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Tedeschi presenta il suo archivio di vecchie annate

13 Febbraio 2024 Monica Sommacampagna
Tedeschi presenta il suo archivio di vecchie annate
L’archivio si articola intorno a un tavolo da degustazione cinto da teche in gabbie metalliche che le bottiglie

Una vera e propria libreria di bottiglie che dimostrano l’evoluzione della produzione della Valpolicella, ma soprattutto la longevità dell’Amarone, rosso capace di sfidare i decenni trasformandosi da prodotto gastronomico a sontuoso vino da meditazione

Qual è il potenziale di longevità dei vini di pregio? Quante opportunità di investimento possono riservare in un mercato secondario? A queste e ad altre domande stanno rispondendo sempre più Cantine in Italia, alimentando un collezionismo che si sta progressivamente diffondendo, oltre a contribuire a impreziosire le carte dei vini dei ristoratori.

Un nuovo archivio storico per Tedeschi

Nel 2022 Bertani ha lanciato il progetto The Library, mentre a fine gennaio Tedeschi ha inaugurato il suo archivio nella sede aziendale di Pedemonte (Verona). La scelta di tenere da parte bottiglie storiche ha preso le mosse anni fa dalla volontà di monitorare nel tempo le loro potenzialità espressive e dal 2005 è stata sistematizzata, garantendo tra le 600 e le 1000 bottiglie a vendemmia, che vengono rese disponibili anche per la vendita. Quelle precedenti al Duemila, in numero più ridotto, sono riservate a esclusive degustazioni verticali. Per dare un’idea dei prezzi franco cantina, si parte da un Amarone Capitel Monte Olmi 2005 a 190 euro e un Amarone Marne 180 del 2006 a 132 euro. Si possono acquistare anche i cru di Valpolicella Superiore come Maternigo (dal 2011) e La Fabriseria (dal 2006).

L’esclusiva degustazione di Amarone dal 1974 al 2011

La sala sotterranea dove è stato organizzato l’archivio si articola intorno a un tavolo da degustazione cinto da teche in gabbie metalliche che ospitano circa 6.800 bottiglie su un totale di 27.000 complessive. In questo luogo di grande atmosfera e luci soffuse, a parlare nei giorni scorsi sono stati i vini aziendali, e in particolare l’Amarone, protagonista di una degustazione di 15 annate che hanno ripercorso la storia della Valpolicella, evidenziando lo stile delle etichette di casa Tedeschi dal 1974 al 2011, al netto dell’andamento climatico.

La fiducia verso un vino dallo stile identitario

Quanto può essere longevo un Amarone? A fronte di perplessità del mercato manifestate a Riccardo Tedeschi sulla possibilità di superare i dieci anni, la famiglia ha risposto versando nel bicchiere referenze che hanno fino a mezzo secolo di età. «Negli anni Novanta non si pensava a tenere da parte vino, importava vendere», ricorda Sabrina Tedeschi. «Fino al 1995 l’Amarone era un vino complicato da commercializzare, si temeva l’invenduto. Ma la fiducia nello stile di famiglia, che coniuga note di frutta di bosco con sentori speziati e con una vibrante acidità, ci ha spinto sin dal 1990 a conservare bottiglie che testimoniano la fiducia e l’impegno devoluti nel corso delle annate». L’obiettivo era verificare non solo la tenuta del vino, che anni orsono non era il bestseller di oggi, ma valutare anche i metodi più adatti per difendere l’identità enologica delle etichette Capitel Monte Olmi, La Fabriseria e Marne 180.

Gli assaggi a ritroso, dal 1979 al 1995

«Il nostro obiettivo era proporre vini da abbinare ai cibi, ma il viaggio a ritroso nel tempo ha fatto emergere rossi da meditazione», hanno commentato Sabrina e Antonietta Tedeschi. Tra i quindici rossi in assaggio di cinque decadi, alla seconda categoria appartengono un Recioto della Valpolicella Amarone Doc Classico 1979 granato dai sentori di arancia rossa, spezie e note ferrose ben bilanciate. A esso va aggiunta una tripletta degli anni Ottanta: La Fabriseria Recioto della Valpolicella Amarone Classico 1988, Recioto della Valpolicella Amarone Classico 1985 e La Fabriseria Recioto della Valpolicella Amarone Classico 1983. In degustazione anche La Fabriseria Amarone della Valpolicella Classico 1995, testimone della “vendemmia del secolo”, con note di sottobosco, tartufo e menta piperita.

Dall’annata 1990 alla 2011

Risalendo temporalmente con le annate, Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella Classico 1990 coniuga sentori di prugna, cuoio e cipria. Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella Classico 2000 ha confermato le prerogative di un’annata in cui le uve sono maturate nelle migliori condizioni possibili, ottima sintesi di marasca e cuoio e ha una manifestato una leggera astringenza tannica che fa preludere a nuovi anni felici. Note floreali, tamarindo e chinotto caratterizzano l’Amarone della Valpolicella Doc Classico 2007. Potenza e sapidità al passo con la bevibilità durante i pasti contraddistinguono un grintoso Amarone della Valpolicella Marne 180 2017. Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella Docg Classico Riserva 2011 ha un’ottima consistenza anche tannica e presenta note di cassis, prugna e spezie che sfumano nel sandalo.

Tedeschi archivio
I produttori Sabrina, Antonietta e Riccardo Tedeschi

Il progressivo aumento di alcol e tannicità negli anni Novanta

«Quando sono entrato in azienda, nel 1989, quello che solo sino all’anno dopo era chiamato Recioto della Valpolicella Amarone Classico Doc faticava a raggiungere i 15 gradi alcolici dopo l’appassimento, quindi, la nostra cantina puntava a ottenere il massimo della concentrazione», spiega Riccardo Tedeschi. «Allora le uve Corvina e Corvinone maturavano mantenendo naturalmente la freschezza, il frutto e il colore, senza presentare eccessi zuccherini. Con mio padre Lorenzo l’acidità equilibrava tannini e alcol e rendeva il vino elegante come lo volevamo. Poi i tempi sono cambiati, negli anni Novanta sono aumentati gli zuccheri nei grappoli, quindi, ho spinto sulla tannicità e sulle concentrazioni, per mitigare l’alcolicità che stava già crescendo».

Anche il sistema di allevamento si è modificato nel tempo

«Negli anni Duemila siamo passati, quindi, dalla forma di allevamento a pergola, con rese più alte, a rese più basse e al Guyot, preservando sempre gli aromi varietali caratteristici ed evitando i vini “marmellatosi” correlati ad annate siccitose come la 2003», conclude Lorenzo Tedeschi. Oggi, complici gli andamenti climatici bizzarri, l’azienda sta anche tornando a forme di allevamento “a mezza pergola” per mantenere l’acidità al passo con gli zuccheri. L’invecchiamento avviene da anni in botti grandi.

I cambiamenti in vigna e in cantina

Tra le tappe agronomiche ed enologiche più importanti affrontate da Tedeschi rientrano l’appassimento a temperatura controllata per preservare la componente aromatica e abbassare leggermente il grado a partire dal 1996. Dal 2005 è stata introdotta l’Oseleta appassita per gli Amarone delle etichette Capitel Monte Olmi e La Fabriseria. Lo studio avviato dal 2017 con il professor Maurizio Ugliano e il dipartimento di biotecnologie dell’Università di Verona ha consentito, inoltre, di riscontrare marcatori aromatici per i diversi terroir di provenienza delle uve.

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