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Chi vendemmia al tempo del Covid?

Chi vendemmia al tempo del Covid?

Quarantene e controlli frenano l’arrivo di stagionali stranieri per la vendemmia. La burocrazia blocca le opportunità per disoccupati e i destinatari di ammortizzatori sociali italiani. Coldiretti: «Semplificazioni e voucher agricoli o raccolte a rischio».

Una vendemmia a ostacoli. Sulla raccolta d’uva nell’era del Covid, inaugurata col taglio dei primi grappoli di Chardonnay per le bollicine della Franciacorta e destinata a trascinarsi fino a novembre con Aglianico e Nerello, pesa l’emorragia di lavoratori stagionali con la manodopera straniera sbarrata dai tamponi al confine. E gravano anche le difficoltà burocratiche di offrire lavoro gli italiani o tendere la mano alle categorie sociali più in difficoltà. Una paradossale antitesi rispetto alla “sburocratizzata” Francia, che invece per salvare i preziosi raccolti di Bordeaux e Borgogna ha snellito le pratiche di reclutamento di manodopera “autoctona”, registrando un +40% di richieste. E allora chi si aggirerà tra i filari italiani in questa surreale annata 2020?

“Vendemmia Covid” con quarantene, tamponi e divieti

Il transito rallentato da Bulgaria e Romania in modo particolare, dove la temperatura da Coronavirus ha raggiunto livelli preoccupanti, significa seri problemi di reclutamento per i 110 mila lavoratori che abitualmente popolano d’autunno le vigne italiane. Quarantena di 14 giorni, tampone gratuito in fase di assunzione, misurazione giornaliera della temperatura e distanze di sicurezza scrupolose in un equilibrismo tra sostenibilità economica e rigore sanitario che rischia di rallentare drasticamente la raccolta. Un altro macigno in un annus horribilis per il settore, che tuttavia stima una produzione attorno ai 45 milioni di ettolitri, con un calo contenuto e pari al 5% sul 2019.

I ritardi del “decreto flussi”

«Alla gestione delle quarantene si aggiungono le difficoltà derivanti dalla mancanza del decreto flussi 2020», sottolinea Romano Magrini, responsabile nazionale di lavoro relazioni sindacali di Coldiretti, «che impedisce l’ingresso di nuovi lavoratori e la mancata possibilità di allungare i permessi di lavoro stagionali relativi a soggetti arrivati con lo scorso decreto 2019 e di fatto scaduti per proroga il 31 agosto». In alcune regioni vinicole, come nelle terre del Nebbiolo, queste difficoltà possono decimare la forza lavoro delle cosiddette “cooperative senza terra”, in cui di solito il 40% della manovalanza arriva dall’Est Europa e ha un’occupazione assicurata da marzo fino a novembre.

Vendemmia Covid Coldiretti
Romano Magrini, responsabile nazionale di lavoro relazioni sindacali di Coldiretti

Poche braccia per vigne del Nord

«Difficoltà importanti sono quelle che avremo in Piemonte e Friuli», prosegue Magrini, «o in situazioni come nel distretto di Rauscedo, il più grande complesso vivaistico del mondo per la produzione di barbatelle, che ogni anno si avvale di lavoratori stagionali fortemente specializzati, quindi difficilissimi e costosi da sostituire, e provenienti dall’area balcanica». Ma lo stesso discorso si estende facilmente a decine di aree vinicole in particolare del Nord Italia dove la conformazione del terreno ostacola spesso la raccolta meccanizzata e richiede la mano dell’uomo.

Tira e molla sul voucher

La via parallela seguita da Coldiretti è quella di un voucher agricolo «supersemplificato» per offrire impiego agli italiani percettori di ammortizzatori sociali e i cui stipendi «sono stati decurtati dalla cassa integrazione Covid». «Una battaglia che, se vinta, avrebbe permesso di mantenere reddito in Italia e al contempo offrire impiego a migliaia di persone», ma che è andata a sbattere contro «il “no” ideologico dei sindacati», spiega Magrini. «Il voucher è uno strumento di allargamento della platea di lavoratori perché in nessun caso può essere rivolto a quel 1,2 milioni di lavoratori già impiegati nel settore. E riteniamo possa rappresentare un aiuto reciproco tra produttori in crisi e almeno 25 mila persone che oggi più che mai hanno bisogno di lavorare».

Iniziative in Alto Adige e Lombardia

Un reclutamento stagionale, rivolto a giovani e disoccupati è stato avviato in Alto Adige, con la stessa Coldiretti in collaborazione con Agenzia del lavoro, Confederazione italiana agricoltori, Confagricoltura e Associazioni contadini trentini. Iniziativa simile, ma indirizzata ai beneficiari del reddito di cittadinanza, è quella nata in Lombardia, spinta dagli assessori regionali per far fronte al fabbisogno di 4-5 mila paia di mani per staccare i primi (e si spera ultimi) grappoli al tempo del Coronavirus.

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© Riproduzione riservata - 09/09/2020

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