Nove elenchi per Natale (5). I vini d’annata di Roger Sesto
Parlando di vini rossi, precedenza assoluta a Barolo e Amarone, in seconda battuta a Brunello di Montalcino e Barbaresco. Il consiglio è puntare sulle Cantine più legate alla tradizione: sono spesso capaci di proporre i vini più longevi e meno contaminati da effimere mode. Quattro nomi su tutti. Bartolo Mascarello per il Barolo: lui non produce cru o riserve, andate dritti all’annata e cercate di recuperare un 1989, il più paradigmatico, curioso e terragno come i contadini di Langa. Biondi Santi per il Brunello: potete chiedere la Riserva 1985, vino vitale, fresco, balsamico, infinitamente profondo e territoriale. Quintarelli per l’Amarone e, con la Riserva 1983, fareste bingo; il più esemplare degli Amarone, con quel suo inconfondibile stile d’antan, leggermente ossidativo; un po’ come osservare una natura morta fiamminga, crepuscolare e fascinosa. Bruno Giacosa per il Barbaresco: il suo Bricco Asili Riserva 1996 è probabilmente tra i più longevi Barbaresco di sempre, complice un’annata particolarissima, mal giudicata all’inizio, ma poi sorprendente.
Più complesso il discorso per le altre tipologie. I bianchi, da noi, pur essendovene molti dotati di grande longevità, non hanno ancora un vero mercato. Ma tre citazioni vanno fatte. Le Riserve della Cantina di Terlano: chiedete loro di darvi un Alto Adige Chardonnay 1996, minerale e speziato come un incenso d’Oriente; il Cervaro della Sala, capace nel 1999 di superare se stesso, con quella sua sapida burrosità; il longevo Trebbiano d’Abruzzo di Valentini 1992: un nettare cremoso al caffè.
Amate i passiti? Puntate su un cavallo di razza: l’Acininobili di Maculan, possibilmente del 1991.
Se il principale obiettivo è invece quello di cercare un grande vino maturo, allora si potrà andare alla scoperta di un Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe, nel Teramano, e si attinga dal suo listino una qualsiasi annata dagli anni Sessanta, magari la 1982. Si recuperino le annate degli anni Novanta del Verdicchio Villa Bucci Riserva o lo Schioppettino di Ronchi di Cialla. E, infine, i Marchesi di Barolo o di Borgogno e i loro Barolo 1971 o 1978.
Roger Sesto è un giornalista freelance e collaborare con le principali testate enogastronomiche. Proprio grazie al suo lavoro, è diventato un conoscitore del mondo del vino e in particolar modo delle vecchie annate. Per questa ragione ci suggerisce alcune etichette del passato che però possono considerarsi attualissime perché dotate di una lunga vita. Il dono giusto per chi è alla ricerca di una rarità.
Nove elenchi per Natale:
Le bollicine di Gianni Legnani
I bianchi di Adua Villa
I classici di Cesare Pillon
Il primo approccio di Giorgio Cotti
Il naturale di Fabrizio Penna
Le novità di Alessandro Torcoli
L’esclusivo di Enzo Vizzari
L’incontentabile di Alessandro Scorsone
© Riproduzione riservata - 10/12/2010