Degustazioni Degustazioni Matteo Forlì

Gavi vuol dire anche longevità: la degustazione all’Enoluogo di Civiltà del bere

Gavi vuol dire anche longevità: la degustazione all’Enoluogo di Civiltà del bere

La denominazione piemontese (diventata Docg nel 1998) compie 50 anni, è una delle più apprezzate all’estero. Grazie alla varietà e all’unicità dei suoi suoli rappresenta la massima espressione del Cortese e scommette oggi anche sulle capacità di evoluzione dei suoi vini.  

Una denominazione che compie quest’anno mezzo secolo (la Doc è stata battezzata nel 1974 per poi diventare Docg nel 1998) e che immagina il suo futuro affermando la sua capacità di valorizzarsi nel tempo. I primi 50 anni del Gavi sono un film con una trama che si arricchisce di continuo. Descrivono la traiettoria di uno dei vini italiani con la più alta percentuale di vendite fuori dai confini nazionali (l’export oggi tocca il 92% della produzione) e che rappresenta la massima espressione dell’uva Cortese grazie alla varietà dei suoi suoli. Ma parlano anche oggi di un bianco che coltiva, a ragione, inedite ambizioni di longevità, grazie all’evoluzione delle tecniche enologiche e viticole. Di questa ricchezza e identità ha dato assaggio il Consorzio di Tutela del Gavi nell’evento organizzato all’Enoluogo di Milano e nel tasting condotto dal direttore di Civiltà del bere, Alessandro Torcoli.

Un terroir unico

Incastonata nel sud-est del Piemonte a ridosso dell’Appennino ligure, al confine con la Liguria e l’Emilia, la denominazione è una lingua di terra lunga una trentina di chilometri e larga 10. Imboccando la A7 Milano-Genova basta uscire al casello di Serravalle e in due minuti ci si trova immersi nei vigneti e nelle morbide colline, eppure quella del Gavi è una regione viticola ancora relativamente poco conosciuta.
La vicinanza del mare e la morfologia dei suoli regalano caratteristiche uniche alle uve di Cortese, da sempre unica religione viticola delle 200 famiglie che oggi danno corpo e anima al territorio: dei circa 3 mila ettari di vigneto presenti al mondo di questa varietà, più di 1600 fanno parte degli 11 Comuni della Docg Gavi.

L’importanza dell’export

La vocazione verso mercati internazionali è un’altra delle caratteristiche della denominazione: delle oltre 14 milioni di bottiglie di Gavi Docg prodotte, quasi 13 attraversano i confini nazionali per raggiungere le tavole di Inghilterra (62%), Stati Uniti (13%), Germania (6%), Russia (4%) e poi Giappone, Irlanda, Malta, Olanda, Canada, Emirati Arabi, fino a toccare oltre 100 nazioni nel mondo. Oltre un milione di bottiglie (8%) restano invece in Italia: sono vendute al Nord l’88% (42% in Piemonte e 46% altre regioni), il rimanente 12% diviso tra Centro e Sud.

Solo Cortese

«Cinquant’anni fa, i produttori decisero di puntare sul Cortese. Anche al tempo del riconoscimento della Docg non fu abbandonata la scelta di fare un vino monovarietale, autoctono e totalmente gaviese, respingendo l’ipotesi di introduzione di altre uve a bacca bianca. E oggi quella scelta si rivela vincente», ha sottolineato il presidente del Consorzio tutela del Gavi, Maurizio Montobbio. «Grazie al terroir unico e alla viticoltura di alta qualità, il Gavi Docg è diventato un vino estremamente riconoscibile e rappresentativo. Ma possiamo ancora crescere».
«Oggi la sfida in cui siamo impegnati», ha proseguito, «è quella di scoprire le potenzialità di invecchiamento di questo vino, venduto per il 99% nell’annata di produzione, ma che invece regge molto bene anche il tempo. Negli ultimi anni questa consapevolezza sta crescendo, sempre più cantine stanno costruendo un archivio storico di vecchie annate per testare l’evoluzione del Gavi e sperimentano nuovi sistemi di lavorazione in vigna e cantina per regalare anche questa nuova dimensione alla denominazione».

gavi enoluogo
La degustazione è stata condotta da Davide Ferrarese, agrotecnico del Consorzio, Alessandro Torcoli, direttore di Civiltà del bere e Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio

Terre rosse e terre bianche

Pianta generosa, vigorosa, che matura attorno alla metà di settembre, il Cortese abita in particolare le aree settentrionali della denominazione, ai confini con la Pianura Padana, mentre le viti si diradano più al Sud col crescere delle pendenze appenniniche.
I suoli sono figli del bacino Terziario Ligure-Piemontese, lo stesso che tocca le Langhe fino a risalire sui Colli Tortonesi, coi suoi calcari di origine marina formatesi circa 20-23 milioni di anni fa. A Gavi questo terreno dà origine a due zone distinte: le terre bianche, marne tufacee di origine marina dal colore più chiaro, tipiche delle zone più alte e meridionali, e le terre rosse, argille ricche di ferro e manganese figlie di antichi depositi alluvionali pazientemente assemblati dalla lenta azione erosiva dei fiumi, che caratterizzano l’area più settentrionale. Le prime hanno un’importante presenza di calcare attivo che dona un timbro minerale caratteristico ai vini, le seconde, con terreni più profondi e maggiore ritenzione idrica, donano più vigoria alla vite, struttura e profumi più ampi e floreali ai vini.
Queste macro-caratteristiche sono interpretate dallo stile produttivo dei vignaioli e dal timbro di ogni annata.

