Casisano, Montalcino secondo Tommasi
Presentate a Milano le ultime annate di Rosso di Montalcino 2022 e di Brunello 2019. Vini che simboleggiano il percorso della famiglia dell’Amarone tra le colline ilcinesi e sono frutto di una nuova impronta stilistica.
Casisano è l’eloquente esempio dell’ambizione verso l’eccellenza di Tommasi. «Arrivare a Montalcino è sempre stato il nostro obiettivo da quando nel 1997 abbiamo pensato di uscire dalla zona di comfort della Valpolicella e abbiamo messo piede in Toscana, dapprima in Maremma, con l’acquisto della Tenuta di Poggio al Tufo a Pitigliano», racconta Giancarlo Tommasi, responsabile tecnico di Tommasi Family Estates. Le ultime annate presentate al ristorante Pellico 3, dentro l’hotel Park Hyatt di Milano, rappresentano la sintesi del Brunello e del Rosso di Montalcino secondo la quarta generazione della famiglia. Il punto di arrivo di un percorso partito nel 2015 sul colle del Brunello.
Un balcone affacciato sul Monte Amiata
La tenuta, una delle più alte della denominazione, si trova nel quadrante nord-est di Montalcino: un balcone naturale a 480 metri di altitudine affacciato su Sant’Angelo in Colle e sull’Abbazia di Sant’Antimo, con lo sguardo che si perde sul profilo del Monte Amiata, vulcano ormai sopito e montagna sacra per gli Etruschi.
Il Sangiovese grosso monopolizza i 22 ettari vitati di proprietà (45 sono quelli totali, punteggiati da boschi e ulivi) di cui 9 dedicati alla produzione di Brunello, 7 al Rosso e gli altri 6 riservati alla denominazione Sant’Antimo. Dalla più antica delle 10 parcelle, un francobollo di circa due ettari, vengono selezionate che danno vita al Brunello Riserva Colombaiolo, l’espressione più pura e intima di Casisano.
Espressioni d’altura a Montalcino
«L’altitudine, il tratto più distintivo di questa tenuta, è oggi una benedizione: se in passato qui potevano verificarsi problemi di maturazione delle uve, oggi il cambiamento climatico ha cambiato le carte in tavola regalando perfetti equilibri zuccherini e fenolici e tenendo a bada le gradazioni alcoliche», prosegue Emiliano Falsini, toscano con una fascinazione per le pratiche di viticoltura sviluppate nei Paesi più lontani e un lungo passato professionale in California, Nuova Zelanda e Argentina. Il concetto per cui l’altezza degli impianti fa rima sempre più con grandi vini, anche a Montalcino ha convinto la denominazione a spingere da qualche anno più in su il suo confine geografico, fino al Passo del Lume Spento, in prossimità del quale si trovano i vigneti di Casisano, in una zona dove anche Gaja e Antinori hanno scelto di investire.
Una nuova direzione stilistica
Se l’escursione termica soffia naturalmente nei calici dei vini di Casisano freschezza e una ricchezza aromatica, in cantina «si cerca di fare vini che rispettino le virtù di quest’angolo di Montalcino», aggiunge Falsini. Seguendo uno spartito che bandisce esasperazioni estrattive e chiarifiche e punta a ottenere espressioni «complesse ma non complicate».
La messa a fuoco di una direzione stilistica nuova a Casisano, un’impronta che la famiglia Tommasi e la nuova guida enologica sta sviluppando attraverso vinificazioni parcellari distinte e un diverso utilizzo dei legni, è chiaramente riconoscibile nell’ultima annata in commercio di Rosso di Montalcino, la 2022, e nel Brunello di Montalcino Docg 2019, presentato in anteprima. «La differenza maggiore rispetto alla passata gestione sta nel lavoro in vigna», sottolinea Falsini, «oggi siamo molto più consapevoli delle caratteristiche e delle potenzialità delle parcelle della tenuta. Ognuna rispetta tempi di maturazione differenti, viene vinificata separatamente per esaltarne le caratteristiche e in cantina si uniscono solo le espressioni più omogenee». Un discorso che vale ancora di più per il Colombaiolo Riserva, il cru aziendale da sempre espressione di un singolo vigneto, che oggi subisce una selezione ancora più ristretta delle microzone più vocate in assoluto.
