Domaine Alexandre Bonnet, la quintessenza di Les Riceys e della Côte des Bar

Domaine Alexandre Bonnet, la quintessenza di Les Riceys e della Côte des Bar

Abbiamo degustato tre etichette di questo storico produttore del sud della Champagne, al confine con la Borgogna, distribuito in Italia da Sarzi Amadè. Un’espressione solare e generosa del Pinot noir, che in questo territorio rivela un’eleganza fruttata inconfondibile.

Il borgo medievale di Les Riceys si trova nell’estrema propaggine meridionale della Champagne. La Borgogna è alle porte, Reims ed Épernay a più di cento chilometri. Una distanza che i vigneron di queste zone hanno pagato a caro prezzo, dovendo aspettare fino al 1927 per veder riconosciuto ufficialmente l’inserimento della Côte des Bar nell’areale della Doc. E un ritardo non da poco, che ha come conseguenza l’esclusione dalla blasonata classificazione Grand e Premier Cru.

La rivincita dell’Aube e di Les Riceys

Oggi la percezione è cambiata: da outsider, l’Aube si è trasformata in un territorio di tendenza, con un numero crescente di estimatori che apprezzano sempre di più la generosa raffinatezza dei suoi Pinot noir e la natura incontaminata dei suoi villages. Siamo nella Champagne sauvage, quella rimasta autentica, con le sue piccole comunità contadine, così simili nell’impostazione e nello spirito alle loro vicine borgognone. Les Riceys, può essere considerato l’epicentro di questa affascinante riscoperta della Côte des Bar. Classificato come “site remarquable du goût” con ben 26 monumenti nazionali e tre campanili, rappresenta il più grande comune viticolo di tutta la regione Champagne (844 ettari), nonché l’unico a possedere tre Denominazioni: Champagne Aoc, ovviamente, ma anche Coteaux-Champenois e Rosé des Riceys Aoc. Dunque bollicine, vini bianchi e rossi fermi e rosati.

Un approccio parcellare e sostenibile, sul modello della Borgogna

Il Domaine Alexandre Bonnet possiede 47 ettari di vigne ed è il maggiore produttore récoltant-manipulant per estensione comunale di Les Riceys, con una storia familiare cominciata nel 1934. Il marchio fa parte del gruppo Lanson BCC Group ed è distribuito in Italia da Sarzi Amadé. Dal 2019 la direzione aziendale è affidata all’energico Arnaud Fabre, che ha alle spalle una pluriennale esperienza manageriale e ha favorito lo sviluppo di una nuova, vincente filosofia operativa: si produce solo da appezzamenti di proprietà, puntando su un posizionamento di altissimo livello.
«Il nostro approccio è parcellare, sul modello della Borgogna», spiega il direttore generale Fabre. «Le vigne sono state suddivise in 25 micro aree, che vengono lavorate separatamente, per esaltare le singole sfumature legate al terroir. È il concetto di Contrée, ovvero Contrada, che corrisponde a quello di Climat e Lieu-dit, per intenderci. I nostri responsabili di vigneto e gli chef de caves sono tutti originari di Les Riceys o di adozione e hanno studiato a Digione, in Borgogna». Il rispetto delle tradizioni e della cultura locale è ben radicato nel Dna di Domaine Alexandre Bonnet. In vigna lavorano stabilmente più di 20 persone, a cui si aggiungono gli stagionali nel periodo di vendemmia.

Domaine Alexandre Bonnet
Arnaud Fabre, direttore generale di Domaine Alexandre Bonnet

Un terroir unico che valorizza il potenziale del Pinot noir

La storia vinicola della zona risale all’epoca gallo-romana, con pendii di formazione giurassica che arrivano fino al 40-50% di dislivello, modellati nei secoli dalla meticolosa perizia dei viticoltori. Le rocce calcaree del Kimmeridgiano sono intervallate da piccole valli strette e verdeggianti, creando una «fisarmonica di colline» con molteplici esposizioni. Sparse, qua e là, ci sono le cadole, ovvero rifugi circolari in pietra, tipici di Bar-sur-Seine, che i vigneron utilizzavano come riparo.
Il Domaine ad oggi ne ha già restaurate tre. La posizione a sud garantisce una forte insolazione rispetto al resto della Champagne, con suoli di matrice argilloso-calcareo, gli stessi dei Grand Cru di Chablis e Borgogna, che donano ai vini finezza e pienezza aromatica. In questo paradiso di biodiversità, a dominare è il Pinot nero, che occupa circa il 90% dei filari. «L’età media dei nostri impianti si aggira intorno ai 25 anni, con vigne che hanno raggiunto la piena maturità, l’ideale per produre vini forti, raffinati ed equilibrati, oltre che profondamente territoriali». La metà è frutto di una selezione massale storica, che produce grappoli spargoli e acini piccoli e concentrati.

