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Il mercato del vino visto da 73 leader

Il mercato del vino visto da 73 leader

Abbiamo coinvolto in una grande inchiesta le Cantine top segnalate nelle prime due edizioni del nostro ItaliaVini – Who’s Who in Wine – Le risposte tracciano una panoramica del settore, dalle tendenze in vigna alle dinamiche di vendita, dagli ambiti di investimento all’esportazione – Una lettura che ci aiuta a capire che cosa sta accadendo

Come stanno le aziende vitivinicole italiane? Come guardano al futuro? Qual è il loro stato di salute all’indomani della crisi che ha significato più o meno per tutti una diminuzione dei ricavi? Ci siamo posti queste domande alla vigilia dell’uscita della terza edizione di ItaliaVini 2011, Who’s Who in Wine di Civiltà del bere, e alla ripresa dell’attività lavorativa dopo la pausa estiva. È innegabile che il lungo periodo di contrattura economica che le nostre Cantine sono state costrette ad affrontare è stato complesso e ha lasciato i suoi segni nei bilanci. In generale si è venduto meno, si sono fatti forse meno investimenti, sicuramente è mutato il modo di lavorare. Insomma, la visione imprenditoriale si è dovuta certamente adeguare ai tempi ed è stato necessario fare delle scelte.
Alla luce di tutto questo ci siamo chiesti cosa sia davvero cambiato nel mondo del vino negli ultimi due anni e in quali direzioni si stia andando. Per provare a comprendere meglio la situazione, quindi, abbiamo intervistato 73 Cantine leader del settore, di dimensioni diverse, dislocate su tutto il territorio nazionale e rappresentative dell’eccellenza enologica del Paese. Il nostro campione ha compreso le Case vinicole che hanno partecipato alle prime due edizioni di ItaliaVini (2009 e 2010). Pertanto non abbiamo l’ambizione di tracciare una panoramica economica generale dello stato del vino italiano così come fa esaurientemente Mediobanca nella sua annuale indagine sul settore vinicolo (in uscita solitamente nel mese di marzo) o come invece delinea abitualmente Anna Di Martino su Il Mondo (in uscita ad aprile), prendendo in considerazione le 66 maggiori aziende per fatturato. Tuttavia, nella nostra inchiesta sono coinvolte 8 delle 17 società vitivinicole considerate da Mediobanca tra le più significative e importanti in Italia e 4 tra le 5 società vinicole con il fatturato più alto. La nostra indagine ha messo a dura prova la pazienza di quanti ci hanno aiutato rispondendo alle ben 22 domande che abbiamo posto. La ricerca comprendeva sei grandi macroaree: le informazioni generali sull’azienda, quelle sulla produzione di vini, l’analisi del mercato italiano, quella dell’export, il management e le tendenze, i trends, proprio per provare a tratteggiare un quadro il più completo possibile. I dati che ne sono usciti, a parer nostro e ribadendo la loro parzialità, meritano una riflessione. Mostrano un mondo del vino cambiato, ma non per questo snaturato dagli effetti della crisi; mostrano imprenditori più accorti, ovviamente, ma che non hanno perso il coraggio di scommettere sul futuro investendo; mostrano il prevalere di alcune tipologie vinicole su altre, l’arrivo sulla scena di nuovi Paesi del mondo che diventeranno sempre più protagonisti del nostro export; mostrano un settore occupazionale che cerca nuove figure rispetto al passato. Ma andiamo subito nel dettaglio dell’inchiesta.

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In futuro berremo sempre più bottiglie a base di Sangiovese, il vitigno più impiantato dal nostro campione