La degustazione: il Gavi nel tempo

Annata 2022

«La 2022 è stata per cuori forti, con temperature giornaliere molto elevate, una siccità idrica estrema e una vendemmia molto precoce rispetto alla media stagionale. Ma anche capace di regalare risultati sorprendenti in termini di quantità e livelli di acidità», annota Davide Ferrarese, agrotecnico del Consorzio.

La Zerba – Terrarossa, Gavi del Comune di Tessarolo Docg 2022

Vino biologico proveniente da terre rosse (che hanno ispirato anche il nome). È un cru aziendale le cui uve, che vengono da vecchie viti, sono sottoposte a una parziale criomacerazione. Vinificazione tradizionale con fermentazione e affinamento in vasche d’acciaio per 5 mesi. La particolarità sono i ripetuti bâtonnage. Ha note di grande finezza di agrumi e timo fresco, sentori minerali, di mela e frutta a polpa bianca. In bocca ha una freschezza viva anche se non immediata, notevole struttura. Il breve contatto sulle bucce arricchisce il colore e dona una parte fenolica e tattile all’assaggio.

La Ghibellina – Altus, Gavi del Comune di Gavi Docg 2022

Altro vino certificato biologico. Fermenta in acciaio a temperatura controllata per 10 giorni. Matura sempre in acciaio con sospensione delle fecce nobili per 8 mesi e affina in bottiglia per altri 12 mesi. Il differente terreno di provenienza delle uve (in questo caso sono terre miste) influisce anche sull’espressione olfattiva: il naso è più chiuso, con fini sentori di mela rossa e agrumi, e soprattutto una nota gessosa. In bocca ha struttura e tensione gustativa, maggiore componente alcolica e conferma un carattere più minerale. Preciso e molto lungo. Le uve vengono da vigne con più di 40 anni di età e la resa è bassissima (60-65 quintali per ettaro contro i 95 previsti da disciplinare).

Annata 2021

La 2021 è stata un’annata asciutta con escursioni termiche importanti da fine agosto, poca pioggia primaverile ed estiva. Un millesimo che ha donato equilibrio ai vini e buon corredo acido alle uve. Normali anche le tempistiche di raccolta.

Nicola Bergaglio – Minaia, Gavi del Comune di Gavi Docg 2021

Un vino proveniente da terre rosse nel Comune di Gavi, nel cuore della frazione di Rovereto, e pensato per dare una forte impronta aromatica sin da giovane. Le uve, raccolte a mano, fermentano a bassa temperatura in vasche di acciaio termo-condizionate. Per esaltare e conservare il suo particolare carattere fruttato, a fine fermentazione viene refrigerato. Non a caso l’espressione olfattiva ha un notevole impatto, coi caratteristici sentori di erbe aromatiche che incorniciano una parte di frutta in bella evidenza. In bocca la differenza di annata si sente tutta: il vino ha meno concentrazione, più tensione e un impatto alcolico più moderato.

Roberto Ghio – Vigna Le Zucche, Gavi Riserva Docg 2021

Originale espressione dell’omonimo vigneto, un cru aziendale, che affonda le radici in terre bianche nel Comune di Bosio, nella zona più centro meridionale della denominazione che gode di elevate pendenze (350-400 metri slm) e dell’influenza del Mar Ligure. Il mosto permane “sur lie” in legno piccolo d’acacia, è sottoposto a batonnâge, poi il vino fa un breve passaggio in acciaio. È una riserva, dunque ha rese più basse (60 quintali ettaro in questo caso). Lo stile ossidativo e artigianale (solfiti quasi a zero e permanenza sulle bucce) dona un impatto aromatico importante, con sentori di creme, sensazioni di benzeni, pietra focaia e note cerose. Il palato è potente e concentrato, ricchissimo di sensazioni retrolfattive e con grande tensione gustativa.

Annata 2020

Inverno mite, primavera anticipata ed estate calda. La stagione 2020 ha visto alte temperature ma anche un buon livello di precipitazioni complessive. La vendemmia è stata leggermente precoce.

Il Poggio – Nuvole sul Poggio, Gavi Docg 2020

Le uve vengono da terre rosse, su suoli argilloso-calcarei delle colline a Sud di Novi Ligure che raggiungono altitudini medie di 280 metri. Fermentazione malolattica parzialmente svolta e riposo sulle fecce fini fino alla primavera successiva alla vendemmia. Quattro anni sulle spalle arricchiscono un naso molto espressivo, dove emergono le erbe fresche ma anche officinali, il finocchietto, la mandorla, la mela cotogna. In bocca mostra una bella espressione del frutto ma anche snellezza: è un vino che scorre senza sensazione di peso sul palato. Chiude con un finale pulitissimo e lungo.