I progetti in vigna sulle antiche varietà della Champagne

Negli ultimi 12 anni il team del Domaine Bonnet ha portato avanti un progetto di sperimentazione biologica che ha permesso di ottenere, per primo a Les Riceys, la certificazione di Alto Valore Ambientale (HVE) nel 2015. Si piantano alberi da frutto e querce ai margini delle vigne, i diserbanti sono banditi e per le operazioni tra i filari vengono impiegati (anche) cinque cavalli. Di grande respiro anche la ricerca condotta sulle antiche varietà ancora oggi ammesse nel disciplinare di produzione della Champagne, anche se minori.
«Circa 10 anni fa abbiamo deciso di reimpiantare questi vitigni minori per capire se potevano essere ancora interessanti oggi. Le analisi ci hanno portato a concentrarci in particolare su Buret, Petit Meslier, Blanc Vrai e Arbane. Dagli ultimi due, entrambi autoctoni della Côte des Bar, produciamo un Blanc de Blancs molto identitario». Ma il campione aziendale resta il Pinot nero, che grazie alle condizioni pedoclimatiche, qui dimostra tutto il suo potenziale di generosità, pienezza e raffinatezza, con caratteristiche note floreali e agrumate. Non a caso oggi è molto ricercato anche dalle grandi Maison, che vengono nell’Aube a rifornirsi per le loro cuvée de prestige.

Blanc de Noirs, ricercato biglietto da visita della produzione aziendale

La degustazione non può che cominciare dal vino portabandiera, il Blanc de Noirs, che nasce dall’unione di Pinot noir provenienti da diverse Contrée del Domaine e vigne di circa 30 anni. Il millesimo non è dichiarato, ma l’edizione attualmente in commercio è prodotta con vini base della vendemmia 2019. «L’etichetta è stata concepita nel 2017», precisa Monsieur Fabre. «Dalla prossima cuvée, accanto alla base 2020, inizieremo a utilizzare anche i vini di Riserva dal 2017 al 2019». Vinificazione e affinamento in acciaio inox con malolattica svolta, 36 mesi sui lieviti con sboccatura ad aprile 2023 e dosaggio volutamente basso, intorno ai 3-4 g/l. Bouquet articolato di pera, pesca, albicocca, mirabelle, cedro, mentolo e spezie dolci in chiusura. In bocca è generoso, ampio, dal sorso dinamico, la freschezza salina equilibra la potenza del frutto.

Purezza e potenza per rendere omaggio alla tradizione

La Géande 7 Cépages è il risultato di un assemblaggio di sette vitigni storici della Champagne: Pinot noir (da una selezione massale del Domaine), Chardonnay, Meunier, Pinot bianco, Pinot grigio, Arbane e Petit Meslier. Anche in questo caso solo acciaio con malolattica svolta e 36 mesi sui lieviti. Il Dosage Zero amplifica la particolarità del sorso e l’annata 2018, di eccezionale qualità, regala un naso caleidoscopico con note di frutta a polpa gialla e frutta candita, geranio, cedro, miele, crosta di pane marzapane e tabacco. Grande vigore e intensità in bocca, con una morbidezza e un’acidità in primo piano. Ancora giovane, lascia già presagire un grande futuro. Limited edition di 4.579 bottiglie e 45 Magnum.

Un Rosé de Saignée che sublima il terroir e la sua uva di elezione

Les Contrées Rosé è ottenuto da uno dei cru più ripidi del Domaine, la parcella denominata La Forêt, con esposizione a sud. Il Pinot noir è vinificato come Rosé de Saignée e assemblato con un tocco di Pinot bianco. Del millesimo 2019, protagonista dell’assaggio, sono state prodotte 8004 bottiglie e 108 Magnum. Macerazione di 48 ore sulle bucce, di cui 24 prima della fermentazione a freddo, malolattica svolta naturalmente e 36 mesi sui lieviti, con un dosaggio intorno ai 3 g/l. Rappresenta la sublimazione del Pinot nero. Il profilo olfattivo si esprime con note di violetta, frutti di bosco, more e lamponi, poi richiami di menta e rabarbaro e arancia sanguinella. La bocca è importante, avvolgente, distintiva, con un lungo finale sapido che ne fa uno Champagne rosé dal piglio decisamente gastronomico.

Foto di apertura: nelle vigne di Domaine Alexandre Bonnet vengono impiegati 5 cavalli

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© Riproduzione riservata - 05/03/2024

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