La burocrazia frena l’export vinicolo in Russia

La burocrazia frena l’export vinicolo in Russia

In Italia il mercato alimentare interno è diventato “magro” in quantità e qualità: da un quadriennio, i volumi delle vendite flettono infatti mediamente di quasi 2 punti l’anno. E il fenomeno continua. La necessità di sfruttare a fondo tutte le opportunità che offre l’export è perciò sotto gli occhi di tutti. Il convegno “Food and beverage – Quali strumenti per essere competitivi” tenutosi a Verona il 29 giugno scorso, ha affrontato i problemi dell’interscambio commerciale con l’area dell’est Europa e della Russia in particolare, con speciale riferimento alla logistica.

IL MERCATO RUSSO – All’11° posto tra i Paesi acquirenti del food and drink italiano, la Russia è anche in pole position fra i mercati più promettenti, coniugando volumi d’acquisto ormai importanti (l’anno scorso la quota ha sfiorato i 420 milioni) a tassi di crescita molto significativi, dal 2001 sempre a due cifre (con la sola eccezione dell’anno di maggiore impatto della crisi, il 2009). Dal 2000 al 2011 le esportazioni dell’industria alimentare italiana in Russia sono aumentate del +554% (solo nel 2011, +25%), contro l’87% segnato a livello mondiale dal food and drink nazionale negli stessi anni.

CRESCE LA RICHIESTA DI QUALITÀ – Fino a oggi, recita la parte del leone in questo mercato il comparto enologico. Nel 2000 il vino rappresentava il 23% dell’export italiano in Russia, mentre nel 2011 ha superato il 36%. Inoltre, il valore unitario dei nostri prodotti food and drink mostra di essere sempre più apprezzato, vino in testa (+42% nel 2011). Il consumatore russo comincia a chiedere qualità, a vantaggio di un settore alimentare come quello italiano, che vanta oltre 210 Dop e 527 prodotti nella piramide del vino, quote record nella Comunità Europea. È chiaro altresì che queste caratteristiche non favoriscono la nostra competizione nelle fasce basse di mercato, con utili marginali, dove si affaccia la nuova concorrenza dei Paesi emergenti.

Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini

IL CROLLO DELL’EXPORT NEL 2012 – Va però ricordato che il 2012 non si è aperto nel modo migliore per l’export alimentare in Russia. Mentre nel primo trimestre, a livello mondiale, le esportazioni sono  cresciute dell’8,9% (tasso interessante, anche se inferiore rispetto al +10% messo a segno nel 2011) a livello mondiale, le vendite in Russia hanno addirittura invertito la marcia, segnando un -2,8%. Il motivo si cela nella caduta verticale dell’export enologico, che si è quasi dimezzato, segnando un calo in valuta del -48,2% sul primo trimestre 2011.

OSTACOLI ALLA DOGANA – Il presidente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia, intervenuto al convegno, ha spiegato quali tensioni si celano dietro questi dati. L’export di alcolici verso la Russia e gli altri Paesi dell’Unione doganale (Kazakistan e Bielorussia) deve questo calo ai disagi del sistema delle licenze di importazione: gli estenuanti iter burocratici per il loro rilascio e rinnovo hanno rallentato le operazioni di export, in molti casi quando la merce era già in viaggio verso i magazzini doganali, determinando oneri di sosta assai importanti. Analoghe difficoltà si presentano nella procedura dei contrassegni, modificata per l’ennesima volta dal prossimo 1° gennaio 2013, senza misure transitorie che assicurino il normale esaurimento delle confezioni esistenti. Vallarino Gancia si è augurato che i contatti con le dogane e con l’amministrazione russa risolvano questi problemi, tanto più paradossali se si pensa che, dopo 18 anni di negoziati, nel dicembre 2011 è stata finalmente annunciata l’entrata della Russia nel Wto.

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© Riproduzione riservata - 09/07/2012

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