Come abbiamo scritto prima, ricordiamo che le Cantine coinvolte sono 73 e di queste 6 sono cooperative. Cominciamo con l’inquadrare le dimensioni del campione preso in considerazione con un’analisi del fatturato. Nel leggere questi dati bisogna tenere naturalmente conto dell’estrema varietà delle Case che hanno risposto alle nostre domande: si va dalle piccolissime dimensioni con realtà di natura famigliare, a grandi gruppi imprenditoriali che hanno un peso certamente diverso nell’economia italiana. Il filo conduttore che li lega assieme è dunque la qualità, l’essere eccellenze nel settore. Fatta questa necessaria premessa, torniamo alla disamina del primo dato emerso, quello relativo al fatturato. La maggior parte delle Cantine interpellate, 44 su 73, hanno incassi che non superano i 10 milioni di euro. Sono solo 29 le strutture che oltrepassano questo giro d’affari e sono soprattutto localizzate al Nord (15) a cui fanno seguito Centro (7) e Sud (7). Chi si posiziona sotto ai 10 milioni di euro, dunque, ha in prevalenza (15 Cantine) un fatturato compreso tra 1 e 3 milioni di euro. Seguono le 11 aziende che non arrivano al milione di euro, le 9 con incassi compresi tra i 7 e i 10 milioni, 5 nella fascia da 3 a 5 milioni e 4 tra i 5 e i 7. Un altro parametro che possiamo considerare per misurare la grandezza di una Cantina riguarda gli occupati, il numero dei dipendenti fissi. La maggioranza delle Case da noi interpellate rivela avere medie dimensioni: 27 hanno nel loro organico una quantità di occupati compreso tra 10 e 30, 15 invece tra 30 e 50 e 14 (e qui andiamo su situazioni a gestione poco più che famigliare) hanno meno di 10 impiegati. Ragionando su altre cifre, vediamo che sono 7 le Cantine che hanno tra i 50 e i 100 dipendenti, 3 quelle tra i 100 e i 200, 2 tra i 200 e i 300 e 4 invece ne annoverano al loro interno oltre 300; di queste 2 sono cooperative (Mezzacorona e Gruppo Italiano Vini) e 2 Cantine private (Antinori e Zonin).
Approfondiamo adesso l’ambito che maggiormente ci interessa e cioè quello relativo ai vini. Partiamo da un dato più che altro curioso: complessivamente il nostro campione propone sul mercato oltre 2 mila etichette e, più precisamente, 2.072. Il portafoglio delle aziende è costituito da un numero di referenze che oscilla tra le 10 e le 30. Ci sono poi 16 Cantine che ne offrono alla propria clientela meno di 10. Ragionando su numeri più grandi, 5 aziende hanno in lista tra i 30 e i 50 vini diversi, 4 tra i 50 e i 100 e solo 3 ne prevedono oltre 100. Ma la crisi ha fatto sì che alcuni produttori decidessero di mettere uno stop alla commercializzazione di alcuni vini nel 2009 e nel 2010, oppure no? La stragrande maggioranza non lo ha fatto e ha quindi mantenuto inalterato il portafoglio: 60 Case vinicole su 73. Le 13 aziende che invece hanno scelto di fermare la produzione di alcune etichette ne hanno fatto sparire dal mercato complessivamente 39. Ma esattamente di cosa si tratta? Iniziamo con il dire che nessuno degli interpellati ha smesso di fare spumanti rosati e spumanti dolci e che invece sono 4 le Cantine che hanno dato uno stop alle bollicine. Leggendo più ampiamente i numeri, bisogna in ogni caso segnalare che sono calati soprattutto i vini rossi; 17 Cantine hanno scelto di sospendere la produzione; ma questi sono numeri poco significativi dato che i rossi sono anche i vini più prodotti dal campione. Nella nostra classifica seguono le 13 aziende che hanno interrotto la produzione di un bianco, le 2 che invece hanno deciso di non dar più vita a un vino dolce. Ci sono poi fenomeni isolati d’interruzione di un bianco frizzante, un rosso frizzante e un vino rosato.
Quindi, dopo aver appurato che la maggior parte delle Case vinicole ha scelto di non diminuire la ricchezza del proprio portafoglio aziendale, ci siamo chiesti se le stesse abbiano anche voluto aumentarlo. Ebbene, anche questo dato ci conferma la vivacità del settore: 46 delle 73 Cantine interpellate hanno deciso di creare nuove etichette nel 2009-2010 e complessivamente sono arrivati sul mercato 108 nuovi vini. Facendo un ragionamento impostato sulla quantità delle nuove bottiglie, vediamo che la maggior parte delle Case, 36, ne ha messe in vendita solamente 1 o 2 nuove. Sono 3 le aziende che hanno dato vita a 3 nuovi vini e altrettante quelle che hanno proposto sul mercato 6 etichette. Ci sono poi casi isolati di aziende che sono apparse con 4, 5, 8 e 10 etichette. Ma dunque, se la maggioranza non si è lasciata intimidire dalla crisi e ha puntato su nuovi prodotti, quali sono questi nuovi vini usciti nel 2009-2010? Trionfano i rossi; delle 108 nuove bottiglie in commercio, 44 sono di vini rossi. Seguono i bianchi con 29 etichette. Ottime prospettive anche per gli spumanti con 10 nuove etichette e 11 new entry di bollicine rosate. Sono arrivati sulle nostre tavole anche 7 vini dolci e altrettanti vini rosati, segno che la preferenza verso il rosato, già in vigore da qualche anno, ha avuto sì qualche cedimento, ma tutto sommato regge. Nessuno degli appartenenti al nostro campione ha scelto invece di fare spumanti dolci, bianchi frizzanti e rossi frizzanti.

