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Montezovo e il suo Amarone d’alta collina

18 Maggio 2024 Civiltà del bere
Montezovo e il suo Amarone d’alta collina

Fruttato, fine ed elegante, nasce dalle uve coltivate nei vigneti della tenuta di Tregnago, in Valpolicella Orientale, tra i 350 e i 600 metri d’altitudine. Qui si segue il protocollo di produzione integrata SQNPI e i grappoli appassiscono in loco, in un fruttaio tecnologicamente avanzato e sostenibile.

Sono tanti i luoghi che Diego Cottini ha esplorato di persona negli anni, selezionando quelli più in altura, circondati da boschi incontaminati, con l’idea di portarli a nuova vita. Qui, strappandoli a volte a terreni incolti e abbandonati, ha impiantato vigneti con cura meticolosa, arrivando a possedere, dopo oltre 25 anni dalla nascita della sua azienda Montezovo, 170 ettari tra Valpolicella, Garda, Lugana e Lessini Durello, la maggior parte dei quali si trova al di sopra dei 550 metri d’altezza, fino a spingersi ai 950.

Una visione lungimirante

Una scelta che oggi si può definire lungimirante, ma che allora fu pionieristica e animata dalla volontà di dar vita a vini fini, freschi ed eleganti.
«Ho fatto una rivoluzione!», racconta Diego Cottini, affiancato ora dai figli Michele, alla produzione, e Mattia, alla direzione commerciale. «Sono nato nella Valpolicella Classica – l’azienda della famiglia d’origine è a Fumane, nda – e mi sono spostato nella zona orientale, portando con me la tradizione e i valori di mio nonno e mio padre, reinterpretandoli in un territorio dal microclima profondamente diverso».  

La prima azienda italiana Biodiversity Friend

I vigneti della Valpolicella Orientale si trovano in alta collina, tra i 350 e i 600 metri d’altitudine, nella tenuta di Tregnago, a un’ora di macchina dalla Cantina di Caprino Veronese. «Qui una volta non c’era nulla, solo prati, pascoli e rovi intorno alla villa, che oggi è stata recuperata e viene data in affitto come Casa Maffei. I suoli sono calcarei marnosi, d’origine oceanica, ricchi di pietre frantumate con fossili: sembra quasi che la vigna esca dalla roccia», spiega Cottini. Si coltiva secondo il protocollo di produzione integrata SQNPI in combinazione con il sistema di certificazione “Biodiversity Friend”, di cui Montezovo, prima tra le aziende vitivinicole italiane, si fregia dal 2013.

Un Amarone al passo coi tempi

In questi luoghi, circondati da 33 ettari di boschi, che insieme ai residui di potatura riforniscono la caldaia a biomasse che rende energeticamente autonoma la Cantina, nasce l’Amarone della Valpolicella Docg, presentato a Vinitaly con l’annata 2019: «Un rosso fruttato ed elegante, fiero delle sue origini d’alta collina. Un vino per pasteggiare, non da meditazione, che nasce dopo un affinamento in legno (anche barrique) che arrotonda i tannini senza essere prevaricante», conclude Cottini. Le uve Corvina (70%), Corvinone (20%) e Rondinella (10%) appassiscono nel fruttaio costruito direttamente in vigneto. Un altro fiore all’occhiello dell’azienda, tecnologicamente all’avanguardia, a ventilazione naturale con finestre automatizzate che si aprono e chiudono da remoto in base al grado di umidità registrato, e con tetto coperto da pannelli fotovoltaici

MONTEZOVO 

località Zovo 23
Caprino Veronese (Verona)
045.62.80.157
info@montezovo.com
www.montezovo.com

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Realizzato in collaborazione con Montezovo

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2024. Acquista

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