Alle criticità degli ultimi anni si reagisce incrementando la qualità, l’export e scommettendo sulla sostenibilità. Sarà essenziale la capacità di essere presenti e solidi sui mercati internazionali, in particolare su quelli europei. Lo sviluppo delle Cantine sociali sarà garantito dai processi di fusione e riorganizzazione commerciale.
L’articolo fa parte della Monografia Il vino che sarà (Civiltà del bere 4/2024)
Il tema del rilancio del vino italiano si è posto in questi ultimi due anni sulla scorta delle difficoltà emerse nel settore, da un lato per il netto calo produttivo che ha portato nel 2023 a un risultato negativo storico per il nostro Paese e dall’altro per le cospicue giacenze soprattutto di vini rossi che stanno penalizzando molte aziende, cooperative e territori, anche a causa degli effetti dei cambiamenti climatici.
La risposta vincente del mondo cooperativo italiano
A queste criticità il mondo del vino italiano, in particolare quello cooperativo, ha saputo reagire con un incremento dei livelli qualitativi, buone performance nell’export e con una vision innovativa, che ha messo al centro la sostenibilità, il valore del territorio, la cultura del vino e delle tipicità enologiche, e la capacità di promozione sui mercati internazionali. Il quadro, quindi, è in generale problematico, ma va sottolineata la capacità di reazione dei vitivinicoltori che stanno operando con determinazione per offrire ai consumatori nuove opportunità. Come cooperazione europea, che rappresenta la maggior parte della produzione vitivinicola del continente, da tempo abbiamo avviato una riflessione approfondita per individuare delle misure da adottare per il futuro del vino. In questo senso dico subito che anche in chiave nazionale non ci può essere una sola risposta ma un mix di interventi che stimolino una ripresa del settore. Per questo prima è stata fatta un’analisi approfondita del contesto economico e sociale in cui il vino si trova a interagire.