Pinot bianco nel Collio finalmente in Rete

Pinot bianco nel Collio finalmente in Rete

Sette Cantine del Friuli Venezia Giulia si uniscono per valorizzare e promuovere il Pinot bianco nel Collio. Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros e Venica & Venica, a cui in futuro si aggiungeranno altri nomi.

Il progetto si era concretizzato nel 2019, il comunicato al mondo del vino era stato dato a giugno del 2021 ma solo alla 54a edizione di Vinitaly, il Salone internazionale del vino, c’è stata la comunicazione ufficiale. “È nata la Rete del Pinot bianco nel Collio”. Con 13.504 ettari vitati per un totale che sfiora i 7 milioni di bottiglie, il Collio vitivinicolo riserva il 10% delle sue produzioni al Pinot bianco, la Rete ne rappresenta il 2% con circa 78 mila bottiglie. Pur non essendo autoctono, il vitigno può vantare quasi 160 anni di storia in questi territori e sicuramente nel tempo le selezioni si sono concentrate sulle varietà meglio adatte ai vari microclimi accomunati dalla posizione collinare.

7 le Cantine nella Rete del Pinot bianco nel Collio

Per l’occasione in fiera è stata organizzata una degustazione da vitigno in purezza di sette Pinot bianco giovani dell’annata 2020 (tranne uno del 2021), seguiti da altri sette più maturi di vendemmia tra il 2011 e il 2017. Sette perché questo è il numero delle cantine in Rete: Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros e Venica & Venica. Ornella Venica, che da sempre ha creduto nel progetto, ha dichiarato che era tempo per il Pinot bianco di aprirsi a nuove frontiere attraverso un’aggregazione di viticoltori. La produttrice si è presa l’incarico di raccontare le premesse e le particolarità della rete, sottolineando che la coralità è vincente. Stefano Zannier, assessore regionale alle politiche agroalimentari del Friuli Venezia, nel confermare la validità dell’iniziativa ha esordito dicendo che il più bel saluto che la regione poteva dare era già nel bicchiere.

Il Pinot bianco nel calice da giovane

La degustazione, guidata dal giornalista Adriano Del Fabro supportata dalla sommelier Patrizia Pittia, ha rivelato parecchie sorprese. Una delle più evidenti è il carattere del Pinot bianco del Collio nelle versioni più giovani. Come tale appare con struttura lievemente nervosa, seppur intrigante. Si percepiscono nettamente sentori intensi con note agrumate e una sapidità elevata. La grande ricchezza di aromi e sapori si può anche lasciar riposare ed evolvere.

Le versioni più mature

Già con qualche anno di maturazione infatti sono emersi equilibri e armonie più accentuate, che hanno reso i vini più eleganti e complessi anche se ancora con caratteristiche di gioventù. Va precisato che nelle fasi di maturazione solo una parte del vino è stato passato nelle botti, di solito grandi, il resto ha fatto acciaio. A conclusione si può affermare che il Pinot bianco di questi territori nasce per vivere a lungo, 10 tranquillamente, ma potrebbe sostenere i vent’anni.

Il marchio come un alveare

Il marchio scelto dalla Rete ha forma esagonale e ricorda una cella dell’alveare. Si è voluto ricordare l’operosità e il forte senso di aggregazione delle api. E c’è di più: la stessa forma è stata concepita per il contenitore di legno che ospita esattamente sette bottiglie, una per realtà produttiva; ed infine la possibilità di riunire più contenitori in un modello artistico come futura promessa per nuovi protagonisti. Il prossimo appuntamento con il Pinot bianco in Rete sarà a il 28 giugno a Roma, dove il vino si racconterà in varie versioni.

Foto di apertura: Ornella Venica, tra le promotrici della Rete del Pinot bianco nel Collio, il giornalista Adriano Del Fabro e la sommelier Patrizia Pittia, che hanno condotto la degustazione a Vinitaly

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© Riproduzione riservata - 18/04/2022

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