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Il Sagrantino di Montefalco 2019 secondo Marco Caprai

Il Sagrantino di Montefalco 2019 secondo Marco Caprai

Il produttore umbro Marco Caprai ha presentato in anteprima a Milano il millesimo 2019 delle sue etichette di punta, ovvero Collepiano, Valdimaggio e 25 Anni. Tre modi di interpretare quest’uva autoctona e le peculiarità dell’annata. Special guest, il Sagrantino Spinning Beauty edizione 2012, che resta in affinamento per ben 10 anni.

Milano, 25 gennaio, ristorante Sine by Di Pinto. È qui che Marco Caprai ha scelto di presentare alla stampa lombarda la sua eccezionale batteria di Sangrantino di Montefalco 2019 in anteprima. Su una parete del locale una scritta al neon in napoletano recita: “Suonna, ca sò suonne d’oro”. Ovvero “Sogna, che saranno sogni d’oro”. È il consiglio che lo chef Roberto Di Pinto, partenopeo di origini, ha ricevuto da suo padre quando era ragazzo. L’invito a coltivare i propri desideri con passione ed impegno, fino a trasformarli realtà.

Su una parete del ristorante Sine di Roberto di Pinto, dove Marco Caprai ha presentato i suoi Sagnatino 2019, campeggia la scritta “Sogna, che saranno sogni d’oro”

Pioniere del Sagrantino moderno

Un monito che ha certamente seguito anche il produttore Marco Caprai, figura chiave per la consacrazione del Sagrantino di Montefalco e del suo territorio. Con il padre Arnaldo, è stato tra i primi a credere nel potenziale di quest’uva autoctona umbra, avviando preziose partnership agronomiche ed enologiche con i più importanti professionisti ed enti di ricerca, al fine di comprenderla e interpretarla ai massimi livelli. In chiave moderna e sostenibile. Così già negli anni Ottanta è partita la collaborazione con il professor Leonardo Valenti e la facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano; mentre risale al 2015 la scelta di affidarsi al team di Michel Rolland, celebre enologo di Bordeaux, per affinare lo stile in Cantina.

S come Sagrantino, Sperimentazione e Sostenibilità

«L’obiettivo di oggi è quello di trent’anni fa», sintetizza Marco Caprai. «Un lavoro costante e meticoloso a favore della qualità, la ricerca e la sperimentazione di nuove tecniche agronomiche ed enologiche, la diffusione della cultura e della tradizione del territorio di cui l’azienda si fa interprete». L’anima green è attestata dalla certificazione “Sustainable winery” di Equalitas e dalla scelta di creare un sistema di gestione ambientale conforme alle normative internazionali, nonché di sviluppare un protocollo volontario territoriale di sostenibilità ambientale, economica e sociale del processo produttivo; la New Green Revolution a cui hanno aderito anche altre Cantine del territorio.

Un’annata lunga e di straordinaria qualità

Veniamo all’annata 2019 e al suo debutto in anteprima. In generale, il millesimo è stato giudicato eccellente; una parte della critica si è già spinta a dire che si tratta del migliore di sempre per i grandi rossi italiani. «In Umbria sarà ricordata come un’annata molto lunga», racconta il produttore. «L’inverno 2019 ha registrato piogge e temperature nella media. Già da aprile, però, abbiamo assistito a un cambio di tendenza: nel mese in cui la vite germoglia, le temperature minime sono state molto basse, rallentando il germogliamento». La pioggia è caduta abbondante: nel mese di maggio le precipitazioni hanno raggiunto quasi il doppio rispetto alla media del periodo, con temperature minime particolarmente rigide.

Le peculiarità organolettiche dei rossi 2019

«Giugno mostrerà una tendenza del tutto opposta, con una totale assenza di eventi precipitativi e temperature ben al di sopra della media. Il mese di luglio e i primi 20 giorni di agosto sono stati tendenzialmente asciutti. Le temperature sono state quasi sempre al di sopra della media, ma senza mai raggiungere massime preoccupanti Verso fine agosto, in concomitanza con la maturazione delle varietà bianche più precoci, si sono susseguiti diversi eventi piovosi che hanno portato a un rallentamento della maturazione delle uve. Ottobre, infine, si è dimostrato estremamente favorevole per le maturazioni delle uve più tardive: i pochi eventi piovosi sono stati infatti intervallati da giornate serene e asciutte, con temperature miti». Che vini dobbiamo attenderci nel calice? «Rossi un’ottima maturità della componente polifenolica e una grande intensità olfattiva determinate da una maturazione delle uve protrattasi così a lungo».