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Un grappolo di Merlot, che rimane la varietà più usata per dar vita a nuovi vini

E quali vitigni sono stati usati? In testa alla classifica dei preferiti c’è il Merlot con ben 10 utilizzi di quest’uva. Seguono 9 usi di Cabernet Sauvignon e 9 di Sangiovese. Dopo tre rossi, la classifica prosegue con il primo bianco, lo Chardonnay, scelto da 8 Cantine, ma si torna presto al rosso con 6 preferenze di Pinot nero. A conferma del successo registrato dagli spumanti troviamo 5 usi di Prosecco e si va avanti con i bianchi, in particolar modo con 4 favori al Sauvignon blanc e 4 al Pinot grigio. Procedendo in graduatoria troviamo 3 scelte in direzione del Grechetto, 3 di Vermentino e 3 di Nero d’Avola. La classifica, scendendo ancora verso il basso, si frammenta maggiormente e i vitigni aumentano. Montepulciano, Corvina, Petit Verdot e Barbera tra i rossi, mentre Verdicchio, Pinot bianco, Traminer, Viognier, Ribolla gialla e Riesling tra i bianchi sono stati scelti ciascuno da 2 Cantine. La situazione si polverizza ulteriormente con altri vitigni: Greco, Nebbiolo, Boschera, Carricante, Nasco, Cannonau, Raboso, Lugana, Groppello, Marzemino, Oseleta, Cortese, Dolcetto, Moscato, Grillo, Syrah, Malbec, Incrocio Manzoni, Aglianico, Primitivo, Negroamaro, Sagrantino, Molinara, Verdeca, Susumaniello, Friulano, Procanico, Fiano, Chiavennasca, Cabernet Franc e Petit Manseng sono stati usati tutti, ciascuno solo in 1 caso.

Ma cosa berremo nei prossimi anni? Abbiamo indagato anche questo argomento con il nostro “panel” di intervistati chiedendo loro prima di tutto se abbiano creato nuovi impianti negli ultimi due anni e, se sì, con quali vitigni. Ebbene, il 67% delle Case produttrici ha scommesso sul futuro dotandosi di nuove vigne. Ma cosa è stato impiantato? Soprattutto Sangiovese, con 7 utilizzi. Seguono il Prosecco con 5 e il Vermentino con 4. Anche in questo caso la classifica si frammenta molto; Chardonnay, Corvina, Merlot, Montepulciano, Sauvignon blanc, Verdicchio e Zibibbo contano ciascuno 3 usi. Scendono a 2 ciascuno gli utilizzi di Nero d’Avola, Pinot nero, Syrah, Grillo, Cabernet Franc, Lambrusco, Trebbiano, Oseleta, Corvinone, Grechetto, Teroldego, Petit Verdot, Pinot grigio e Fiano. Calo ulteriore a 1 solo impiego per Vernaccia, Barbera, Ruchè, Carricante, Pecorino, Malvasia, Nasco, Monica, Cabernet Sauvignon, Pignoletto, Lacrima, Moscato giallo, Cannonau, Müller Thurgau, Rossara, Lugana, Cortese, Viognier, Albana, Rondinella, Falanghina, Ottavianello, Greco, Aglianico, Riesling e Barbaresco.
Dunque, una volta compreso che i viticoltori non si sono fermati davanti a un mercato un po’ stantio e che hanno invece deciso di scommettere su tempi migliori, abbiamo provato a comprendere come siano andate realmente le cose negli ultimi due anni chiedendo loro quali tra i vini prodotti avessero registrato le migliori performance. Le etichette andate meglio sono quelle appartenenti ai vini rossi, eletti in testa alla classifica con 38 Cantine che ci hanno segnalato le loro ottime prestazioni. Seguono, non lontani, i bianchi con 30 e, a poca distanza, troviamo anche gli spumanti con 21 scelte. Hanno riscosso un buon successo anche gli spumanti rosati con 8 risposte affermative e i vini dolci con 7 consensi. Si accodano, a parimerito, le 3 conferme ciascuno per i rosati e per i rossi frizzanti, seguiti dalle 2 per i bianchi frizzanti e dall’unica per gli spumanti dolci. Analizzando meglio questi dati ci siamo domandati a quali fasce di prezzo medio in enoteca appartenessero i vini che appunto hanno avuto maggior seguito. Dunque, le due fasce più gettonate sono quelle medio-basse e medie. Insomma, si spende meno di un tempo certamente per comprare una bottiglia di vino, ma si sta sempre molto attenti alla qualità e il consumatore sembra orientarsi su posizioni intermedie. Hanno dato ottimi risultati le bottiglie comprese tra 7,10 e 10 euro, dove contiamo 26 vini, e quelle tra 10,10 e 15 euro, con 25 vini. Seguono, c’è da dire a poca distanza, la porzione tra 15,10 e 20 euro con 22 etichette e quella tra 20,10 e 30 euro che annovera 21 vini. Una fetta significativa è composta dalle 15 bottiglie che costano meno di 7 euro. Salendo poi nei segmenti più alti, troviamo 8 vini collocabili tra i 30,10 e i 50 euro e 4 che hanno un prezzo superiore ai 50 euro.

