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Amarone Opera Prima (2): i nostri migliori assaggi

Amarone Opera Prima (2): i nostri migliori assaggi

Al Palazzo della Gran Guardia di Verona l’anteprima dell’annata 2018. La nostra selezione delle 15 etichette più convincenti, tra campioni di botte, versioni compiute e bottiglie non ancora in commercio.

Figli di un’annata “equilibrata” e di una ventata di freschezza interpretativa che segna, forse più che in passato, un ritorno a uno stile “neoclassico”: gli Amarone in vetrina al Palazzo della Gran Guardia sembrano aver voglia di abbandonare il salotto e le interpretazioni “meditative”, corpose e alcoliche, in favore di un’anima più conviviale, fine e gastronomica.
Raccontano di un millesimo, il 2018, in cui le copiose piogge primaverili hanno reidratato i terreni siccitosi ereditati dal 2017 e un autunno caldo e soleggiato ha favorito un appassimento piuttosto rapido delle uve.
Tra versioni compiute, bottiglie non ancora in commercio e infanti strappati alla botte (di cui si può solo immaginare il potenziale), ecco quali tra i 67 campioni in assaggio (di 64 aziende) ci hanno colpito maggiormente. L’ordine è squisitamente alfabetico.

Stefano Accordini – Acinatico, Amarone della Valpolicella Classico Docg 2018

Da vigneti di alta collina (oltre 500 metri, tra i più alti della zona classica) di Cavalo e Monte in Valle a Fumane. Due anni in botti grandi e tonneau di rovere. Pennellate di liquirizia, ciliegia sotto spirito, viola, cannella e un’ombra di tabacco disegnano un naso preciso e sfaccettato. La corrispondenza gusto-olfattiva parla di un invidiabile equilibrio per la fanciullezza. Sorso fresco, elegante, lungo, con un tannino ben scolpito.

Bertani – Amarone della Valpolicella Valpantena Docg 2018

Essenziale, elegante testimone dell’evoluzione stilistica in atto nella denominazione. Vocazione decisamente gastronomica, con un legno in punta di piedi (24 mesi di sola botte grande) e mai troppa esuberanza alcolica. Le uve vengono da vigneti che non superano i 300 metri di altitudine su suoli marno-calcarei della Valpantena. Ciliegia, mora, spezie dolci nel quadro olfattivo. Scorrevole e dalla bella mineralità al palato.

Cà la Bionda – Ravazzòl, Amarone della Valpolicella Classico Docg 2018

Dall’omonima vigna, su strati calcarei tra la vallata di Marano e quella di Fumane. Le viti con un’età media di 60 anni accudite con forte credo biologico e lieviti indigeni in cantina. Il tratto di Alessandro e Nicola Castellani (quarta generazione alla guida della cantina) è da sempre intimo e tradizionale: un’identità marcante che mette al bando l’esagerazione alcolica e glicerica. Naso netto e preciso: tabacco e viola appassita, ciliegia e pepe, classe e garbo. Al palato il residuo zuccherino lascia il posto a sensazioni vibranti, acidità e struttura. Una scia che parla di radioso avvenire.

Marinella Camerani – Adalia
Ruvaln, Amarone della Valpolicella Docg 2018

Val di Mezzane, zona orientale della Valpolicella. Il cru di Adalia si trova sul versante Ovest su terreni di matrice calcarea: 4 ettari circondati da boschi e attraversati da un torrente (il Ruvaln del nome). La vocazione per vini freschi si traduce in appassimenti brevi: appena 60 giorni.
Tre anni di affinamento con traslochi in botti di rovere da 10, 15 e 25 ettolitri. Marasca e spezie dolci alle narici. In bocca l’iniziale rigore si sbottona in fretta su piacevoli e rotonde note fruttate, un sussurro zuccherino e un ritorno floreale.

La Collina dei Ciliegi – Amarone della Valpolicella Docg 2018

L’altitudine (sulle colline della Valpantena che superano i 500 metri) e un terreno minerale, ricco di ciottoli di marmo rosso, argilla e calcare, scolpiscono un Amarone diretto e caratteristico. Due anni di affinamento in botte grande e 6 mesi in vetro. Quadro olfattivo esemplare, tra amarena, liquirizia, foglia di tabacco e sussurrata componente speziata. Sorso equilibrato, fresco, sapido e con dovizia di alcol. Da aspettare (ma anche no).

Luciano Arduini – Simison, Amarone della Valpolicella Classico Docg 2018

Appena 2 mila bottiglie spremute da un singolo vigneto a San Pietro in Cariano, sulla sommità di una collina tra Corrubbio e Castelrotto. Uve da viti di 65 anni che affondano le radici in suoli di marna calcarea e argilla. Due anni e mezzo tra barrique e tonneau e altri 12 mesi in bottiglia.
Il timbro del deciso appassimento, firma della linea selezione, balza alle narici ma è sorretto da una vivida balsamicità. La spezia è bilanciata dalla marca fruttata. Materia e acidità in bella armonia al palato. Vino non ancora in commercio.

Monte Castelon – Amarone della Valpolicella Docg 2018

Annata d’esordio per la tenuta: sette ettari cesellati a mano, con le vigne infilate sulle “marogne” (terrazzamenti su muretti a secco) che scolpiscono la collina sopra Marano.
Siamo tra 450 e 550 metri di altitudine su una vena di matrice vulcanica. L’elevata acidità naturale ha guidato la mano in cantina suggerendo appena due anni in botte da 20 ettolitri e altri due in vetro. Rintocchi di fruttati e floreali delineano una cornice olfattiva di discreta eleganza. Gli appena 0,8 grammi/litro di zucchero residuo si sentono immediatamente: il vino è diretto, freschissimo, estremamente bevibile e fuori dagli schemi. Tanto tradizionale da essere estremamente moderno.

