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Roggio del Filare di Velenosi compie 30 anni

Roggio del Filare di Velenosi compie 30 anni

La Cantina del Piceno di proprietà di Angela Velenosi festeggia l’anniversario del Roggio del Filare, il suo rosso di punta, con una degustazione verticale di cinque annate: 2020 (in anteprima), 2016, 2012, 2007, 2002. Il racconto di una terra ancora poco conosciuta attraverso il percorso evolutivo del suo cavallo di battaglia.

Sono trascorsi 30 anni dalla nascita del Roggio del Filare, vino di punta di Velenosi, sognato, curato e cresciuto come si farebbe con un figlio da Angela Velenosi, la vulcanica proprietaria della Cantina del Piceno. A confermarlo è proprio lei durante la verticale celebrativa di cinque annate, il 2 ottobre, al Park Hyatt di Milano: «Per me il Roggio è come un figlio, e non a caso ha la stessa età di mia figlia Marianna, nata nel 1993, che mi affianca in azienda occupandosi dell’amministrazione, insieme con l’altro mio figlio Matteo, alla produzione. Un vino che come un figlio ho visto crescere e affermarsi, raccontando la nostra visione del territorio del Piceno. E come ogni madre che aveva grandi speranze per lui alla nascita, oggi posso dire di essere orgogliosa dei traguardi che ha saputo raggiungere, come il riconoscimento dei 3 bicchieri del Gambero Rosso per 19 anni di seguito».

Roggio del Filare Velenosi
Angela Velenosi considera il Roggio del Filare, nato 30 anni fa, come fosse un figlio © G. Zanon

Il senso del nome e del luogo

«La parola Roggio», spiega Marianna Velenosi, «appare in una poesia del Pascoli con il significato di fuoco rosso. Noi gli attribuiamo un concetto più esteso: i raggi del sole che attraversano le foglie della vite che li colorano di rosso. Queste foglie che, un po’ come nella poesia, risplendono sul filare. Da questo concetto nasce la prima etichetta del Roggio». «Le uve Montepulciano (70%) e Sangiovese (30%) arrivano da un cru posto su un poggio nella valle del Tronto, a metà tra l’Adriatico (il mare è a 4 chilometri in linea d’aria) e il Parco dei Monti Sibillini», aggiunge l’enologo Filippo Carli, che Angela Velenosi chiama il suo terzo figlio («è con noi da sempre»). «Il Sangiovese ha esposizione boreale, il Montepulciano, da un clone selezionato nel 1954 e che oggi si è rivelato un patrimonio unico, gode delle migliori esposizioni».

Come nasce in cantina

Il vino nasce da lunghe macerazioni per entrambe le varietà, effettua un breve passaggio di pochi mesi in acciaio per l’illimpidimento e poi matura in barrique per 12-18 mesi o anche di più se necessario. «Il primo sentore che si presenta al naso è sempre il frutto, mai la spezia», dice l’enologo. Roggio del Filare è prodotto in 50.000 bottiglie l’anno e in vendita a 32 euro su www.velenosivini.com.

2020 (in anteprima), 2016, 2012, 2007, 2002, degustate in quest’ordine, è la batteria delle cinque annate scelte dal team Velenosi per evidenziare le peculiarità del vino nel suo percorso evolutivo.

La verticale di Roggio del Filare Rosso Piceno Superiore Doc

2020 (in anteprima)

Già pronto oggi, ma che riserverà sorprese nel futuro, il 2020 è frutto di un’annata calda anticipata, ma che ha registrato un’ottima maturazione delle uve grazie alle mitigazioni dovute all’influsso marino. Rubino acceso, ha un naso fresco, fruttato (lampone, gelatina di ribes) e floreale (rosa canina, iris blu, geranio), con note di erbe officinali e aromatiche (timo rosmarino), erba sfalciata, bosso e ginepro; in bocca ha un bel corpo con tannino levigato, docile ma presente, lieve astringenza, ma buona acidità, passaporto per la longevità. Un vino energizzante, una promessa per il futuro.

2016

Annata più fredda e piovosa, che ha messo in discussione la sua produzione. «Ma un ottobre con giornate lunghe e calde ci ha convinto», ricorda Filippo Carli. «Lo consideriamo un “osservato speciale”». Il vino ha effettuato un passaggio più lungo in legno. Ottima tenuta del colore rubino brillante; ha sentori quasi sussurrati, che si esprimono poco alla volta, di frutta più scura (mirtillo, mora di rovo), humus, muschio, arancia essiccata, alloro e lavanda rinfrescante, con speziato di noce moscata e chiodi di garofano; sorso pieno e ricco, dal tannino setoso ed elegante.

2012

«La vendemmia perfetta, dove tutto è avvenuto alla giusta maniera», sono le parole dell’enologo, «per dar vita a un vino di grande armonia, complessità e balsamicità». Il naso ha sequenza altrettanto perfetta di confettura di mirtillo, menta, rabarbaro, liquirizia, foglie di tè, agrumi, incenso e iodio; il tannino in bocca è succoso e avvolgente con una fresca acidità che non cede il passo, e retrogusto di tabacco biondo.

2007

Annata calda e siccitosa, dove non si effettuava ancora l’irrigazione di soccorso, che emerge al naso con note più cupe. «Un millesimo emblematico, da cui abbiamo tratto la consapevolezza del valore reale del Roggio come vino da invecchiamento», conclude Filippo Carli. Colore più evoluto di un vino che sente l’età e racconta della profondità della terra, evidenziando un naso ricco di cacao, pepe nero, anice stellato, caffè, ciliegia sotto spirito, mon chéri; la bocca è carezzevole e avvolgente, con tannino rotondo e satinato.

2002

Annata fredda con precipitazioni importanti anche in vendemmia, ma che ha dato luce a un vino che ha saputo distinguersi nel tempo per eleganza. I sentori di frutta e balsamici rivelano sorprendentemente ancora tanta gioventù, con note di confettura, humus, muschio e pot pourri; il tannino è ancora scalpitante, ottima l’acidità, con una nota astringente sul finale e retrogusto mentolato e di confettura.

Foto di apertura: le annate di Roggio del Filare di Velenosi assaggiate dall’annata 2020 alla 2002. Le più recenti (2020 e 2016) mostrano la bottiglia incisa brevettata per lui

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© Riproduzione riservata - 17/10/2023

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