La nostra indagine non si è fermata qui e ha approfondito anche la tematica relativa ai mercati sia italiani sia esteri, argomento più che mai attuale data l’importanza della vendita in tempi come questi. Iniziamo dall’Italia. Abbiamo chiesto ai nostri interpellati quale percentuale del loro fatturato fosse realizzata nella regione in cui ha sede la Cantina e cioè che peso avesse il mercato locale nell’andamento dei loro affari. Dunque, il panorama è molteplice. Ci sono 11 Case vinicole che realizzano pochissimo fatturato, meno del 10%, nella propria regione (di queste 4 sono in Friuli, 3 in Veneto, 2 in Piemonte, 1 in Puglia e 1 in Toscana). Sono 28 quelle che incassano, giocando in casa, dall’11 al 35% del fatturato; nella fascia che va dal 36 al 60% del ricavo ci sono invece 23 Cantine. Su quote più alte il numero delle Cantine scende. Sono 2 quelle collocabili tra il 61 e l’80%, una in Toscana e una in Veneto, e 2 quelle tra l’81 e il 100%, in Emilia Romagna e in Sicilia.
Parallelamente abbiamo provato a indagare la situazione opposta e quali fossero cioè le regioni dove fosse realizzato il fatturato maggiore esclusa quella di appartenenza; in buona sostanza, dove i nostri produttori vendono con più facilità i loro vini? Guardando la tabella, balza immediatamente all’occhio il dato relativo alla Lombardia con 58 Cantine che trovano nel mercato di questa regione il loro maggior interlocutore. Seguono a un po’ di distanza il Lazio con 39 realtà, l’Emilia Romagna con 14 e il Veneto con 12. È a quota 7 il Piemonte, al quale si accodano le 6 Cantine della Campania e le altrettante della Liguria, le 5 della Toscana, le 4 del Trentino e le 2 della Sicilia. Sono a quota 1 azienda sia il Friuli sia le Marche.

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Piazza Duomo a Milano, la città italiana dove si vendono più etichette

E quali sono le città più ricettive dal punto di vista enologico? Dove si vendono più vini? Non ci sorprende trovare in testa Milano con 54 Cantine che inviano le loro bottiglie nel capoluogo lombardo e Roma con 43. A grande distanza individuiamo altri centri metropolitani: Bologna fra tutti con 9 aziende che vi spediscono vino, Napoli con 7, Torino e Firenze con 6 ciascuna, Bergamo, Brescia, Verona e Padova con 5, Genova, Venezia e Como con 4, Parma con 3, Merano, Trento, Cremona, Salerno e Palermo con 2 e Bolzano, Livorno, Modena, Mantova, Sondrio, Lecco, Imperia, Savona, Pesaro, Treviso e Vicenza con ciascuna 1 sola Cantina.

