Lamole di Lamole, la finezza del Chianti Classico che nasce in altitudine
La Tenuta si trova in uno dei borghi più alti del comprensorio del Gallo Nero. Tale posizione assicura ai vini un timbro inconfondibile, fatto di freschezza ed eleganza. Dall’Etichetta Bianca a quella Blu, per arrivare alla Riserva e alla Gran Selezione Vigneto di Campolungo. Dulcis in fundo, il Vinsanto.
Come resistere al fascino dei giaggioli che fioriscono tra i filari e ai margini degli uliveti? Anche chi non ha il pollice verde o fatica a sentire “il richiamo della natura”, a Lamole resta incantato dal paesaggio. Questo storico borgo medievale, frazione di Greve in Chianti, offre una vista tra le più spettacolari sul Chianti Classico. Si tratta infatti di uno dei punti più alti della denominazione: siamo intorno ai 600 metri di altezza; il disciplinare del Gallo Nero mette i 680 come limite massimo per gli impianti.
Un terroir unico
A pochi passi dalla pittoresca chiesetta di San Donato, si dispiegano i 40 ettari di vigneti di Lamole di Lamole, tenuta toscana del Gruppo Santa Margherita di proprietà della famiglia Marzotto. Il toponimo dice molto sul terreno. Come spiega l’enologo Andrea Daldin: «Lamole richiama le “lame” di terra che ne contraddistinguono il profilo, i calanchi disegnati dall’azione degli agenti atmosferici nel corso dei millenni. I suoli, di origine eocenica, sono composti da arenarie ocracee, dette “macigno toscano”, su cui si innestano inserti di alberese e galestro, ricchi di elementi nutritivi e minerali». Questa “formazione mista” è uno dei segreti della grandezza dei vini Chianti Classico Docg. Profumati e fini, ma al tempo stesso vigorosi e persistenti.
Cloni e sperimentazioni
La famiglia Marzotto si è impegnata nella creazione e risistemazione dei terrazzamenti e dei muretti a secco, realizzati con pietre locali. «Lo scopo è duplice: riflettono la luce diurna e accumulano calore durante il giorno, per restituirlo alle piante durante le ore di buio», precisa Stefano Marzotto, che guida il marchio insieme ai fratelli Gaetano, Nicolò e Luca. «Il vitigno di riferimento è ovviamente il Sangiovese, al centro di una ricerca clonale continua». Attualmente sono utilizzati 14 cloni, compreso l’R-10. «Dal 2008 vengono piantate barbatelle che producono grappoli spargoli e acini piccoli, con un rapporto buccia-polpa a favore della prima. Ne risultano vini più ricchi di aromi e persistenza». Lo sguardo si perde tra i vigneti, tutti a conduzione biologica. «Quello Storico, a 560 metri, è stato piantato il 20 marzo 1945 e comprende oltre 100 piante ad alberello, tra cui più di 32 cloni diversi di Sangiovese. È il mio “campo da gioco”, per lo studio e le sperimentazioni», precisa l’enologo Daldin.
Il patrimonio di vigneti
Il Vigneto di Campolungo, che dà il nome alla preziosa Gran Selezione aziendale, è una parcella esposta a sud-ovest tra i 420 e i 576 metri. Piantato tra il 1982 e il 2009, in parte su terrazze, è ricco di minerali e in particolare di quarzo. La matrice sabbiosa, invece, caratterizza il Vigneto Il Prato, tra i 470 e i 556 metri con esposizione ad ovest. Le Masse è una “vigna eroica” di un ettaro tra i 607 e 655 metri su terrazzamento naturale. Da ricordare anche il Vigneto Grospoli, allevato nell’arcaica forma dell’alberello lamolese ed esposto in pieno sud; mentre il Ridaldi, “cru” terrazzato ad alta quota (tra i 598 e i 655) si trova a sud ovest ed è battuto dalle correnti fresche: il microclima ideale per la produzione del raffinato Vinsanto Lamole di Lamole.
