Musivum Teroldego Rotaliano Superiore Riserva completa il “mosaico di vigneti” di Mezzacorona
Esce il nuovo Teroldego Rotaliano Superiore Riserva 2016 della linea Musivum (mosaico, in latino) della Cantina sociale trentina. Da soli 3 ettari selezionati con un lavoro di zonazione certosino e una gestione speciale in vigna e in cantina. Solo 4.857 bottiglie numerate e confezionate a mano.
È nella Piana Rotaliana, nel “giardino vitato più bello d’Europa” – come lo definì Goethe – che Mezzacorona ha posto l’ultima tessera della collezione Musivum (mosaico, in latino) con il nuovo Teroldego Rotaliano Superiore Riserva 2016. L’esclusiva linea della Cantina sociale trentina, che comprende già Pinot grigio, Müller Thurgau, Chardonnay, Gewürztraminer e Marzemino, si arricchisce di un nuovo gioiello. Tutti i vini sono prodotti in un numero limitato di bottiglie – nel caso del Teroldego Rotaliano 4.857 – e pensati come un omaggio al territorio e come la valorizzazione di veri e propri cru.
L’obiettivo del progetto Musivum
Musivum è un progetto che ha preso avvio nel 2015, ma che si basa su un lavoro di oltre 20 anni di microvinificazioni.
«Si è trattato di un grande impegno in termini di qualità, eccellenza e sostenibilità (l’azienda si avvale della certificazione ministeriale SQNPI, nda)», puntualizza il presidente di Mezzacorona Luca Rigotti. «L’obiettivo è quello di esaltare in questo “mosaico di vigneti” la ricchezza del territorio, dei frammenti straordinari che per posizione, terreno, gestione, possono essere considerati come delle pietre preziose incastonate nel tessuto viticolo gestito da soci selezionati». Per ora sono state interessate le aree viticole di Mezzocorona (Pinot grigio), Val di Cembra (Müller Thurgau), Salorno (Chardonnay), Faedo, Sorni e Pressano (Gewürztraminer), Ala e Vallagarina (Marzemino).
I 5 cru di Teroldego: Bagolari, Fron, Novali, Praelisi e Rauti
Adesso è la volta della Piana Rotaliana e del Teroldego, che qui trova la sua culla – atti notarili menzionano il vitigno a partire dal 1480. Dei 450 ettari vitati della denominazione Teroldego Rotaliano, la Cantina ne controlla 260 di 260 soci.
«Si è proceduto a un lavoro di zonazione per individuare i vigneti dalle maggiori potenzialità», spiega l’agronomo Mauro Varner. «Abbiamo identificato 5 cru (Bagolari, Fron, Novali, Praelisi e Rauti) e selezionato 9 vigneti di 8 soci per 3 ettari totali».
È stata impostata poi una gestione differenziata dal resto della produzione, con rese limitate a 85 q/ha, dedicando particolare attenzione all’epoca di vendemmia (ritardata, per l’acidità malica sostenuta del Teroldego) e alle tecniche di vinificazione. Noi abbiamo visitato Maso Menestrina della signora Mirta: un vigneto del 1963 nel centro di Mezzocorona con una pianta del 1930. Qui l’Istituto di S. Michele all’Adige effettuò le prime selezioni clonali di Teroldego.
Come nasce la cuvée
L’annata in uscita è la 2016, considerata eccezionale e caratterizzata da assenza di precipitazioni e forti escursioni termiche durante l’ultima fase di maturazione. Dopo la vendemmia manuale a fine settembre, fermentazione a 26-28 °C con macerazione per 18-20 giorni e affinamento in botti e in piccola parte in anfore di terracotta (per domare il tannino ruspante del Teroldego) per 14-18 mesi.
«Spetta poi agli enologi di Mezzacorona decidere quali tessere del mosaico utilizzare per assemblare la cuvée», dice il direttore tecnico Umberto Pichler. «Prima dell’imbottigliamento la cuvée è rimessa in acciaio qualche mese affinché i componenti si amalgamino». Infine altri 2-3 anni in bottiglia (confezionata a mano) prima dell’esordio sul mercato a 50 euro in enoteca e anche oltre nell’alta ristorazione, a cui il vino è dedicato.
Musivum Teroldego Rotaliano Superiore Riserva nel calice
La conferma dell’impegno profuso arriva dal calice che esprime al massimo l’interpretazione del territorio. Con un colore profondo, intenso e luminoso; un naso pulito con frutto ricco e polposo (ribes, mirtillo, ciliegia) e note speziate (cacao amaro, ginepro, pepe verde) e balsamiche; un palato dinamico, con struttura ricca e acidità ben integrate.
Riflessioni e speranze
«Lo scopo del progetto è dimostrare anche come un grande gruppo cooperativo con alle spalle 120 anni di tradizione e cultura vitivinicola», conclude Pichler, «abbia la volontà, la capacità e le conoscenze per produrre vini esclusivi di alto artigianato, in tiratura limitatissima».
Da parte nostra ci auguriamo che un lavoro come questo, portato avanti da una realtà come Mezzacorona che rappresenta 1/3 del vigneto Trentino, sia di stimolo a ulteriori riflessioni per salvaguardare il concetto di identità territoriale. Per esempio, continuando e ampliando il discorso legato all’individuazione dei cru, che potrebbero diventare toponimi di vigneti. Una riflessione che già altri territori limitrofi, così come il resto d’Italia, stanno facendo da diverso tempo.
Foto di apertura: il nuovo Musivum Teroldego Rotaliano Superiore Riserva 2016 di Mezzacorona è prodotto in sole 4.857 bottiglie
Tag: Luca Rigotti, Mauro Varner, Mezzacorona, Musivum Teroldego Rotaliano Superiore Riserva, Umberto Pichler© Riproduzione riservata - 24/06/2022