Produttori del Gavi – GG, Gavi del Comune di Gavi Docg 2020

Questa espressione di Gavi rappresenta un’interessante evoluzione di un prodotto delle terre bianche del Comune di Gavi. Le uve vengono da viti di 50 anni e il vino vede solo acciaio. Eppure, nonostante qualche anno sulle spalle, mantiene grandissima finezza olfattiva. Il naso è quasi ritroso, severo, chiuso, con sottili note marine e gessose. Al palato è più denso, dotato di buon corredo alcolico ma anche di grande freschezza. Ha doti che lasciano immaginare ancora tanta strada davanti.

Annata 2018

«Anche la 2018 non è stata tra le annate più semplici per il Gavi», rileva ancora Ferrarese. L’inverno tardivo, una primavera a tratti nevosa con temperature rigide hanno complicato l’operatività in vigna. L’estate incompleta, seguita da un grande mese di settembre hanno posticipato la vendemmia, che è avvenuta a inizio ottobre. Il risultato sono vini generalmente più concentrati e opulenti.

La Giustiniana – Montessora, Gavi del Comune di Gavi 2018

Le vigne sono a Rovereto di Gavi e affondano le radici sulle terre rosse. Naso complesso, corredato da note di evoluzione e terziarie molto interessanti unite alle sensazioni di frutta matura ed erbe aromatiche, con cenni mentolati. In bocca ha stoffa, sostanza e concentrazione, sposa una bella freschezza a note surmature e un ricordo di marmellata di arance.

Annata 2016

Celebre e molto apprezzata in gran parte del territorio italiano, la 2016 è ricordata per le invidiabili condizioni meteorologiche e per aver dato vita a vini di grande equilibrio. Un’annata asciutta, con un inverno mite, un’estate mai troppo calda e una vendemmia medio-tardiva.

La Mesma – Tempo al tempo, Gavi del Comune di Gavi Docg 2016

Già dal nome, che predica pazienza, l’etichetta esprime il suo intento d’attesa per un lungo affinamento in bottiglia che esalti le caratteristiche del Cortese. Naso austero e di grande finezza per appartenere a un Gavi di otto anni. La bocca inizia a rinunciare alle durezze e il sorso risulta morbido, scorrevole e molto espressivo. Un vino ancora vivacissimo, giocato sull’eleganza e molto misurato.

Annata 2015

Annata capace di esprime potenza e infondere longevità ai vini. L’estate calda ha portato a una vendemmia anticipata.

Broglia – Vecchia Annata, Gavi Docg del Comune di Gavi 2015

Vino che nasce su terreni calcareo-marnosi da vigne poste a 350-400 metri di altitudine nel Comune di Gavi. Esce solo nelle annate ritenute più idonee dopo 108 mesi di affinamento in acciaio con batonnâge quindicinali.  L’impatto olfattivo è di grande presenza e gioventù, esprime note di frutta tropicale, sensazioni dolci: è una passeggiata in un campo di fiori gialli come il dente di leone. In bocca è una bomba di struttura e persistenza, ha freschezza ma anche densità e cremosità con un tocco finale leggermente amarognolo. Un rosso travestito da bianco.

Annata 2011

«La 2011 è stata un’annata strana», confida l’agronomo del Consorzio del Gavi, «caratterizzato da un inverno tipico e freddo, una primavera veloce e un’estate calda che ha accompagnato le viti a una vendemmia medio-precoce».

Villa Sparina – Monterotondo 10, Gavi Docg del Comune di Gavi 2011

Il cru di Villa Sparina è ottenuto dalle migliori uve, provenienti da storiche vigne di proprietà dell’azienda su terre miste. Metà del vino fermenta e affina in botte grande, a temperatura controllata, l’altra metà passa in barriques (per il 15% legno nuovo e per 85% di secondo e terzo passaggio) per 12 mesi, con batonnâge saltuari. Nonostante i suoi 10 anni di affinamento in bottiglia, si presenta ancora molto giovane. Ha un naso molto bello che vira sulle spezie orientali, cui unisce sensazioni minerali, un’intensa parte floreale e sentori di frutta tropicale. In bocca ha struttura, consistenza e peso notevoli, ma conserva un’anima di corroborante freschezza.

Tag: , , , , , , , , , , , , ,

© Riproduzione riservata - 13/09/2024

Leggi anche ...

Tenuta Fratini, una nuova stella nel cielo di Bolgheri
Degustazioni
Tenuta Fratini, una nuova stella nel cielo di Bolgheri

Leggi tutto

Da Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Zaccagnini, le novità di Argea
Degustazioni
Da Cuvage, Ricossa, Poderi dal Nespoli e Zaccagnini, le novità di Argea

Leggi tutto

Etnadays: vi suggeriamo i nostri migliori assaggi
Degustazioni
Etnadays: vi suggeriamo i nostri migliori assaggi

Leggi tutto