Espressione e rispetto del territorio
Altezza mezza bellezza, dice il proverbio. La conduzione di Lamole di Lamole è nel segno della “caratterizzazione territoriale dei vini”, che grazie alla posizione rialzata guadagnano in freschezza, grazia e piacevolezza, pur in un quadro di struttura e ricchezza aromatica. «La conversione al biologico è partita nel 2005, in tempi non sospetti. In campo adottiamo tecniche come il compost organico e impieghiamo i cosiddetti induttori di resistenza a base di alghe, aloe e propoli, per stimolare i sistemi di autodifesa della pianta e renderla più reattiva agli attacchi esterni. La chimica è ovviamente bandita», prosegue l’enologo. Non si effettuano diradamenti ma scelte vendemmiali rigorose a più passaggi.
Etichetta Bianca e Blu
Un assaggio dei vini Lamole di Lamole non può che partire dal Chianti Classico Docg (Etichetta Bianca), sul mercato con l’annata 2018. Blend di Sangiovese 95% con un piccolo apporto di Canaiolo. Vinificazione in acciaio con breve sosta sulle bucce, poi sei 6 mesi in acciaio e 1 anno in botti da 50 e 70 ettolitri. Freschezza e sapidità per un rosso dal carattere immediato, diretto, piacevolmente sapido. Con l’Etichetta Blu 2018 si cambia di passo, anche grazie al blend: accanto al Sangiovese trovano posto il Cabernet Sauvignon e il Merlot. L’affinamento di un anno del Sangiovese avviene in botti grandi, mentre le due varietà francese riposano in barrique. Bouquet di ciclamino, gelso, mirtillo, seguito da tabacco e cannella. Sorso morbido e tannino dolce, acidità calibrata.
Chianti Classico Riserva 2017
È il frutto di un’annata decisamente più complicata della 2018. La posizione sopraelevata dei vigneti ha permesso di beneficiare delle piogge precedenti alla raccolta, che hanno fatto tirare un respiro di sollievo dopo mesi di forte siccità. Le uve provengono dai vigneti Le Masse e Il Prato, la cui età è compresa tra i 6 e i 74 anni. Altitudine tra i 470 e i 655 metri ed esposizione ad ovest. Vinificazione in acciaio con macerazione di 15 giorni, poi sosta di 6 mesi in acciaio e 26 mesi in botti da 30 ettolitri. Bouquet incisivo che spazia dalla violetta alla felce, poi frutta a bacca scura e un richiamo iodato. In bocca è materico, ampio, dal tannino levigato e avvolgente. Chiusura lunga, fresca e minerale.
Vigneto di Campolungo, Chianti Classico Gran Selezione 2016
È il vertice della produzione firmata Lamole di Lamole da una selezione di uve del vigneto di cui porta il nome. Sangiovese con un saldo di Cabernet Sauvignon (5%). In questo caso il riposo in botte e barrique si prolunga per 30 mesi, donando una notevole concentrazione ed eleganza. Al naso il frutto maturo è impreziosito da note speziate e balsamiche. In bocca c’è energia, ma anche finezza, dovizia di sfumature, tensione sapida. Uno di quei vini che si possono tenere in cantina ancora per molti anni, ma è già godibilissimo oggi.
Vinsanto del Chianti Classico Doc
Quella di Lamole di Lamole è una versione “filologica, ma aggiornata” del Vinsanto a base di Trebbiano toscano e Malvasia in prevalenza. L’appassimento dei grappoli su stuoie si prolunga da settembre a inizio gennaio. Poi pressatura e immediata immissione nei caratelli di rovere e castagno da 50 a 100 litri, dove avviene la fermentazione e la successiva maturazione per almeno 3 anni. Il naso indugia su note di arancia candita, albicocca, erbe officinali, miele. Al palato è equilibrato, dolce senza stucchevolezza grazie a una bella salinità che invita a proseguire la beva.
Tag: Chianti Classico, Lamole di Lamole, Vigneto di Campolungo, Vinsanto del Chianti Classico© Riproduzione riservata - 22/06/2021