Dopo aver analizzato i dati del mercato italiano, ci siamo concentrati su quelli dell’export. La maggior parte delle Cantine interpellate, 31, ha realizzato in giro per il mondo livelli di fatturato compresi tra il 41 e il 70%. Resta dunque forte la necessità d’andare all’estero da parte delle nostre aziende. Scendendo a quote più basse, comprese tra il 21 e il 40%, troviamo 20 realtà. Agli estremi naturalmente il numero delle Cantine coinvolte si riduce ulteriormente, posizionandosi a 10 collocabili in una fascia compresa tra 0 e 20% e a 9 che si situano tra il 71 e il 100%. Ma dove vengono spedite le nostre bottiglie? Tra i mercati tradizionali più gettonati troviamo in testa la Germania (64 Cantine), seguita dagli Stati Uniti (61). C’è poi un balzo e si passa alle 39 aziende che esportano in Inghilterra, alle 34 che spediscono bottiglie in Svizzera, alle 32 che le mandano in Giappone e alle 29 che scelgono il Canada. Un altro balzo e notiamo 12 Case vinicole che inviano le loro etichette in Belgio, 10 in Olanda e in Svezia, 9 in Russia, 6 in Austria, 5 in Francia e 4 ciascuna in Brasile, Australia, Cina e Danimarca. Messico, Spagna, Hong Kong, Corea e Polonia sono oggetto dell’esportazione di 2 Cantine ciascuna e Repubblica Ceca, Norvegia, Thailandia, Bulgaria, Portogallo, Malta, Irlanda e Lussemburgo di 1 sola.
Dalle risposte inviate dal nostro campione di 73 aziende, abbiamo anche notato che 64 di queste hanno introdotto i loro vini in mercati ritenuti “nuovi”. Quali? L’elenco sarebbe lunghissimo.  Val la pena di segnalare senza dubbio la straordinaria performance della Cina con 21 realtà che hanno scelto questo come primo loro nuovo mercato. Un altro Paese che sembra essere molto attento al vino italiano risulta il Brasile, con 17 Cantine che vi inviano le loro etichette; ma non solo, Russia, Giappone, Messico e India, seguiti a pochissimo margine da Vietnam e Ucraina appaiono mercati appetibili. A parimerito, con 6 Cantine per ciascun Paese, troviamo Australia, Corea del Sud e Polonia; con 5 Svezia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Hong Kong e Cipro; con 4 Canada, Singapore, Estonia, Albania e Kazakistan; con 3 Svizzera, Olanda, Taiwan, Malesia, Repubblica Ceca, Bielorussia ed Emirati Arabi; con 2 Bulgaria, Lituania, Belgio, Thailandia, Turchia e Mauritius. C’è poi tutto un pulviscolo di Paesi dove sono arrivati i vini di una sola Cantina e alcuni sono davvero curiosi; citiamo, ad esempio, il caso dell’Africa; ci sono alcune delle nostre aziende che spediscono vino in Nigeria, Ghana, Costa d’Avorio, Etiopia, Somalia, Angola e Sudafrica. Troviamo anche mete molto esotiche dove giungono le nostre etichette come le Maldive e Santo Domingo e altre lontane come le Filippine, la Nuova Zelanda, la Mongolia, Portorico, l’Indonesia. E, infine, luoghi più vicini: Irlanda, Grecia, Francia, Libano, Slovenia, Serbia, Lettonia, Norvegia, Croazia e Montenegro.

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I vini delle aziende top volano soprattutto in direzione della Germania, degli Stati Uniti, dell'Inghilterra, della Svizzera, del Giappone, del Canada e del Belgio

Tempi difficili abbiamo detto. Ma anche per gli investimenti? Le Cantine hanno rimesso in circolo parte dei loro utili? Se sì, in quali comparti? Nella maggioranza dei casi sono stati spesi dei denari per apportare migliorie di cantina, con 44 interpellati che hanno scelto questo ambito, segno della costante attenzione alla qualità. Balza all’occhio però il dato relativo all’area commerciale con 41 Cantine che hanno voluto puntare proprio in questo settore, lo stesso numero che ha anche deciso di investire in vigna. Reggono bene anche la comunicazione, con 39 risposte affermative, e l’export, con 38.
E gli investimenti sono stati anche rivolti all’assunzione di personale? Proprio in due anni in cui l’Italia registra un sostanzioso aumento della disoccupazione e il frequente ricorso alla cassa integrazione, ci attendevamo uno stop anche nel comparto enologico. Con grande sorpresa, e piacere, abbiamo invece scoperto che la maggior parte delle Cantine ha assunto nuovi collaboratori; lo hanno fatto 45 aziende su 73 dando lavoro complessivamente a 136 persone. E qui bisogna segnalare una forte tendenza al rinforzamento dell’ambito commerciale. La maggior parte degli interpellati ha avuto necessità di investire su persone dedite alla commercializzazione dei vini, persone capaci di studiare strategie di vendita e, valigia alla mano, girare il mondo. Si sono impegnate in questo settore ben 75 dei 136 nuovi occupati. Segue un rimpolpo della produzione con 41 addetti e della comunicazione e marketing con 16 impiegati. Numeri infinitamente più piccoli si segnalano per l’amministrazione con 3 persone a occupare questa posizione e per il turismo con 1 soltanto. Proprio per far fronte alle nuove esigenze di un mercato in fase di cambiamento, ci siamo chiesti se fossero stati sostituiti o ricoperti anche ruoli manageriali e quindi strategici. La maggioranza delle Cantine non lo ha fatto. Solo 26 hanno dato una risposta affermativa alla domanda e anche qui è confermata la tendenza a rafforzare e rinnovare l’area commerciale con 16 persone andate a prendere posizioni strategiche proprio in questo settore. Si contano rinnovamenti nella direzione generale con 4 nuove figure a sedere sulla poltrona del comando e nella comunicazione e marketing con altrettanti occupati, seguiti da 2 new entry nel settore produttivo.

