La degustazione verticale per i 50 del Trebbiano d’Abruzzo

La degustazione verticale per i 50 del Trebbiano d’Abruzzo

Una delle degustazioni più interessanti di Vinitaly 2022 è stata quella organizzata dal Consorzio tutela vini d’Abruzzo, per celebrare i 50 anni della Doc Trebbiano d’Abruzzo. Ecco il nostro racconto.

Introdotto dal giornalista Giorgio D’Orazio e guidato dal critico enologico Walter Speller, corrispondente in Italia di Jancis Robinson MW, il percorso organolettico è stato un viaggio nel tempo, negli stili e nelle diverse realtà di un vino, il Trebbiano, e di una regione, l’Abruzzo, dall’enorme potenziale.

Il futuro era già scritto

Un potenziale che purtroppo ha cominciato ad esprimersi degnamente solo di recente. Il cammino verso l’eccellenza è stato intrapreso – in modalità diffusa – da pochi anni, con la consueta eccezione della famiglia Valentini il cui millesimo 1973 è stato il più emozionante assaggio in cinque giornate veronesi. Il futuro, però, considerando il nuovo modus operandi di molte cantine abruzzesi, appare luminoso, da quando finalmente questa “bestia” chiamata Trebbiano si è rivelata il principe qual è. Un vitigno capace di eleganza e carattere, con grandi doti di invecchiamento.

Un’immagine bifronte

La critica lo riconosce da tempo, e oltre al già citato Valentini ha individuato da anni decine di etichette spettacolari. Il mercato invece, come ha suggerito Walter Speller che ha riportato in questa occasione i risultati di una personale indagine tra sommelier e operatori sulla piazza britannica, è ancora diviso tra chi rimane ancorato all’immagine del bianco economico ma poco attraente che compete sul prezzo e chi, dopo averne scoperto le doti reali, ne è diventato adepto entusiasta.

Ogni bottiglia fa il suo corso

Al tasting, introdotto dal presidente della giunta regionale Marco Marsilio, sono state presentate le diverse anime produttive: aziende storiche, accanto a giovani, privati e cooperative. Non tutti i vini, purtroppo, si sono mostrati in un momento di grazia. Il destino dei vecchi millesimi dipende ancora molto dalla singola bottiglia, però nel complesso gli assaggi, soprattutto quelli recenti, hanno mostrato che il Trebbiano d’Abruzzo è sul trampolino di lancio per ambire all’olimpo dei migliori bianchi italiani.

Un vero reperto storico: una bottiglia di Trebbiano del 1909

Inalto 2019

Il più giovane e il più gagliardo con guizzi di freschezza montagnina e molte sensazioni trattenute che ci aspettiamo esplodere nel volgere di qualche mese di bottiglia. Il colore è paglierino intenso, di per sé una dichiarazione d’intenti. Al naso note di mela, erbe officinali finocchietto. Al palato è pieno di frutto, con mela rossa e agrumi quali mandarino e pompelmo. Piacevole sapidità e acidità di spalla per un bel futuro.

Tiberio 2014

Super intrigante: sono passati molto bene questi otto anni. Il colore tende al dorato. Il profumo echeggia certi grandi Riesling o taluni Chenin blanc in stile Savennières, con il tocco di idrocarburo, albicocca e mela matura. Buona concentrazione e ottima acidità.

Citra 2011

Tende al dorato, al naso si presenta agrumato e mentolato. Il tempo ha provocato qualche increspatura, rispetto allo stile che ci immaginiamo preciso e diretto della sua infanzia. In bocca si fa spazio un tocco di marmellata. Esotico.

Cantina Tollo 2008

È vero, sono passati 14 anni, ma questa bottiglia si presenta un filo troppo stanca già dal colore ambrato; il profumo è evoluto con caramello e foglie di tè. Il sapore tende all’amaro, con percezione di notevole ossidazione. Manca anche una spina dorsale di acidità.

Masciarelli – Castello di Semivicoli (in Magnum) 2005

Ha 17 anni e deve in effetti ancora compiere la maggiore età, tanto è giovanile nell’aspetto. Tenuta perfetta e lunga vita ancora. Il profumo è di mela rossa e menta con tocco di pietra focaia. Freschezza mordace, dal sapore di lime, con sapidità nel lungo finale.

Emidio Pepe 1995

Purtroppo, la bottiglia non è all’altezza della fama di questa pluripremiata famiglia. Solo sotto una coltre di acidità volatile e pungente, si scorge quel potenziale panorama di crema al limone, mela verde, erbe aromatiche. In bocca è molto fresco, con sapore di mela golden e tocco erbaceo con ottima consistenza.

Barone Cornacchia 1980

Dispiace per l’appassionato produttore, accorso alla degustazione per raccontare la sua storia e il pionierismo nella produzione di Trebbiano di alto lignaggio, ma questa bottiglia non è giudicabile, eccessivamente ossidata.

Valentini 1973

Eccoci al vino di 49 anni che, in una bottiglia perfetta, regala l’emozione finale che suggella il senso dell’incontro e – ancora una volta – suggerisce una strada difficile ma praticabile per proporre uno dei bianchi più affascinanti d’Italia. Il colore è dorato brillante, il bouquet è intrigante, di rara eleganza con sensazioni fumé che dialogano con la mela golden e la freschezza verde del finocchietto. Il palato è perfetto, con ottima freschezza, mineralità seducente e sapidità che accompagnano profondità di sapore e persistenza gustativa.

Foto di apertura: nei calici l’incredibile varietà di colori dei Trebbiano d’Abruzzo degustati durante il tasting a Vinitaly

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© Riproduzione riservata - 08/05/2022

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