Duca di Salaparuta: il debutto del Duca Enrico 2018
La presentazione del nuovo millesimo dell’iconico Nero d’Avola si è tenuta al Westin Palace di Milano durante una masterclass dedicata alle annate storiche del Duca Enrico. Nel corso della serata, organizzata in collaborazione con Ais Milano, abbiamo assaggiato le sei vendemmie più rappresentative dal 1985 ad oggi.
La degustazione, di scena a fine novembre nella storica sede di Ais Milano, è stata condotta da Davide Garofalo, sommelier e direttore artistico della guida Vitae. Al suo fianco Barbara Tamburini, pluripremiata enologa toscana che dal 2020 segue la produzione del marchio siciliano Duca di Salaparuta (ne abbiamo parlato qui). La sua supervisione del Duca Enrico 2018 suggella un importante passaggio di testimone. Per lei significa, infatti, mettersi in dialogo con l’opera dei due grandi nomi dell’enologia che l’hanno preceduta: Franco Giacosa fino al 2010 e successivamente Giacomo Tachis.
La genesi di un vino mitico
Nel 1984 fu proprio Franco Giacosa ad avere il coraggio, e l’intuito, di scommettere su un vitigno locale come il Nero d’Avola, fino a quel momento utilizzato solo come uva da taglio, per esprimere al meglio le potenzialità del territorio e produrre un vino di alto livello. Una scelta in forte controtendenza anche rispetto alla moda dell’epoca, che avrebbe preferito l’utilizzo dei vitigni francesi più famosi. La minuziosa sperimentazione venne premiata e l’impresa ebbe un successo clamoroso. Nel corso degli anni Ottanta il Duca Enrico ottenne il plauso della critica italiana e internazionale, diventando un’etichetta simbolo della Sicilia. I millesimi in assaggio ne hanno ripercorso la storia.
Duca Enrico, Terre Siciliane Igt 2013
Rosso rubino intenso. A calice fermo prevalgono i profumi di prugna e frutti neri. Roteando emergono petalo di rosa, lavanda, cannella, chiodo di garofano. In bocca è voluminoso ma bilanciato e le sensazioni fruttate lasciano presto spazio a quelle di spezie.
Duca Enrico, Terre Siciliane Igt 2009
L’attacco molto fruttato (in particolare marasca) precede una fitta serie di profumi terziari: grafite, caffè, resina, chiodo di garofano. Il sorso è snello, con buona freschezza, corpo e mineralità. I tannini sono setosi ma molto presenti e al centro della scena.
Duca Enrico, Terre Siciliane Igt 2004
Dopo un’annata fredda e una primavera piovosa, la scelta è stata di portare i grappoli a surmaturare in pianta. La concentrazione del frutto è più evidente rispetto agli altri calici. Spiccano profumi di fico secco e dattero, grafite. Curiosa la componente vegetale molto presente, di peperone e peperoncino, che ricorda lo stile di un Cabernet Franc.
Duca Enrico, Terre Siciliane Igt 1999
Questa volta l’annata calda e siccitosa ha portato a una raccolta anticipata. Il colore tende al rosso granato mentre al naso si percepiscono principalmente le note dell’invecchiamento: ciliegia sotto spirito, cuoio, tabacco da pipa, caffè d’orzo e mentolo. L’acidità è brillante, il sorso verticale.
Duca Enrico, Terre Siciliane Igt 1985
Arriviamo all’annata più antica, un vino che ha fermato il tempo: nonostante i 37 anni in bottiglia l’acidità è affilata e il sorso dinamico. Tra quelli assaggiati è il millesimo che ha sfoggiato la freschezza più spiccata, disorientante data l’età, e un bouquet evoluto di rara finezza: fumé, radici, smalto, tabacco, cenni di erbe balsamiche e lampone.
Duca Enrico, Sicilia Doc 2018
Infine l’annata “debuttante”: profumi di prugna essiccata, lavanda, mirto, vaniglia e agrumi amari. In bocca è setoso, strutturato, con tannini levigati. Mostra di avere la stoffa dei grandi vini ma al momento si tiene un po’ in disparte, lascia intuire quello che potrebbe diventare senza esprimere a pieno il suo potenziale. Al lavoro di cesello ci penserà il tempo.
Foto di apertura: la bottiglia dell’iconico Duca Enrico, fiore all’occhiello della cantina siciliana
Tag: Ais Milano, Barbara Tamburini, Duca di Salaparuta, Duca Enrico, Franco Giacosa, Giacomo Tachis© Riproduzione riservata - 11/01/2023