Degustazioni Degustazioni Elena Erlicher

Viaggio tra autoctoni (e non) delle Marche

Viaggio tra autoctoni (e non) delle Marche

L’Istituto marchigiano tutela vini presenta le eccellenze che nascono dalle varietà autoctone “minori” e che raccontano un territorio caleidoscopico capace di dare le più variegate espressioni identitarie. In assaggio a Vinitaly 12 etichette da uve Garofanata, Ribona, Famoso, Incrocio Bruni 54, Bianchello, Aleatico, Lacrima, Pinot nero (unico internazionale), Vernaccia nera, Montepulciano, Sangiovese.

Tralasciando per una volta la varietà simbolo, il Verdicchio, le Marche si possono raccontare anche attraverso gli altri vitigni autoctoni, espressioni di un territorio composito, per non dire caleidoscopico. L’occasione per una narrazione “alternativa” è stata colta, lo scorso Vinitaly, dall’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) – che quest’anno festeggia i 25 anni dalla nascita – che ha organizzato un “Viaggio tra i vini e i vitigni autoctoni delle Marche”, più un “outsider” internazionale.
Dodici le etichette assaggiate (cinque bianchi, un rosato, sei rossi), provenienti da nove denominazioni meno conosciute delle 16 tutelate da Imt su un territorio che, nel complesso, si estende tra le province di Ancona, Macerata, Fermo e Pesaro-Urbino per oltre 7.500 ettari con una produzione annua di 230.000 ettolitri imbottigliati. «L’iniziativa porta anche il nome di “I magnifici 16”», dichiara Michele Bernetti di Umani Ronchi e presidente di Imt, «che ha previsto fin dallo scorso anno un programma di iniziative promozionali ed eventi eno-itineranti nelle Marche».

Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano tutela vini, l’enologa Eleonora Marconi e la wine educator Cristina Mercuri, che ha condotto la degustazione
Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano tutela vini, l’enologa Eleonora Marconi e la wine educator Cristina Mercuri, che ha condotto la degustazione

Garofanata di Terracruda

Garofanata è un vitigno semi-aromatico catalogato dalla Banca del germoplasma regionale delle Marche. Abbiamo assaggiato la versione di Terracruda Marche Igt 2022: da uve coltivate e raccolte a mano nella vigna del Mulino, a 350 metri di altitudine, nella zona di Fratte Rosa (Pesaro-Urbino). È un bianco profumatissimo di fiori bianchi e rosa, mentre in bocca sviluppa una dissetante citricità, accompagnata da una piacevole morbidezza finale.

Ribona di Saputi

La conservazione del Ribona, è avvenuta grazie prevalentemente alle piccole aziende a conduzione famigliare che da generazioni si tramandano le conoscenze relative alla sua coltivazione. R, Colli Maceratesi Doc 2022 di Saputi nasce in contrada Vallenzuolo-Colmurano (Macerata) a 400 metri, con criomacerazione delle uve e fermentazione a bassissima temperatura (12 °C) per esaltare la sua delicata fragranza e aromaticità. Sa di pesca, mango, mimosa, camomilla e rosa, con nota minerale; e al palato è fresco, quasi metallico, intenso e di buona lunghezza.

Famoso di Bruscia

Il Famoso di Montefeltro, che dà vita al Grottino Marche Igt 2022 di Bruscia, arriva da San Costanzo (Pesaro-Urbino) ed è allevato a 200 metri su suoli argillosi calcarei. La pressatura avviene a grappolo intero. Ha un bouquet delicato di rosa e litchi che si accompagnano a un’ottima struttura e acidità, con finale di mela cotogna un po’ matura.

Incrocio Bruni 54 di Tenuta Santi Giacomo e Filippo

Il Bellantonio, Marche Igt 2021 di Tenuta Santi Giacomo e Filippo è dedicato al nonno dei proprietari, Antonio, “nostra ispirazione quotidiana”. Le uve di Incrocio Bruni 54 nascono nella zona di Montefeltro (Urbino) da un vigneto biologico di una ventina d’anni. Al naso è fine e floreale di fiori di camomilla e limone, con leggeri sentori terziari; in bocca è estremamente citrino, un po’ astringente, molto sapido ed equilibrato.

Bianchello di Crespaia

Autoctono bianco delle Marche e prima Doc ad essere approvata nella provincia di Pesaro-Urbino (1969), il Bianchello del Metauro cresce in una realtà dalle dimensioni contenute (250 ettari), ma che negli anni ha saputo evolversi, passando dall’immagine di vino semplice e di grande bevibilità a un prodotto di maggiore personalità e longevità. La versione di Crespaia, Chiaraluce Superiore Doc 2021, nasce da fermentazione spontanea, un mese di macerazione sulle bucce e affinamento di 9 mesi sur lie. Profuma delicatamente di agrumi, albicocche e pesche; è più complesso, cremoso e armonico al sorso.