La vinificazione integrale e i suoi vantaggi

Il 2015 ha segnato l’inizio della collaborazione con Michel Rolland e l’avvio di una nuova tecnica produttiva in cantina: la vinificazione integrale. L’uva diraspata finisce direttamente in barrique nuove dove viene alternata a strati con ghiaccio secco fino a riempire il contenitore per due terzi. Si richiude la barrique, la si pone in orizzontale e si mantiene in un’ ambiente a temperature molto basse, dove si compie la macerazione a freddo.
«Dopo questa fase pre-fermentativa, la temperatura viene rialzata a 25 °C e si dà avvio alla fermentazione alcolica, che di norma varia da 5 a 10 giorni. Durante la fermentazione la barrique viene posizionata sopra dei binari e fatta ruotare tre volte al giorno come una bottiglia di un Metodo Classico», spiega Marco Caprai. Il risultato è un rimontaggio in modo radiale. Al termine si procede con la svinatura e si separano le bucce. «L’affinamento avviene sempre in barrique. In media da cinque botti riempite in modo integrale se ne ricavano tre di vino».

La tecnica della vinificazione integrale permette di estrarre la parte più intima, aromatica e meno tannica delle bucce, Il vino acquisisce eleganza, pulizia espressiva e riconoscibilità, perché vengono esaltate le caratteristiche peculiari dell’uva di partenza. Il Sagrantino è la varietà con la più alta quantità di polifenoli al mondo e la sfida, portata avanti anche attraverso la vinificazione integrale, è quella di trasformare questa unicità da “limite” a punto di forza.

L’annata 2019 degustata in anteprima

Collepiano Montefalco Sagrantino Docg 2019

È il vino simbolo dell’evoluzione enologica aziendale. Prodotto dal 1979, affina 22 mesi in barrique prima di sostare almeno 6 mesi in bottiglia. Rosso rubino con un accenno di unghia granata. Naso fruttato e floreale che spazia dalla ciliegia sotto spirito al ciclamino. Poi chiodi di garofano, sandalo e note balsamiche. Colpisce per la trama densa e avvolgente, la freschezza che fa vibrare il sorso. I tannini si mostrano già setosi e perfettamente integrati. Un Sagrantino con lo smoking.

Valdimaggio, Montefalco Sagrantino Docg 2019

Questo single vineyard, dalle uve del vigneto Vigna del Lago, è il frutto di una ricerca cominciata ormai più di 10 anni fa sull’espressività della microzona. In questo caso, dopo i 2 anni di affinamento in barrique, la permanenza in bottiglia viene prolungata ad un minimo di 8 mesi. Rosso rubino con sfumature granate. Ha un bouquet più scuro, contraddistinto da un’esplosione di erbe aromatiche: liquirizia, passiflora, cardamomo, menta piperita, salvia. Poi richiami al legno, arancia sanguinella e un finale di spezie dolci. La disarmante avvolgenza al palato non mette in ombra la sapidità e la freschezza del sorso, che alleggeriscono il finale. Tensione e finezza sono la sua cifra stilistica.

25 Anni, Montefalco Sagrantino Docg 2019

Un’etichetta che vuole porsi come “l’oltre del Sagrantino”, una sfida costante al vitigno e alle sue potenzialità, sia in vigna che in cantina. Prodotto per la prima volta nel 1993 in occasione del 25° anniversario dalla nascita della Cantina, nasce da una speciale selezione di uve aziendali di diversi vigneti. Potente ed elegante insieme, monumentale ma senza essere austero. Ha un profilo olfattivo ricercato, che include visciola, china, liquirizia, cacao, e una piacevole nota di pietra focaia. In bocca è pieno, rotondo, armonico. Vera e propria “corrispondenza di amorosi sensi” tra naso e palato.

Spinning Beauty, Montefalco Sagrantino Docg 2012

Non si tratta di un’anteprima targata 2019, ma non poteva certo essere tralasciata in questo taccuino degli assaggi. È l’etichetta con cui Marco Caprai ha voluto omaggiare suo padre Arnaldo, grande imprenditore tessile. In inglese spinning infatti indica il filare. La traduzione di Spinning Beauty potrebbe quindi essere “il filare della bellezza”. L’annata 2012 è stata caratterizzata da diverse ondate di calore e una produzione ridotta rispetto alla media, ma di grande complessità e struttura aromatica e polifenolica. Affinamento di ben 10 anni in barrique e almeno 8 mesi in bottiglia. Solo 1.196 esemplari prodotti. Estrema ricchezza olfattiva, che seduce a partire dalle percezioni fruttate di visciola, amarena, prugna, arancia rossa, poi note terrose, sottobosco, rosmarino, radice di rabarbaro. E ancora tabacco, Irish coffee, caramello. Tanto è prismatico al naso quanto in bocca, con un tannino ancora grintoso e dinamico, una sapidità croccante, una chiusura interminabile. Quando si dice la “stoffa” di un fuoriclasse.

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© Riproduzione riservata - 01/02/2023

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