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Herbarium. 116 erbe in Cartizze raccontate da Ruggeri

4 Agosto 2017 Alessandro Torcoli
Il Cartizze è la perla di Valdobbiadene, un pentagono magico famoso da secoli. L'Herbarium, edito da Ruggeri, voluto da Paolo Bisol e sua figlia Isabella, è un prezioso contributo alla sua vitalità: sono censite (descritte e fotografate) 116 erbe che ne arricchiscono l'essenza, ne testimoniano la ricchezzza. Affascinante libro, da sfogliare con godimento, con le sue pagine setose e spesse da 150 grammi. Un inno alla biodiversità di un luogo incantevole, il cui leggiadro e intrigante vino dovrebbe valere molto di più.

La biodiversità vegetale protegge la vigna

"Nel cuore del territorio del Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene Docg, e precisamente nell'area del Superiore di Cartizze, fazzoletto di terra di 106 ettari da cui nasce l'omonimo vino, il paesaggio è caratterizzato dalla "monocultura" del vitigno Glera. La biodiversità vegetale è un elemento che potrebbe contribuire ad aumentare la resistenza e la capacità di reazione del 'sistema vigneto', fattori indispensabili per garantire la continuità delle produzioni a lungo termine", spiega Diego Ivan Juri Nascimbene, autore di alcuni testi e delle fotografie dell'Herbarium.

Le specie più diffuse

"In questa piccola superficie si sono rinvenute ben 116 specie, tra cui alcune tipiche dei prati aridi, habitat di interesse conservazionistico per la comunità europea, fortemente minacciato dall'espansione di aree agricole", prosegue lo studioso. "Tra queste specie possiamo ricordare ad esempio Chrysopogon gryllus, Hieracium pilosella, Sanguisorba minor Teucrium chamaedrys. Tuttavia, le specie più abbondanti sono quelle ruderali, ben adattate al disturbo antropico legato alle attività di gestione, come nel caso di Bidens bipinnata, Bromus sterilis, Oxalis corniculata, Potentilla reptans, Stellaria media, Taraxacun officinale Urtica dioica".

Un Herbarium per raccontare l'unicità di Cartizze

"Quando abbiamo iniziato a raccogliere le erbe in Cartizze ho subito pensato che questo libro dovesse essere stampato. Le immagini non possono restituire per intero la bellezza, la pace e la forza di questo luogo, ma forse faranno nascere in qualcuno il desiderio di visitare le nostre colline, impervie e dolci", sono le parole di Isabella Bisol, prima di entrare nel vivo del volume. E quelle di Paolo Bisol: "A mi non me a insegnà mai gnent nisun. Così mi ha detto mio padre tanti anni fa. E così, forse, deve essere per le poche cose che uno sa davvero nel profondo di sé. Le devi fare tue, lavorando. Le devi guadagnare, conquistare, e poi difendere. Così hanno fatto coloro che qui sono stati prima di noi, lavorando e difendendo ogni metro di terra. Per lasciarci il Cartizze".

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