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Per il Greco di Bianco è questione di tempo

I produttori del Greco di Bianco sono tutti d’accordo: è un vino da regalare, come a dire che è frutto di talmente tanto impegno che è quasi uno spreco acquistarlo per se stessi. Chi ama le cose buone non è dello stesso parere! Meglio assicurarsi qualche bottiglia per la propria cantina, data l’unicità di questo passito, con un ottimo equilibrio tra note dolci e fresche e capace di lasciare la bocca pulita. La sua patria è la Locride, la fascia in provincia di Reggio Calabria che si affaccia sul mar Ionio, limitata all’interno dalla catena dell’Aspromonte. Il paese di Bianco e parte di Casignana sono i soli protagonisti della produzione del vino, che ha ricevuto la Doc nel 1980. L’area ristretta è stata scelta per le caratteristiche dei terreni e del microclima. L’interazione tra forte insolazione e brezza marina, che elimina l’umidità dalle uve, assieme alle marne calcaree che assicurano una certa riserva d’acqua e conferiscono finezza al vino, è fondamentale per la sua riuscita.

Arriva dalla Grecia e discende dalle Malvasie

Il vitigno Greco bianco coltivato a Bianco in realtà non apparterrebbe alla famiglia dei Greco, ma a quella delle Malvasie. Rocco Zappia, docente di Viticoltura al dipartimento di Agraria, all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, spiega che da studi fatti con la mappatura del Dna è stata confermata questa ipotesi e avverte che per avere la sicurezza scientifica occorre risalire ai genitori del vitigno; la ricerca deve continuare. C’è ancora molto da chiarire sulle famiglie dei Greco e delle Malvasie che furono introdotte in Italia dai coloni Greci approdati sulle coste calabresi attorno all’VIII secolo a. C.

Come nasce il Greco di Bianco

Tornando al vino, la vendemmia si svolge di solito nelle prime due settimane di settembre. Le uve sono sistemate su cannizzi (graticci di canne) all’aperto, per essere poi protette dall’umidità della notte con teloni. Il momento dell’appassimento è uno dei più critici, bisogna evitare che muffe e insetti attacchino gli acini innescando fermentazioni indesiderate. Un produttore recente, Flavio Latella della Tenuta Dioscuri, ha aumentato la ventilazione naturale costruendo serre aperte e aumentando la distanza da terra dei graticci. Mariolina Baccellieri, che vuole riprendere il meglio della tradizione della cantina di famiglia, ha volutamente scelto di continuare a utilizzare i graticci di canne, investendo sulla manodopera impegnata ogni mattina a voltare i grappoli. Umberto Ceratti, che segue l’azienda paterna, tra le prime a far conoscere il Greco di Bianco al mondo, lascia prolungare la maturazione delle uve in pianta, abbreviando così i tempi di sosta sui graticci. Una delle componenti che rendono il passito fresco ed elegante è la brevità dell’appassimento. Dopo la vinificazione, il vino matura di solito in acciaio e parte in legno. Può essere commercializzato dopo 13 mesi dalla vendemmia. Il prodotto finito ha 14 gradi e una percentuale in zuccheri che varia da 80 a 100 g per litro.

Il viaggio tra il Greco di Bianco prosegue e l'elenco delle etichette da provare è su Civiltà del bere 01/2016. Per leggerlo tutto acquista l’ultimo numero nel nostro shop (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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