Negli ultimi anni, ci è sembrato che le Cantine non si accontentassero solo di fare buon vino, ma che ci fosse nell’aria e anche più che nell’aria, diremmo proprio negli obiettivi aziendali, una forte volontà di impegno nel sociale, nel rispetto dell’ambiente, ideando iniziative rivolte al consumatore finale del prodotto affinché non fosse più solo colui che acquista una bottiglia, ma diventasse protagonista della vita della Cantina. Il campione ha infatti scelto di investire proprio nel settore turistico in 31 casi. Si tratta di un segnale forte che conferma una tendenza già in voga da anni, ma che resta dunque ben radicata nella filosofia delle Case vinicole. Si va dalla collaborazione con agenzie e strutture ricettive alla costruzione di punti vendita e showroom; le Cantine si attrezzano per ricevere i turisti anche con nuove strutture e personale specializzato per organizzare le degustazioni e accompagnare il pubblico in visite guidate in vigna e in cantina. Seguono l’impegno nelle energie alternative con 25 preferenze in questo senso, la maggior parte rivolte verso lo sfruttamento dell’energia solare con gli impianti fotovoltaici. Forte anche l’interesse verso l’ecosostenibilità con 24 scelte. Qui si prediligono gli impianti per il recupero delle acque, l’uso della carta riciclata per etichette e imballaggi, lo studio delle biomasse, l’introduzione di bottiglie più leggere, la riduzione di pesticidi e il ricorso a sistemi di inerbimento naturali; proseguiamo citando l’impegno nelle certificazioni ambientali con 15 Cantine che hanno intrapreso questa strada per i loro investimenti, nel biologico con 12 e ci sono poi progetti singoli in direzione delle certificazioni etiche, di qualità e nell’arte e cultura.

UN GRAZIE AI PARTECIPANTI: Abraxas, Agricola Punica, Agricole Vallone, Allegrini, Marchesi Antinori, Argiolas, Bellussi Spumanti, Guido Berlucchi, Fratelli Berlucchi, Bersano, Bertani, Bisol, Broglia, Cantina del Vermentino, Cantine di Dolianova, Cantine Pellegrino, Cantine Romagnoli, Cantine Settesoli, Caprai, Carpenè-Malvolti, Carpineto, Casale Falchini, Castello Banfi, Cavit, Cecchi, Roberto Ceraudo, Gerardo Cesari, Chiarli 1860, Cusumano, Donatella Cinelli Colombini, Donelli, Donnafugata, Fattoria dei Barbi, Fattoria Paradiso, Fazi Battaglia, Feudi di San Gregorio, Franco Biondi Santi, Ambrogio e Giovanni Folonari, Marchesi de’ Frescobaldi, Gruppo Italiano Vini, Gruppo Mezzacorona, Il Pollenza, La Roncaia, La Versa, Lento, Les Crêtes, Livon, Lungarotti, Mancini, Piera Martellozzo, Masone Mannu, Masottina, Maurigi, Michele Chiarlo, Muratori, Petra, Planeta, Podere Forte, Provenza, Riunite, Rivera, Rocca delle Macìe, San Simone, Sartori, Tenuta dell’Ornellaia, Tenuta Gorghi Tondi, Tenuta San Guido, Tenuta San Leonardo, Tommasi, Umani Ronchi, Vigneti Reale, Roberto Zeni, Zonin

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© Riproduzione riservata - 16/10/2010

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