Famiglie Storiche vs Consorzio, primi segni di pace in nome dell’Amarone?

Famiglie Storiche vs Consorzio, primi segni di pace in nome dell’Amarone?

Nuovo capitolo (non la fine) della battaglia che ha opposto il Consorzio di tutela vini della Valpolicella e le Famiglie Storiche sull’utilizzo del vecchio marchio Famiglie dell’Amarone d’Arte in Italia e all’estero.

All’indomani del responso della Corte d’Appello sfavorevole alle Famiglie Storiche, Le Famiglie stesse hanno lanciato ieri, in conferenza stampa a Verona, la proposta di mettere a disposizione per la promozione della denominazione i 160.000 euro destinati invece alla pubblicazione della sentenza su due quotidiani nazionali (cui la sentenza stessa obbliga). Non si è fatta attendere la risposta del Consorzio di tutela vini della Valpolicella, che pur lodando l’iniziativa, ha ribadito gli obblighi della sentenza. In serata è giunta poi la contro-risposta delle Famiglie, in uno scambio apparente di colpi che, però, lasciano intravedere uno spiraglio di apertura da entrambe le parti.

La proposta delle Famiglie Storiche

L’associazione veronese, che riunisce 13 produttori di Amarone (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato), ha organizzato la conferenza stampa in Camera di commercio per rilanciare la sua proposta già avanzata al Consorzio di tutela lo scorso dicembre. Mancando i tempi tecnici per avere un riscontro dal Consorzio, ha depositato un ricorso in Cassazione entro la fine del dicembre 2019, con l’auspicio che la proposta venisse accolta e il ricorso, quindi, ritirato.
«Se il Consorzio è d’accordo, potremmo destinare quegli oltre 160.000 euro, incrementati del 10-15% dell’importo, per fini più utili della pubblicazione sui quotidiani», ha spiegato il presidente Alberto Zenato. «La nostra associazione da tre anni adempie gli obblighi di legge che ci hanno imposto a livello nazionale di non usare più il marchio “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, né quel bollino sulle bottiglie, e la sentenza è già stata riportata dai giornali locali e nazionali».
«In sede europea l’Ufficio per la proprietà intellettuale (Euipo) ha invece respinto le richieste avanzate dal Consorzio di tutela vini Valpolicella offrendoci la possibilità di utilizzare il vecchio marchio all’estero», ha aggiunto Sabrina Tedeschi, past president. «Siamo disposti a rinunciare alle due vittorie europee in caso di accordo con il Consorzio. Se il Consorzio non accetterà, invece, daremo esecuzione alle varie sentenze».

Alberto Zenato, presidente delle Famiglie Storiche

È tempo di trovare un terreno di lavoro comune

«Pensiamo al futuro, piuttosto che infierire sul passato», ha invitato Sandro Boscaini, past president. «Nel 2009 abbiamo costituito l’associazione preoccupati dall’aumento a 13-15 milioni di bottiglie l’anno di Amarone della Valpolicella in un mercato che poteva accoglierne fino a un massimo di 7 milioni e dall’abbassamento dei prezzi. Oggi vorremmo fare un reset, non battaglie legali, unendoci nel comune intento di valorizzare il patrimonio costituito nel mondo dall’Amarone della Valpolicella, senza disperdere risorse economiche inutilmente».

La risposta del Consorzio

La risposta del Consorzio, presieduto da Andrea Sartori, non si è fatta attendere: pur affermando di prestare attenzione e di valutare le proposte delle Famiglie, l’ente ha dichiarato di “aver già dato corso circa tre mesi fa a quanto disposto dal Tribunale di Venezia”, comportandosi nella vicenda giuridica “su richiesta del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali”. Sulla questione Euipo, il Consorzio precisa che “il giudice d’appello ha stabilito non corretta la sua decisione”. Viene ricordato, inoltre “che la sentenza accerta, tra l’altro, atti di concorrenza sleale in entrambi i gradi di giudizio, con condanna a risarcimento del danno da definirsi in separato procedimento. Inoltre si sottolinea la gravità di una condotta che a nostro avviso non può essere risolta con il semplice ‘lascito’ di una somma di denaro”.

Andrea Sartori, presidente del Consorzio Vini della Valpolicella

Le Famiglie ribadiscono la volontà di arrivare a un accordo

Sul coinvolgimento del Ministero delle Politiche agricole non concorda Alberto Zenato, che rimette tutto alla volontà delle parti e torna a ribadire la possibilità di risolvere la questione in sede stragiudiziale: «Il giudizio è civile e non c’entra il Ministero che, anzi, ha più volte auspicato la fine di ogni contenzioso». E precisa: «Nella lettera da noi inviata al Consorzio il 19 dicembre scorso, avevamo tra le altre cose dato la disponibilità di rientrare (a discrezione di ciascuna singola azienda de Le Famiglie Storiche) all’interno della compagine del Consorzio stesso. La nostra proposta mira a chiudere la querelle, mettendo gli stessi soci del Consorzio nelle condizioni di ridurre le spese del contenzioso legale che gravano anche sui bilanci dell’ente di tutela».

Uno spiraglio per il futuro

Tutti d’accordo sulla necessità di tutelare l’Amarone, ma l’ente consortile sottolinea che sarebbe meglio se “le proposte di riconciliazione fossero in futuro gestite da professionisti e non attraverso una conferenza stampa”. Su un aspetto Consorzio di tutela vini Valpolicella e Famiglie Storiche sono d’accordo: la querelle giudiziaria non rende onore a una tra le produzioni enologiche più apprezzate al mondo e dovrebbe chiudersi quanto prima. «Dovremmo concentrare l’attenzione sull’Amarone e sul suo mercato», aveva precisato Sandro Boscaini. «Gli oltre 160.000 euro della nostra proposta potrebbero, ad esempio, supportare la candidatura a patrimonio dell’Unesco delle tecniche di appassimento per Amarone e Recioto e la valorizzazione dell’area di produzione vinicola della Valpolicella, votata in Consiglio regionale qualche giorno fa».
“Quando le condizioni lo permetteranno, saremo pronti a investire insieme in favore della promozione del territorio”, conclude la nota ufficiale del Consorzio.

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© Riproduzione riservata - 24/01/2020

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