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Arnaldo Caprai: consacrazione del Sagrantino “secco”

16 Luglio 2012 Roger Sesto
Annate storiche di vini mitici (16): Umbria e Abruzzo La Cantina di Montefalco (Perugia) è quella che più ha contribuito alla fama del Sagrantino secco fuori regione. Chiediamo come abbiano domato questa varietà così difficile, traducendola in un vino importante, innovativo e longevo. «Grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Milano e col Parco Tecnologico dell’Umbria», spiega Marco Caprai, «abbiamo svolto una ricerca su selezione clonale, applicazione di moderne tecniche agronomiche nella gestione di nuovi impianti, studio del patrimonio genetico varietale di progenie di Sagrantino ottenute da seme e lavorazione sulla zonazione polifenolica. Dal 1990 al 1993 si sono rintracciate nell’areale tipico di produzione le difformi piante madri di Sagrantino, cercando di recuperare il più possibile quella variabilità naturale andata persa, omologando i cloni più interessanti». SPERIMENTAZIONE IN VIGNA - Continua Caprai: «In vigna la ricerca ci ha indotto a impiantare viti con fittezze elevate, circa 8.000 piante per ettaro, allevate a cordone speronato impalcato a un’altezza di circa 80 centimetri. Ma stiamo sperimentando anche forme più estreme: alberello e cordone speronato libero basso, con fittezze da 8.300 a 13.000 piante per ettaro. Infine, allo scopo di qualificare l’enorme patrimonio polifenolico del Sagrantino e seguirne l’evoluzione all’interno della bacca durante la fase di maturazione, sono stati effettuati rilievi in sette diverse zone dell’areale di produzione, con lo scopo di riuscire a determinare l’epoca di raccolta ottimale». IL SAGRANTINO 25 ANNI - Chiediamo di raccontarci del suo Sagrantino di Montefalco 25 Anni. «È il principale frutto della ricerca appena descritta; nasce con l’annata 1993 per celebrare il 25° anniversario dell’azienda. Il pensarlo come un vino da lungo invecchiamento», sottolinea Caprai, «è stato naturale: ci siamo limitati a seguire la vocazione del territorio di Montefalco. Accantoniamo le vecchie annate per vedere come il vino è capace di evolvere negli anni, aspetto importante soprattutto per il Sagrantino, che non ha una enorme storia alle spalle e che però è un vino straordinariamente longevo; poi, organizziamo verticali per gli operatori, diamo qualche bottiglia ai nostri clienti più affezionati… Le annate più interessanti? Al momento direi le eccellenti 1998 e 2000 e, in prospettiva, stanno crescendo molto bene la 2006 e la 2007».

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