Aleatico di Fattoria Villa Ligi

Conosciuto localmente come Vernaccia rossa di Pergola, è un clone di Aleatico presente sul territorio dal 1234, anno di fondazione della cittadina di Pergola (Pesaro-Urbino). L’espressione “in rosa” Fiori, Pergola Rosato Doc 2023 di Fattoria Villa Ligi arriva da 3 ettari coltivati in regime biologico con piante di 25 anni, in frazione Montalfoglio nella Tenuta S. Cristoforo a 395 metri d’altitudine. Le rese sono ridotte a 60 q/ha. Ha un profumo seducente di rosa, pesca, lampone ed erbe aromatiche, e una beva minerale e aromatica. «Ottimo in gioventù, ma anche con qualche anno in più. È penalizzato dalla bottiglia in vetro trasparente che non protegge il vino dalla luce», spiega Eleonora Marconi, enologa di Imt.

Lacrima di Mario Lucchetti

Spostiamoci verso il mare, tra Ancona e Pesaro, con il Guardengo, Lacrima di Morro d’Alba Superiore Doc 2022 di Lucchetti. Qui le viti raggiungono la ragguardevole età di 40 anni. Il vino affina in cemento per 6 mesi e altri 6 in bottiglia e sviluppa profumi tipici di rosa canina e frutti di bosco, sorso equilibrato con tannini presenti e finale asciutto. «Lacrima è una varietà che rischiava l’estinzione», spiega la wine educator Cristina Mercuri, che ha condotto la degustazione, «che grazie alla lungimiranza dei produttori e al riconoscimento della denominazione nel 1985, oggi rappresenta uno dei vini regionali più identitari tutelati dall’Imt, con una superficie vitata di 258 ettari».

Pinot nero di Fattoria Mancini

Passiamo ora all’outsider della degustazione, l’unico vino da varietà internazionale: il Pinot nero Focara Rive Colli Pesaresi Doc 2021 di Mancini. «Si tratta di un’interpretazione diversa rispetto al resto della nostra Penisola, che mima più lo stile tedesco», dice Mercuri, «questo invece, per finezza e tendenza contemporanea, richiama più la Borgogna». Il Pinot nero è stato introdotto sulla costa pesarese ai primi dell’800 dall’amministrazione napoleonica ed è stato conservato dai Mancini per cinque generazioni. Affina in barrique francesi per 12 mesi. È caratterizzato da profumi delicati di frutti di bosco con una lieve nota affumicata; in bocca è concentrato, con tannini fini e asciutti sul finale. Per dare il meglio di sé necessita ancora di ulteriore riposo in bottiglia.

Vernaccia nera di Terre di Serrapetrona

Di Vernaccia nera di Serrapetrona Doc se ne conta appena una sessantina di ettari nella zona di Macerata. L’interpretazione di Terre di Serrapetrona, Collequanto 2018, prevede una minima parte di appassimento e un lungo affinamento in rovere (20 mesi) per una Vernaccia nera in purezza che sa di frutta scura, arancia rossa e sottobosco; in bocca sviluppa la tipica speziatura, senza sovrastare il frutto e il lato balsamico. È denso, ma scorre fragrante.

Conero di La Calcinara

Piccola grande eccellenza regionale – 320 ettari nella zona di Ancona – il Rosso Conero, “un vino rosso affacciato sul mare”, è stata la prima denominazione istituita nelle Marche (1967), a cui ha fatto seguito il riconoscimento del Conero Riserva Docg nel 2004. La versione de La Calcinara, Il Cacciatore di Sogni 2022, è un Montepulciano diverso da quello abruzzese. Al naso è più fine, sa di ciliegia e ricorda un po’ la Barbera; il sorso succoso e fruttato, è strutturato ed evidenzia una trama tannica importante, come il Montepulciano d’Abruzzo sa essere.

Conero Riserva di Fattoria Le Terrazze

Più complesso e maturo il Conero Riserva Docg 2020 Sassi Neri di Fattoria Le Terrazze, con profumi di sottobosco, erbe medicinali e cioccolato. Al palato evidenzia tutto il Dna del Montepulciano, con tannini presenti, longevi ma risolti, grazia, eleganza e raffinatezza. Serio ma non austero.

Sangiovese Riserva di Fiorini

Il Sangiovese è il vitigno principe della Doc Colli Pesaresi e la sua coltivazione si concentra nei versanti prospicienti l’Adriatico, influenzati dalle brezze marine. La Riserva Luigi Fiorini 2019, che invecchia 30-36 mesi in botti grandi di rovere, “parla” di un terroir più caldo e soleggiato, con sentori di prugna, sottobosco e terra bagnata; con un sorso potente dall’acidità vibrante e tannino evidente. Un ragazzino che ha ancora tanta strada da percorrere.

Foto di apertura: i 12 vini in degustazione provenivano, nell’ordine, da uve Garofanata, Ribona, Famoso, Incrocio Bruni 54, Bianchello, Aleatico, Lacrima, Pinot nero, Vernaccia nera, Montepulciano, Sangiovese

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© Riproduzione riservata - 22/05/2024

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