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50 vendemmie di Vigorello, il primo SuperTuscan del Chianti Classico

50 vendemmie di Vigorello, il primo SuperTuscan del Chianti Classico

L’annata 2018 di Vigorello suggella un importante traguardo per San Felice, che celebra mezzo secolo di storia del suo SuperTuscan mettendo a confronto quattro decadi. In degustazione con la 2018, ultimo millesimo disponibile sul mercato, anche 2008, 1998 e 1988.

1968, nella cantina di San Felice nasce Vigorello. Circa 4 mila bottiglie prodotte a Castelnuovo Berardenga (Siena) con un’idea, per l’epoca, rivoluzionaria: creare un Chianti Classico di sole uve Sangiovese, pur declassandolo a “vino da tavola”.

Sangiovese in purezza per esprimere il potenziale del Chianti Classico

Il progetto di Enzo Morganti, allora direttore tecnico dell’azienda, è in aperto contrasto con il disciplinare della denominazione, che impone il taglio del Sangiovese con varietà a bacca bianca (Trebbiano e Malvasia). Alla fine degli anni Sessanta è la battaglia di Davide contro Golia: il Chianti è il vino più conosciuto ed esportato d’Italia. Ma San Felice vuole elevarsi dallo status di rosso entry level per dimostrare l’enorme potenziale inespresso di quest’area produttiva toscana. Lo stesso spirito in meno di due decenni determinerà il Rinascimento del vino toscano (e italiano), ma in quel periodo sono ancora pochi i produttori che parlano di qualità.

Vigorello in evoluzione

Gli anni passano e così le tendenze, accompagnate da sperimentazioni e ricerche su vitigni alternativi al Sangiovese. Negli anni Settanta una selezione di varietà internazionali sviluppata in azienda fa il suo ingresso nell’uvaggio del Vigorello, con Merlot e Cabernet. «San Felice ha da sempre una forte impronta innovatrice, vocata alla sperimentazione e alla sostenibilità», conferma Leonardo Bellaccini, enologo della Cantina da oltre trent’anni. «L’evoluzione del Vigorello negli anni è la chiara testimonianza di quanto la ricerca abbia da sempre tracciato il nostro cammino enologico».

L’ingresso del Pugnitello nel blend

L’ultima svolta del Vigorello dal punto di vista varietale avviene nel 2011, quando nel blend compare per la prima volta il Pugnitello. Questo autoctono chiantigiano – allevato in azienda dagli anni Ottanta – è stato recuperato grazie a un importante lavoro di caratterizzazione genetica. Oggi nei vigneti di proprietà è più diffuso delle varietà internazionali e rappresenta un punto fermo per l’intera gamma in rosso di San Felice: oltre a un’originale versione in purezza, commercializzata dal 2006, lo si ritrova nell’iconico Vigorello e nell’uvaggio del Chianti Classico aziendale.

Quattro decadi di Vigorello

2018-2008-1998-1988

Ripercorriamo nel calice la storia del SuperTuscan di San Felice, il primo nato nell’area del Chianti Classico. Fra un decennio e l’altro si percepisce il progressivo cambio di stile e uvaggio, soprattutto nella parentesi fortemente marcata dai vitigni internazionali; mentre l’introduzione del Pugnitello gioca a favore della territorialità e della fragranza.

Vigorello 2018

È figlio dello spirito di sperimentazione di San Felice. Accanto alle note di confettura e sottobosco, ha un piacevole tono fresco, che privilegia la bevibilità. Il Pugnitello è la varietà principe del blend (35%, insieme a Cabernet Sauvignon 30% Merlot 30% Petit Verdot 5%). L’impronta di un vitigno così legato all’azienda e al territorio dà un contributo importante alla personalità del vino.

Vigorello 2008

Una delle poche annate frutto di un taglio bordolese classico: Cabernet Sauvignon, Merlot e una piccolissima aggiunta di Petit Verdot. Si percepisce un evidente distacco nello stile: è morbido, denso al palato, tornito dall’affinamento in legno. Ben fatto, ma il legame con il territorio non emerge così chiaramente.

Vigorello 1998

Il richiamo alle origini del Vigorello è più evidente in questo millesimo a base Sangiovese (più vitigni internazionali). Equilibrato, pur frutto di un’annata non eccezionale; privilegia toni di fiori secchi, sottobosco, tabacco. Negli anni Novanta la produzione tocca quota 40 mila bottiglie (ridotta in anni più recenti a 25 mila, secondo l’attuale strategia di premiumization dell’etichetta).

Vigorello 1988

Stessa base ampelografica (Sangiovese e uve internazionali), ma l’eccellente andamento vendemmiale sembra aver fermato il tempo. Il vino è più giovane e generoso del precedente millesimo, a tratti emerge un interessante fil rouge con l’annata più distante fra quelle degustate: la “nuovissima” 2018, in commercio solo da qualche mese.

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© Riproduzione riservata - 03/06/2022

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