E il lavoro di parcellizzazione proseguirà anche sui nuovi vigneti: «10 ettari che abbiamo impiantato e che contribuiranno ad allargare la nostra interpretazione del territorio».
La degustazione
Rosso di Montalcino Doc 2022
«C’è chi vede il Rosso come un fratello minore del Brunello. Per altri è una diversa espressione del Sangiovese di Montalcino e io sono d’accordo con quest’ultima interpretazione», dice Falsini. Calda e asciutta, la 2022 è forse «la migliore annata che si sia vista alle fresche latitudini di Casisano dal nostro arrivo», prosegue l’enologo. Il vino, che ha già una quota di uve provenienti dai nuovi impianti, ha una sinuosa eleganza olfattiva, con accenti di viola, frutta rossa matura e sussurri speziati. Non comune la freschezza al palato con un sorso che scivola sulla dosata trama tannica e dura a lungo.
Brunello di Montalcino Docg 2019
Presentato in anteprima e non ancora in commercio è il Brunello che segna la direzione la discontinuità col passato e contiene l’impronta stilistica di Tommasi. In cantina si fanno pochissimi rimontaggi e la massa sosta 3 anni in botti di rovere di Slavonia con capacità massima di 60 hl (il 25% sono nuove per questa 2019). Un vino goloso, dal manto rubino splendente e profondo, dotato di grande bilanciamento tra la parte aromatica e quella gustativa e già caratterizzato da estrema bevibilità. Tra le ultime annate la 2019 è stata una delle più equilibrate dal punto di vista qualitativo.
Brunello di Montalcino Docg 2016
Annata di battesimo della famiglia Tommasi a Montalcino, caratterizzata dall’elevato livello qualitativo, temperature e precipitazioni nella media in primavera e da un’estate asciutta e ventilata. Un Brunello “ereditato” dalla precedente gestione, con una cifra stilistica più classica e riservata, che ha maturato 3 anni in botti di rovere di Slavonia con capacità massima di 60 ettolitri. Ha profumi floreali sottili, una nota fruttata che rincorre la dimensione speziata e disegna un naso sofisticato. In bocca è più rarefatto ma mantiene un’ottima gestione del legno e del tannino. Lunga la persistenza finale.
Colombaiolo, Brunello di Montalcino Riserva Docg 2017
Single vineyard di Casisano dall’omonimo vigneto di circa un ettaro tra i più alti nelle tenute di proprietà. La 2017, un’annata molto calda e siccitosa in tutta la Toscana, trova in quest’espressione una freschezza e un bilanciamento non comuni.
L’impalcatura olfattiva è caleidoscopica e raffinata. Merito anche di una vinificazione parcellare delle sole vigne della parte centrale dell’appezzamento cominciata proprio con questo millesimo. Vinificazione in acciaio e affinamento in botte 40 ettolitri per tre anni. Di recete per questo vino è stato introdotto anche l’uso del tonneau nuovi dove la massa sosta 12 mesi prima di vedere il legno grande.
Colombaiolo, Brunello di Montalcino Riserva Docg 2016
Il cru di Casisano nella sua versione più tradizionale e da uve provenienti dall’intero Vigneto Colombaiolo, tra i più alti della denominazione. Impianto a cordone speronato con densità di 5 mila ceppi per ettaro, ricco di galestro con inserti di arenaria.
Un vino dalle note olfattive che integrano il frutto alle spezie dolci date dal lungo affinamento. Al palato è austero, rigoroso, con tannini cesellati e una struttura proporzionata alla tipologia. Fresco e armonico il congedo.
© Riproduzione riservata - 22/07/2024