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Dom Pérignon, il mito si rinnova con il Vintage 2012 e il Vintage 2003 Plénitude 2

Dom Pérignon, il mito si rinnova con il Vintage 2012 e il Vintage 2003 Plénitude 2

La celebre Maison lancia il Vintage 2012 e “rilancia” il Vintage 2003, che viene proposto in versione Plénitude 2. Nel calice due Champagne straordinari, profondamente legati all’annata, di cui rivelano il carattere estremo in un equilibrio di contrasti.

L’uscita del Vintage di Dom Pérignon è una delle più attese tra gli estimatori di Champagne. Molti lo considerano il metro di paragone, la bussola per leggere l’annata e il suo potenziale aromatico ed evolutivo. Così è stato anche per il millesimo 2012, lanciato nei mesi scorsi a livello internazionale insieme al Vintage 2003 Plénitude 2, “seconda vita” del millesimo 2003.

Lo chef de cave Vincent Chaperon © H. de Puymorin

L’unicità del Vintage

«L’impegno incessante di Dom Pérignon nel realizzare solo millesimati rivoluziona le abitudini contemplative della degustazione, invitando a partecipare, a coinvolgersi attivamente, ad affermare il proprio gusto individuale e la propria interpretazione personale», spiega lo chef de cave Vincent Chaperon, che ha ricevuto il testimone dal grande Richard Geoffroy. «Ogni Vintage ci spinge a oltrepassare i confini di ciò che conosciamo, superando gusti predefiniti per scoprire nuove sensazioni… e scoprire noi stessi». Grazie alla sapiente arte dell’assemblage, ogni millesimo avvia un dialogo singolare fra la natura e il savoir-faire dell’uomo, ma anche con i Vintage che lo hanno preceduto. «È una creazione unica, una conversazione con una tensione armoniosa fra la singolarità della Maison e il particolare carattere dell’annata».

2012, un’annata piena di contrasti

La 2012 si è dimostrata a dir poco sfidante. «La natura ha mostrato il suo volto imprevedibile e implacabile, con una serie di eventi climatici estremi che hanno colpito i vigneti: gelate invernali e primaverili, piogge torrenziali, grandinate e ondate di freddo intenso mentre i vigneti stavano germogliando, oltre a forti ondate di calore estive. La vendemmia è iniziata tra il 10 e il 26 settembre, a seconda degli appezzamenti. L’assaggio delle uve ha rivelato un contrasto sorprendente, con un equilibrio paradossale fra acidità acuta e maturità esplosiva».

Equilibrio di opposti

Chardonnay e Pinot noir dai celebri villages di Chouilly, Mesnil, Hautvillers, Mailly, Ay e Bouzy per un «assemblaggio senza compromessi». Il risultato è uno Champagne vibrante, in equilibrio fra poli opposti. Perlage finissimo e persistente. Bouquet caleidoscopico in cui trovano posto fiori bianchi, albicocca, note vegetali di rabarbaro, menta, pepe bianco, poi zenzero, tabacco biondo pietra focaia. In bocca freschezza e concentrazione, precisione e ampiezza, avvolgenza e mineralità.

P2, la seconda vita dei Vintage

La prova d’assaggio prosegue con il mitico P2, il cammino verso l’eternità secondo Dom Pérignon. «Fin dalla creazione di ogni millesimato, un certo numero di bottiglie viene tenuto da parte nelle Cantine aziendali e destinato a una maturazione più lunga. Grazie a questo ulteriore tempo di attesa, l’attività all’interno delle bottiglie si intensifica. I lieviti trasmettono la loro energia al vino, generando una misteriosa infusione di vita». Oggi per la Maison è arrivato il momento di rilanciare il Vintage 2003 permettendo al grande pubblico di scoprire la sua “seconda pienezza”.  

2003, annata torrida e precoce

L’andamento climatico del 2003 merita qualche annotazione. «Resterà per sempre come l’anno che ha cambiato la storia dello Champagne. Gli effetti del cambiamento climatico, osservati già dalla fine degli anni Ottanta, si sono rivelati in tutta la loro tangibilità, catturando definitivamente l’attenzione collettiva. La combinazione di una rigida gelata primaverile, che ha fatto perdere il 70% del potenziale di Chardonnay della Côte des Blancs, e un agosto torrido che chiunque ricorda benissimo, hanno portato alla vendemmia più precoce nella storia della Champagne dal 1822, cominciata il 21 agosto».

Scelte innovative

Inutile dire che un’annata così atipica ed estrema, ha imposto un’interpretazione fuori dagli schemi e la presa in carico di una serie di rischi, con un approccio ispirato dall’intuizione «Per la prima volta è stato deciso di lasciar ossidare e scurire il vino nella pressa, in modo da alleggerire una struttura tannica troppo imponente. Poi si è aumentata la percentuale di Pinot noir, in proporzioni mai provate prima nel nostro assemblaggio, per dare maggiore equilibrio agli Chardonnay, dal carattere più simile a un Borgogna che a uno Champagne».

Maturità e pienezza

Dom Pérignon è stata una delle poche Maison a produrre il millesimo 2003 e oggi l’uscita di Dom Pérignon Vintage 2003 Plénitude 2 consente di rileggerne la storia e la traiettoria, a distanza di 17 anni. Nel calice uno Champagne di grande raffinatezza e complessità, maturo ed evoluto, ma ancora fresco e scattante. Il naso spazia dalle note agrumate di lime a quelle di frutta candita, poi pepe bianco, rosmarino e radice di liquirizia. Il sorso è generoso, tattile, dal lungo finale piacevolmente minerale che resta la firma della Maison.

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© Riproduzione riservata - 26/07/2021

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