Rottensteiner e Podere Castellaccio: convergenze parallele tra Santa Maddalena e Bolgheri
A Milano abbiamo pranzato con i titolari di due aziende che hanno poco in comune, ma che producono ottimi vini di territorio. Da un lato Rottensteiner, in Alto Adige, dall’altro Podere Castellaccio, a Castagneto Carducci.
Un celebre magistrato, poi politico militante – Antonio Di Pietro – che forse solo i boomer ricordano, lanciò un tormentone: «Ma che c’azzecca?». Partiamo un po’ da lontano, ma la battuta ci è tornata in mente recandoci a un pranzo organizzato al Ristorante Trussardi di Milano da due aziende vinicole: Rottensteiner di Bolzano e Podere Castellaccio, di Bolgheri. Ciascuna con una sua proprietà, una sua storia, vini diametralmente opposti.
Due mondi diversi a confronto
In effetti apparentemente non c’erano affinità, ma il gioco è stato divertente: l’una (Rottensteiner) è stata presentata da Eros Teboni, rinomato sommelier altoatesino, l’altra (Castellaccio) da Divina Vitale, critica enologica e curatrice del Bolgherese per il Gambero Rosso. D’altronde non si possono pensare vini più lontani di un Santa Maddalena, a base della gentile Schiava, e di un Bolgheri realizzato con Cabernet Franc e Pugnitello. Si sono assaggiati anche, da una parte, anche Pinot bianco (il carnoso Carniol) e il Lagrein (il vibrante Select Gries Riserva); dall’altra il Pugnitello “Somatico”, da vitigno autoctono – in vero del Chianti e trapiantato a Bolgheri dove è una firma del Castellaccio – e il fragrante Vermentino.
Cabernet Franc e Pugnitello in pieno stile Bolgheri
«Podere Il Castellaccio», ha raccontato il titolare Alessandro Scappini, «si trova a Castagneto Carducci, nel cuore di Bolgheri. Alla base della nostra filosofia sono le radici legate al territorio e l’amore per vitigni in cui crediamo molto: il Cabernet Franc e il Pugnitello, vinificato in purezza nel vino “Somatico” e unito al Cabernet Franc nel Bolgheri Superiore».
Schiava e Lagrein nel segno della piacevolezza
Dal versante altoatesino Hannes Rottensteiner ha ricordato: «La nostra famiglia è dedita alla vitivinicoltura nella provincia di Bolzano da 500 anni. Alla base dei nostri prodotti vi è l’idea di bere con piacere, concetto che ci porta alla creazione di vini unici, sinceri e autentici, inconfondibilmente legati alla tipicità e per questo principalmente monovarietali, come la Schiava e il Lagrein».
Vi raccontiamo ora due vini che abbiamo trovato molto interessanti, uno per uno, da godere con gioia e abbondanza. Di affinità tra i due non ce ne sono, ma meglio così: a ciascun terroir la sua storia e il suo sapore.
Da Santa Maddalena
Tenuta Hans Rottensteiner – Vigna Premstallerhof, Alto Adige Santa Maddalena Classico Doc 2021
Nasce da un 93% di Schiava e il resto Lagrein (per un tocco di colore e un’addizione di frutto), è un cru molto espressivo (selezione su 4 ettari a 450 metri), ancora oggi coltivato secondo il credo biodinamico dalla proprietaria Gertrud Vogel, di origine svizzera. Hannes Rottensteiner, in questo caso, ha il compito di esaltarne il carattere. La vigna è esposta a sud-est, i terreni sono sciolti e porfidici, il che si traduce in eleganza e stoffa. Al naso è un vento di fresco di rosa bianca, lampone e polvere di roccia. Al palato è morbido, equilibrato, sapido, fresco. Il tannino leggero e morbido.
Da Bolgheri
Il Castellaccio, Bolgheri Superiore Doc 2020
Scendiamo a 150 metri, comunque non pochi per Bolgheri. Le viti allevate ad alberello, tra i 7 e i 25 anni, poggiano su terreni scistosi di galestro. Il mosto fermenta in inox a temperatura controllata sulle bucce per 55 giorni. Dopo la svinatura il vino rimane per 12 mesi in barrique di rovere francese e per 12 mesi in anfore di impasto ceramico. Segue l’imbottigliamento e un ulteriore affinamento di almeno 6 mesi in bottiglia. Al naso dapprima si presenta floreale, con tocco erbaceo di peperone, poi si scoprono le more e il cioccolato, con finale tipicamente balsamico. Quando si apre nel calice, la frutta (fragola) si fa ancora più precisa. Ha morbidezza, eleganza, profondità e sapidità.
Foto di apertura: a sinistra Hannes Rottensteiner, il sommelier Eros Teboni, la critica Divina Vitale e Alessandro Scappini
Tag: Alessandro Scappini, Divina Vitale, Eros Teboni, Podere Castellaccio, Rottensteiner© Riproduzione riservata - 22/02/2023