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“Meteo-enologia” (III): per Mariani servono previsioni a medio termine

“Meteo-enologia” (III): per Mariani servono previsioni a medio termine

Ecco il seguito dell’intervista all’agrometeorologo Luigi Mariani sulle influenze dei cambiamenti climatici in vigna e in cantina (clicca qui per leggere la prima parte). Domani a rispondere alle domande di Civiltà del bere sarà l’agronomo Attilio Scienza.

L'agrometeorologo Luigi Mariani

– Professor Mariani, come è cambiato il clima europeo negli ultimi decenni?
«Le temperature sono state relativamente stazionarie dall’inizio degli anni Cinquanta fino alla metà degli anni Ottanta, poi tra il 1985 e il 1989 (le analisi statistiche puntano l’attenzione sul 1987) si è verificato improvvisamente un gradino termico medio di circa +1° C, al quale è seguito un nuovo periodo stabile che sta tuttora proseguendo. Ma se limitiamo l’analisi a zone più ristrette scopriamo che nell’area euromediterranea, che include anche l’Italia, l’aumento è stato di ben +1,5° C , mentre nell’area nord europea che va dal centro della Francia a salire si è registrato un incremento di solo +0,5° C».

– A questo punto la domanda sorge spontanea: che cosa è accaduto nel 1987?
«Per comprenderlo dobbiamo ampliare gli orizzonti e ragionare come dei meteorologi, cercando la motivazione nell’ambito dei moti delle grandi masse d’aria che seguono precise traiettorie. Il clima europeo è regolato dalle correnti occidentali, cioè da un grande fiume d’aria che si sposta da ovest verso est e sulle cui ali scorrono le perturbazioni che arrivando dall’Atlantico portano pioggia e vita al nostro continente. Quando queste correnti, che percorrono il globo terrestre, incontrano negli Stati Uniti le Montagne Rocciose, la più grande catena longitudinale a ovest dell’Europa, si increspano e vengono dirottate lungo il Golfo del Messico dove si arricchiscono di aria calda sub tropicale, per poi riprendere il cammino verso il sud Europa dove creano potenti anticicloni sub tropicali portatori di clima caldo o mite, il più famoso dei quali è quello delle Azzorre citato sempre dai metereologi. Nel 1987 è avvenuto un cambiamento molto evidente, cioè le correnti occidentali si sono intensificate, determinando minori perturbazioni fredde dalla Siberia con conseguenti inverni più miti, meno neve e arretramento generalizzato dei ghiacciai alpini. In pratica fino al 1987 da marzo ad agosto l’anticiclone sub tropicale spingeva il suo margine più settentrionale fino all’Appennino tosco-emiliano, mentre dopo tale data la sua posizione media si è localizzata stabilmente circa 800 chilometri più a nord, più o meno sopra la zona viticola della Champagne. Quindi buona parte della viticoltura italiana del nord Italia sta vivendo condizioni climatiche simili a quelle del sud Italia dei primi anni Ottanta, mentre zone viticole continentali europee sperimentano condizioni simili a quelle della pianura padana di allora. Dal punto di vista pluviometrico stiamo assistendo a una diminuzione delle piogge dalla metà della Francia scendendo verso sud e a un aumento salendo verso nord, anche se violenti fenomeni temporaleschi a livello locale rendono a volte poco evidenti queste tendenze, comunque in atto da poco più di un ventennio».

Vigne colpite dalla grandine

– E se portassimo i vigneti in quota come avevano fatto i monaci medievali?
«Piantare alcuni vigneti a 800-1000 metri può essere una soluzione per chi ha la possibilità di farlo, ma anche un azzardo imprenditoriale, perché i fenomeni di cui stiamo parlando non necessariamente si adatteranno agli scenari metereologici che vengono fatti circolare e che prevedono una fase calda fino al 2100 circa. Qualsiasi ipotesi sul lungo periodo può essere smentita dai fatti, e mi permetto di far notare che finora la natura ha sempre presentato i cambiamenti climatici sotto forma di gradini termici, mentre il quadro proposto è basato prevalentemente sull’aumento dell’anidride carbonica che dovrebbe determinare un incremento costante e progressivo delle temperature: alla luce di quanto abbiamo evidenziato in precedenza mi pare giusto di sollevare qualche dubbio sulla sua attendibilità. Nulla esclude che fra qualche tempo si verifichi un ulteriore scalino termico verso l’alto oppure verso il basso. Fossi un viticoltore chiederei all’agrometeorologia di offrire previsioni a medio termine (fino a 15 giorni) sempre più serie ed efficaci mentre diffiderei di quelle a lunga scadenza (a 2-6 mesi)».

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© Riproduzione riservata - 17/10/2012

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