L’Île-de-France torna ad essere terra da vino

L’Île-de-France torna ad essere terra da vino

Se la piccola vigna di Montmartre è nient’altro che il biglietto da visita della Francia vitivinicola, basta andare a mezz’ora di auto da Place de la République, al centro di Parigi, per trovare veri e propri vigneti dove si coltivano Chenin blanc, Chardonnay, Merlot e Pinot noir. Siamo a Davron, un tranquillo villaggio di 350 anime nella piana di Versailles all’interno della regione de l’Île-de-France.

Una regione che nel XVIII secolo vedeva la coltivazione di circa 45 mila ettari di vigna, che la fillossera e l’arrivo delle linee ferroviarie avevano pressoché cancellato. Oggi di questo patrimonio viticolo sono rimasti solo un centinaio di appezzamenti per il consumo familiare. I vigneti che producono uve per vini destinati alla vendita sono invece quasi scomparsi del tutto.

I filari alle porte della Ville Lumière

A risvegliare la tradizione vitivinicola della regione parigina ci hanno pensato tre giovani: Adrien Pélissié, Julien Brustis e Julien Bengué. Dopo aver iniziato come négociants nel 2015 fondando nella capitale la Winerie Parisienne, i tre amici hanno deciso di diventare essi stessi vignerons all’interno dell’Île-de-France. Una vera e propria scommessa in una regione dove le proprietà fondiarie costano un occhio della testa; non era facile reperire terreni a sufficienza per piantare vigne. Dopo un anno di ricerche, finalmente, trovano 27 ettari di un terreno povero, calcareo e sassoso, improduttivo da una quindicina d’anni, che non interessava agli agricoltori di prodotti cerealicoli. Una zona, quella di Davron, dove oltre ai sentori di cavoli e di erbe aromatiche, si può avvertire in lontananza l’odore dell’asfalto parigino.

Visitatori alla Winerie Parisienne

Una terra in cui reinventare la tradizione vinicola

Julien Brustis, enologo diplomato a Bordeaux con un passato a Château Latour-Martillac e Château Angélus, ma anche con Philippe Melka in Napa Valley e in Corsica, decide di vinificare tutte le cuvée in singole varietà per comprendere meglio il terroir dell’Île-de-France. Per lui avere una terra vergine in cui tutto deve essere inventato è un sogno. Anche Adrien Pélissié, un padre vigneron a Bordeaux e cugini altrettanto vinicoli in Corsica, e con esperienze commerciali in Australia, California e Cina, non sembra essere imbarazzato da una tradizione vinicola radicata. Da qui la scelta comune di utilizzare per la nuova avventura a Davron tecniche ancestrali e tecnologie avanzate insieme.

Nasce l’associazione dei viti-vinicoltori dell’Île-de-France

«È una scommessa, la nostra», dice Julien Brustis. «Ed è anche un modo per affrontare la concorrenza internazionale e per esplorare nuove regioni vinicole. Un esempio? Dove non era pensabile produrre uve di qualità cinquanta o sessanta anni fa, ora è possibile!». A seguito della loro iniziativa anche alcuni coltivatori di grano pianteranno viti nelle loro fattorie l’anno prossimo e le loro uve saranno vinificate dalla Winerie Parisienne. «Abbiamo creato un’associazione di viticoltori e vinificatori nell’Île-de-France con una dozzina di attori», spiega ancora Julien. «Riteniamo infatti di avere un disciplinare di buone pratiche enologiche e ambientali, e se vuoi crescere bene, devi andare nella stessa direzione».

Il Merlot della Winerie vinificato sulla Tour Eiffel

Al momento Winerie Parisienne ha piantato una decina di ettari in coltivazione biologica, ma l’obiettivo è raddoppiare presto la superficie. Del resto, in poco tempo l’intraprendente trio è già cresciuto bene; oggi troviamo i loro tini e barrique addirittura sulla terrazza del primo piano della Tour Eiffel. È là infatti che Winerie Parisienne vinifica una parte del loro Merlot. Un semplice argomento di marketing? «Evidentemente questo è un ottimo colpo ad effetto e un simbolo molto forte», dice Adrien Pélissié. «Il nostro obiettivo però è soprattutto che il nostro vino sia buono». Il verdetto arriverà tra pochi mesi, quando i consumatori parigini potranno andare a comprare le loro bottiglie direttamente in azienda. E tutto questo a mezzora da casa!

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© Riproduzione riservata - 26/03/2020

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