Monte del Frà – Tenuta Lena di Mezzo, Amarone della Vapolicella Docg Classico 2018

Scelte radicali in campo nei 18 ettari della tenuta Lena di Mezzo, sui quali si affaccia il santuario delle Salette nella zona di Fumane. Appassimento controllato (120 giorni in un fruttaio termocondizionato) per rallentare il processo di concentrazione degli zuccheri. Legni grandi (24 mesi in botti da 20 e 30 ettolitri) e lieviti indigeni. Bouquet di fiori, spezie (pepe nero e chiodo di garofano) e frutta di polpa scura. Lodevole equilibrio di bocca, con una perfetta gestione della (importante) materia.

Monte Zovo – Amarone della Vapolicella Docg 2018

Tra Mezzane e Tregnago, estremo Est della denominazione. Il vino è figlio di un cru dalle elevate pendenze: 12 ettari che si arrampicano da 350 a 550 metri di altitudine, con esposizione a sud-ovest e su terreni di matrice marnoso-calcarea. Affinamento 24 mesi in barrique di rovere francese di primo passaggio. Marasca, polvere di caffè, carruba e una raffinata speziatura rubano le narici. Il frutto si fa attendere ma poi riempie il palato e regala un sorso convincente, incasellato dalla trama tannica giovanile e da un’acidità che invoglia al riassaggio. Il tempo sarà prezioso alleato.

Pasqua Vigneti e Cantine – Famiglia Pasqua, Amarone della Valpolicella Docg 2018

Profilo moderno e gastronomico per un’interpretazione personale della Valpolicella Orientale.
Selezione multivigneto che parte dalla Vallata di Mizzole, con un terreno calcareo in cui sono presenti anche basalti di origine vulcanica. Affinamento per il 70% in barrique di secondo passaggio e 30% in tonneau e botte grande di ciliegio. Un autunno caldo e secco ha accorciato l’appassimento (chiuso prima di Natale). Ciliegia e spezie dolci conquistano subito il naso.
L’agrumata freschezza scolpisce la rotondità del frutto maturo e aumenta la beva. Vino non ancora in commercio.

Roccolo Grassi – Amarone della Valpolicella Docg 2018

Siamo nella vallata di Mezzane. Le vigne, di 45-50 anni, affondano in terreni di origine vulcanica che danno basse rese e alte concentrazioni. Anche per questo la messa a riposo delle uve non sconfina mai nell’anno nuovo. Affinamento imparziale tra barrique e botte grande per 28 mesi e poi altri due anni di bottiglia. Folate di ciliegia, viola, cioccolato e ritorni balsamici. In bocca è preciso e austero, senza la carezza di zuccheri residui (ne restano giusto 1,8 g/l) ma già di grande equilibrio. Anche per la virtuosa gestione del tannino, figlio di lunghe macerazioni, che comunque chiede tempo. Vino non ancora in commercio.

Selùn – Fiori del Pastello, Amarone della Valpolicella Classico Docg 2018

Luigi Marconi è un artigiano del vino che cura un fazzoletto di terra con qualche vigna a Monte di Sant’Ambrogio, 550 metri sul livello del mare nella parte occidentale della Valpolicella classica.
Il suo Fiori del Pastello è un Amarone d’altura, con profumi amarena e arancia candita, china e rabarbaro. Prugne, liquirizia e un elegante scia amaricante al palato.

Terre di Leone – Il Re Pazzo, Amarone della Valpolicella Classico Docg 2018

I vigneti (5,8 ettari) sono a 500 metri di quota e guardano il Santuario di Santa Maria in Valverde, sopra Marano. I suoli vulcanici, un terreno povero e basaltico, scolpiscono un vino austero e molto identitario imbottigliato in 6 mila esemplari in anni di grazia. La 2018 è ancora un campione prelevato da botte (uscirà nel 2024) ma l’olfatto è già puntuale, con ricordi di mora, grafite e note affumicate. Sapido, simmetrico, avvolgente: un sorso dal gran potenziale.

Torre di Terzolan – Amarone della Valpolicella Docg 2018

Trezzolano, in alta Val Squaranto, a circa 380 metri di altitudine su suoli di medio impasto calcareo. La produzione totale sfiora le 12 mila bottiglie di cui appena 4 mila di Amarone.
La versione 2018 è un vino che non sente i 36 mesi in barrique nuove. Regala piacevoli note speziate (pepe), tostate (cioccolato) e bilancia sensazioni eteree con la golosità del frutto maturo e una bella balsamicità. Vino non ancora in commercio.

ZymèAmarone della Valpolicella Classico Docg 2018

Sintesi dei due cru di Masua e Grola, nelle zone di Negrar e Sant’Ambrogio, e di vinificazioni parcellizzate per far parlare il terroir. Tre mesi di messa a riposo, vinificazione discrezionale tra cemento e acciaio, fermentazioni spontanee e affinamento in tonneau. La 2018 è ancora un pargolo strappato dalla botte (manca il tocco di blend finale prima dell’imbottigliamento) ma ha già vigore, frutto, freschezza e la stoffa della promessa.

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© Riproduzione riservata - 22/02/2023

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