In Italia

In Italia

Santi: non è solo questione di appassimento, ma di stile

18 Gennaio 2023 Alessandro Torcoli

Abbiamo visitato la storica azienda della val d’Illasi, la più orientale
della Valpolicella e molto vocata alla produzione dei rossi. Il direttore
Cristian Ridolfi ci ha accompagnato alla scoperta di caratteri ben definiti.

La voce pacata di Cristian Ridolfi, direttore ed enologo, ci conduce nelle storiche cantine di Santi, in Valpolicella, o meglio nella valle d’Illasi, la più orientale e rurale. L’idea di una crescita economica in armonia e non in contrasto col territorio si respira nei saloni e nelle vigne, rispettate e preservate, con un’età media di 50 anni, radici e terreni ricchi di licheni e microrganismi.

La valle d’Illasi: una culla per i vini rossi

«Una biodiversità pazzesca», sbotta Ridolfi con orgoglio. Le argille pesanti agevolano la longevità dei vini, ne sostengono le acidità. L’ambiente è pregevolmente agricolo, di un Veneto operoso e ordinato senza capannoni. «La valle di Illasi è ideale per la produzione di vini rossi», spiega Ridolfi. «Un tempo si chiamava “valle secca” per l’assenza di torrenti o sorgive. È meno piovosa, soleggiata e aperta. Il terreno è drenante, e ne derivano basse rese naturali».

Spazi piccoli per produrre grandi vini

Ci troviamo da Santi a fine vendemmia. «L’annata 2022 è stata buona, con pochi trattamenti», conferma l’enologo. Qui si portano in appassimento circa 2.200 quintali d’uva, 70-80 mila bottiglie di due Amarone (rispettivamente con 3 e 5 anni di invecchiamento), più uno di cui diremo a breve. L’appassimento dura 4 mesi. Non aspettatevi la grande cantina, l’ambiente nel quale ci muoviamo è contenuto. «E il fatto che sia piccolo», dice Ridolfi, «ci consente anche di tenere le temperature facilmente sotto controllo. Durante la fermentazione abbiamo 26° C fissi».

Legni di ciliegio, castagno e rovere

La cifra stilistica dei vini sta nella compostezza. Sono tutti “tirati a secco”, senza cedimenti a dolcezze ruffiane. L’Amarone si eleva per un anno in tonneaux e poi in botti grandi da 50 ettolitri. La bottaia sfoggia legni di ciliegio, castagno e rovere. Il maestro Ridolfi ci impartisce una bella lezione, con la consueta modestia: «Il ciliegio generalmente piace, bisogna stare attenti a non esagerare con l’allenamento – non più di 3 mesi – perché poi il vino cade rapidamente; il castagno conferisce meno vaniglia rispetto al rovere, più spezie verdi (chiodo di garofano, pepe), è interessante ma meno familiare al pubblico».

Carlo Santi 1843, l’ultima novità

Vi suggeriamo di provare una novità (il terzo Amarone di cui sopra): Carlo Santi 1843, annata 2016 che coincide con il rinnovo della cantina. Le uve provengono da colline sui 400 metri, terreni alluvionali, argille che danno colore e una freschezza che sostiene l’alcol (16% vol.). Caratterizzato dalle spezie dolci, con intensità di frutto (amarena e lampone). È morbido, ma secco (zero zuccheri), deciso ma elegante al palato.

Foto: l’antico studio di Carlo Santi

In Italia

Freccianera Club: l’anima contemporanea della Franciacorta

Nato cinque anni fa, è la naturale evoluzione di una filosofia produttiva […]

Leggi tutto

Camminiamo a piede franco sui sentieri del Carignano

Nel Basso Sulcis è stato inaugurato un percorso a tappe che tocca […]

Leggi tutto

Gavi, carta di identità e appunti di degustazione di un bianco decisamente moderno

Alla scoperta della produzione Docg in 14 calici di altrettante Cantine, con […]

Leggi tutto

Le cinque giornate WOW! Milano: tutto sulla data del 10 novembre

L’appuntamento è all’Enoluogo di Civiltà del bere con ingresso gratuito previa registrazione. […]

Leggi tutto

Doc Lago di Caldaro: tre interpretazioni della zona classica  

Le scelte agronomiche ed enologiche di Cantina Kaltern, Manincor e Klosterhof, tra […]

Leggi tutto

Surgiva e la mission di valorizzare l’originaria purezza dell’acqua

Compie 50 anni il marchio trentino della famiglia Lunelli leader nell’alta ristorazione […]

Leggi tutto

Gavi: un vino moderno, sempre più studiato e in grado di difendersi dal global warming

Nel 2023 il Consorzio di Tutela ha avviato un progetto in collaborazione […]

Leggi tutto

Conoscere per custodire: Tenuta San Guido riapre al pubblico il Rifugio faunistico Padule di Bolgheri

Istituita nel 1959 da Mario Incisa della Rocchetta, la Riserva ospita più […]

Leggi tutto

Amarone della Valpolicella: Case Vecie e la rivoluzione di Brigaldara

A 500 metri d’altezza c’è chi sta silenziosamente trovando nuovi significati per […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati