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Avete mai sentito parlare dei vini d’abbazia?

Avete mai sentito parlare dei vini d’abbazia?

Dal Monastero dei Santi Gervasio e Protasio a Novacella in Valle d’Isarco: i vini d’abbazia protagonisti di una originale degustazione al Vinitaly 2023 condotta dal giornalista Luciano Ferraro.

Pluricitato nell’Antico Testamento, elemento santificatore e portatore di letizia nel culto ebraico, simbolo eucaristico in quello cattolico e primo “segno” di Gesù narrato nel Vangelo di Giovanni col miracolo moltiplicatore alle Nozze di Cana. Il nesso tra vino e religione è noto e antico, e in tal senso le produzioni con tradizione plurisecolare, come quelle delle abbazie e dei monasteri, ne costituiscono testimonianza e racconto espressivo. Ne ha offerto un assaggio al Vinitaly 2023 il Grand Tasting “Il santo bevitore: vini di abbazie e monasteri”, originale degustazione sui vini d’abbazia, guidata dal vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro.

Un simbolo religioso di socialità

«In tempi di eccessi salutisti e mode passeggere, dove si sollevano dibattiti e polemiche sugli ammonimenti da mettere in etichetta, vale la pena ricordare il significato culturale, storico e perfino religioso che il vino ha avuto e continua ad avere», è stata la presentazione di Ferraro. «Il vino è espressione di socialità e di allegria perché “allieta il cuore dell’uomo”, dice la Bibbia. Tanto che anche Papa Francesco, discendente da una famiglia di agricoltori piemontesi, ha affermato che senza vino non c’è una festa e il suo predecessore Ratzinger si professava “umile servitore della vigna del Signore”. Per raccontare questo ruolo simbolico abbiamo scelto le strutture religiose dove si fa vino, dai piccoli appezzamenti di conventi alle grandi strutture religiose. Daichi lo produce da secoli, all’inizio per autoconsumo poi anche con una forte presenza commerciale, a chi si è appena approcciato a questo mondo».

I vini in degustazione

vini d'Abbazia

Monastero dei Santi Gervasio e Protasio – Abbazia, Prosecco Superiore Docg 2022

Etichetta frutto della collaborazione tra la Cantina La Vigna di Sarah, della giovane produttrice Sarah Dei Tos, e il Monastero Cistercense dei Santi Gervasio e Protasio, risalente al 1212 ed è oggi gestito dalla più giovane badessa d’Italia, Suor Aline Pereira. Il vigneto di Glera si trova all’interno delle mura del monastero a Vittorio Veneto e anche la vendemmia ha un’aura sacrale; viene effettuata durante le notti di luna piena.
Pressatura soffice, fermentazione a temperatura controllata con lieviti selezionati, affinamento e sosta sulle fecce nobili in acciaio per quattro mesi hanno luogo in una cantina che risale al 1700. Un perlage fine e persistente schiude le tipiche note di fiori bianchi e pera cui si accompagna una scia minerale. Piacevolmente carezzevole al palato, sorretto da una buona sapidità.

Muri-Gries – Abtei Muri, Lagrein Riserva Alto Adige Doc 2018

La piccola Cantina-convento di Muri-Gries è stata fondata nel 1845 dai monaci arrivati a Bolzano dal centro svizzero di Muri. I benedettini rilevarono un’attività vinicola vecchia di secoli dai canonici agostiniani e sono tutt’ora i proprietari della struttura, conosciuta per il Lagrein. Ancora oggi il vino si fa all’interno dell’antica cappella di quello che in origine era un castello e che conserva una torrione del XII secolo.
La Riserva Abtei Muri (Abtei significa Abbazia) nasce nel 1989 con la sterzata qualitativa della produzione frutto di una selezione massale. Le uve vengono da due vigneti nel quartiere storico di Gries-Moritzing, a 250 metri di altitudine su suoli alluvionali dove le argille incontrano il porfido quarzifero. Il vino passa 14 mesi in botti piccole (nuove per il 50%). Aromi complessi di frutti di bosco maturi, ciliegia e mirtillo con note speziate di tabacco, cuoio, liquirizia. Un mix armonico di morbidezze e durezze al palato con una scia persistente e tannino cesellato.

