d’infanzia mi hanno inevitabilmente segnato e, fin da adolescente, è nata in me la volontà di dedicare la vita lavorativa a questo mondo fantastico, anche grazie al prezioso incoraggiamento dei miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto in questa direzione».

Gli studi superiori e universitari

Dopo aver frequentato l’istituto superiore di agraria a Mantova, Matteo Zucchet si iscrive alla facoltà di Viticoltura ed enologia a San Michele all’Adige e Udine. «Non mi sono ancora laureato, ma già da due anni lavoro alla Pisoni come enologo, mettendo in campo tutto quello che ho studiato per migliorare i vini aziendali».
I titolari Marco e Stefano Pisoni, quarta generazione alla guida della Cantina, gli hanno dato subito grande fiducia, lasciandogli ampi margini di iniziativa. «Per me rappresentano una seconda famiglia. Mi hanno trasmesso l’amore verso la terra, ma anche il rispetto per la tradizione che solo i veri vignaioli possiedono. La capacità di ascoltare la natura, prendersene cura in ogni singolo gesto, tutti i giorni dell’anno. E lo stesso vale per il consumatore e il cliente, la cui salute resta sempre in primo piano».

Galeotto fu un corso universitario sui vini biologici

Giovanissimo, Matteo Zucchet ha già maturato svariate esperienze professionali. «La prima risale al penultimo anno delle superiori, in una realtà familiare sulle colline moreniche del Garda dove ho avuto modo di interagire sia in campagna che in cantina, occupandomi della raccolta e delle operazioni di vinificazione. La seconda esperienza è legata al primo anno di università in un’azienda della bassa friulana, dove ho iniziato a capire più approfonditamente i processi enologici».
E poi c’è stato l’incontro fortunato con Pisoni. «Tutto è nato durante le lezioni di Biologico, un corso a scelta del terzo anno. Ho avuto l’occasione di partecipare ad una degustazione di vini naturali e prodotti in regime biologico. Nel corso della serata ho assaggiato il Mesum e conosciuto il suo produttore Stefano Pisoni, rimanendo fortemente colpito da entrambi. Così in estate, anche tramite il contatto del docente, mi sono recato in Cantina e ho chiesto di poter fare un’esperienza. Per fortuna mi hanno accolto offrendomi una grande possibilità di crescita e insegnamento».

L’unicità del Mesum

Mesum è un vino bianco dolce Igt delle Dolomiti, omaggio alla tradizione contadina locale. «Nasce da uve maturate in un vigneto che riprende fedelmente l’affresco di ottobre del Ciclo dei Mesi, un dipinto nel XIV secolo dal maestro Venceslao che campeggia sulle pareti della Torre dell’Aquila del Castello del Buonconsiglio di Trento. Tra i filari non sono stati usati cemento, plastica e filo di ferro, ma solo pali di castagno trentino e altri materiali naturali. Qui si realizza pienamente la filosofia biologica e biodinamica aziendale. Abbiamo piantato varietà resistenti, franche di piede, che non necessitano di trattamenti fitosanitari. Tutte le attività si svolgono in maniera completamente manuale, senza l’utilizzo di macchinari motorizzati. In autunno, le uve sono raccolte a mano e pigiate con i piedi. Poi il vino fermenta e viene affinato in un’anfora di terracotta, dove resta per 6 mesi sulle sue bucce. La permanenza in bottiglia è di 4 mesi». È un vino piacevolmente dolce e morbido, ma non stucchevole. Le note olfattive spaziano dai fiori gialli, alla camomilla, con richiami di mandorle e miele d’acacia. Il sorso pieno e avvolgente, dal lungo finale.

L’appassimento delle uve Rebo alla Cantina Pisoni

Il progetto sul Reboro

La Cantina Pisoni è specializzata nella produzione del rinomato Vino Santo Trentino Doc. Proprio a partire da questa expertise sulle tecniche di appassimento è nato il progetto Reboro e l’iniziativa Reboro en Primeur. «L’uva di riferimento è il Rebo, una cultivar a bacca rossa nata negli anni Cinquanta dall’estro del ricercatore Rebo Rigotti, incrociando il Merlot e il Teroldego». Ad oggi sono solo sei le Cantine produttrici e il progetto Reboro si pone l’obiettivo di rivalorizzare questo vitigno, le cui uve sono particolarmente vocate all’appassimento.
«Ogni giugno – siamo alla quinta edizione – in Cantina organizziamo i Reboro Days, che ruotano intorno all’idea di adottare una vite di Rebo. Chi lo fa, entra di diritto nella community del Wine Club Pisoni e durante il Reboro Days ha l’opportunità di collocare personalmente la targhetta col proprio nome sulla pianta, salendo sulla collina di San Siro, a pochi passi dalla sede aziendale, al cospetto di un paesaggio incantevole immerso tra i boschi».

L’iniziativa Reboro en primeur

Il Reboro, Rosso Passito Igt delle Dolomiti di Pisoni è il frutto di una selezione dei migliori grappoli di Rebo, che vengono lasciati appassire sulle tradizionali arele fino a novembre. «Successivamente andiamo a pigiare le uve ed effettuare la fermentazione con lunghe macerazioni di 35/40 giorni. Segue un affinamento in botti di rovere per almeno 3 anni e una sosta di un anno in bottiglia».
Il risultato è un vino dalla struttura importante, pieno e morbido, con sentori di frutta rossa matura e confettura. «Crediamo molto nel potenziale di questo vino, che puntiamo a collocare nel solco dei grandi vini d’Europa sulla sia dei rossi di Bordeaux. In quest’ottica abbiamo sviluppato l’iniziativa Reboro en Primeur, pensata per il nostro cliente affezionato e appassionato al Reboro che fa parte della community “Your Vine, Your Wine”. Reboro en Primeur agevola il cliente a prenotare i lotti da sei bottiglie delle annate che sono ancora in barrique e vanno dal 2019 al 2022». 

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© Riproduzione riservata - 05/07/2023

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