Convento Santissima Annunciata Bellavista – Vigna Convento Ss. Annunciata, Curtefranca Bianco Doc 2017

Convento del 1449 sul Monte Orfano, nel margine sud-occidentale della Franciacorta con una vigna di Chardonnay di oltre 5 ettari le cui tracce risalgono all’inizio del XX secolo. 
I religiosi dell’Ordine dei Servi di Maria hanno deciso di trasformare parte dell’edificio in una discreta struttura di accoglienza e di affidare le cure del vigneto a Vittorio Moretti, patron di Bellavista. Le due parcelle sono vendemmiate separatamente e danno vita in cantina a una piccola cuvée di vino fermo. Chardonnay borgogneggiante corposo, morbido e burroso, vinificato e maturato in botti di rovere bianco. Ha profumi di cocco, ananas, zucchero a velo, vaniglia e un sorso ringiovanito dalla una caratteristica vena minerale e acida.

Abbazia Santa Maria di Monte Oliveto Maggiore – “1319” Toscana Igt 2019

Il monastero benedettino a Monte Oliveto è stato fondato agli inizi del XIV secolo dal nobile senese Giovanni Tolomei, poi divenuto San Bartolomeo Tolomei. Di primaria importanza fin dalle origini, l’attività vitivinicola è testimoniata dalla cantina storica 1300 e da attestazioni documentarie del quattrocento. In alcune lettere ricevute da Francesco dei Malavolti monaco di Monte Oliveto si fa riferimento al vino Vermiglio prodotto dal Podere Le Piazze di Chiusure.
Agli inizi degli anni 2000 i monaci hanno rianimato gli impianti dedicandoli a Trebbiano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Il primo dà vita a un bianco, un vino per la messa e due passiti di cui uno invecchiato 3 anni in caratelli. Il blend delle uve rosse “1319”, battezzato dall’anno di fondazione e concepito per celebrare i 700 anni dell’abbazia, è affinato 6 mesi in botti di Rovere di Slavonia di 27 hl ed in tonneau francesi, poi altri 12 mesi in bottiglia. Ha sentori di frutta rossa matura, vaniglia, tabacco e una certa “gravitas” monastica al palato dove il tannino, deciso ma smussato da una buona acidità, dona una struttura importante.

Abbazia di Novacella – Praepositus, Alto Adige Valle Isarco Kerner Doc 2021

Quella dell’Abbazia di Novacella, in Valle d’Isarco, è una delle cantine più antiche del mondo, con un’attività che prosegue fin dalla sua fondazione nel 1142. I canonici agostiniani hanno deputato la produzione del vino a dipendenti laici che si avvalgono da 60 anni della conferitura di uva anche di contadini della zona. I 26 ettari di proprietà vanno fondo valle, 600 metri sul livello del mare, si elevano su ripidi pendii fino a 900 metri. 
I vini della linea Praepositus (“abate” in latino) sono dedicati ai 58 abati succedutisi negli 881 di attività della struttura. Il Kerner rappresenta la varietà più identitaria e importante di Novacella. Vinificato e maturato in solo acciaio esprime decisi e raffinati sentori floreali e fruttati, su note di pesca, mela Golden e fiori di sambuco impreziosite da una certa mineralità. Fresco, pieno, equilibrato in bocca.

Abbazia di Praglia – Claustrum, Fior d’Arancio Colli Euganei Passito Docg 2020

L’Abbazia di Praglia (il nome deriva dal toponimo Pratàlia o Pratàlea, località tenuta a prati) sorse tra la fine del secolo XI e l’inizio del XII, alle pendici settentrionali dei Colli Euganei. La memoria di un interesse peculiare dei monaci benedettini per vigne e vini è custodita in documenti antichi di quasi mille anni. L’abbazia si circonda ancora oggi di circa 40 ettari tra collina e pianura, boschi e coltivo. I 10 vitati si trovano tutti entro le antiche mura di cinta o adiacenti ad esse.
Nei reimpianti effettuati nel 2005 si è privilegiata la scelta di tradizionali e storici vitigni del luogo, quali Garganega, Moscato giallo, Merlot, Raboso o Friularo. Le uve di Moscato giallo per vengono fatte appassire nei chiostri fino a fine inverno. Il vino viene affinato in piccole botti di rovere per almeno 2 anni sotto le volte della cantina quattrocentesca. Ha note di frutta candita, scorza d’agrume, miele di castagno e resina di pino. Il palato è gradevolmente dolce, sapido, speziato.

Foto di apertura: l’Abbazia di Novacella è una delle cantine più antiche del mondo © A. Stier

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© Riproduzione riservata - 20/04/2023

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