Com’è dolce naufragar nel caos di Roma (Doc)

Com’è dolce naufragar nel caos di Roma (Doc)

A Vinitaly abbiamo avuto l’opportunità di riflettere sulla discussa Doc Roma, che ha di poco superato i 10 anni di vita e che quindi è una neonata se parametrata alla venerabile età dell’Urbe. Ecco alcune interessanti considerazioni anche alla luce di alcuni assaggi presso gli stand di Gaffino, Casale Vallechiesa e Cantina Villafranca.

La Roma Doc è una denominazione discussa, come d’altronde aveva destato perplessità la Doc Venezia nata anch’essa in quel periodo, per ovvi motivi: qualcuno le percepì come operazioni di marketing per barattare una fama planetaria con qualche bottiglia. Al netto della proverbiale furbizia italica, in questi casi non si possono emettere giudizi trancianti. Prendiamo il caso di Roma: la sua provincia si estende dal mare alle colline di Frascati e oltre, sui Castelli, e a ovest fino al confine abruzzese: territorio ampio con molte campagne, piane e colline, dove vigevano e vigono anche altre Denominazioni più o meno attraenti.

Al 50% Malvasia del Lazio per il bianco e Montepulciano per il rosso

Ma niente attrae più di lei, di Roma. È evidente, come è evidente che le vigne stanno sui colli, non a Piazza del Popolo. D’altronde è più suggestivo per tutti portarsi a tavola un’etichetta che reca il nome della Città eterna. Tutto sta naturalmente in quello che ci metti dentro, in quelle bottiglie chiamate Roma. Non solo per quanto riguarda la qualità intrinseca (siamo nella norma dei disciplinari di produzione italiani e la scelta finale spetta al singolo produttore, sono 32 in un’area molto estesa) ma soprattutto ci riferiamo all’identità del prodotto. Per il bianco la base dev’essere Malvasia del Lazio al 50% e per il rosso Montepulciano, sempre al 50%, ma per il resto si possono utilizzare svariati vitigni che danno personalità molto diverse ai vini.

Come si presentano i vini nel calice

Incrociando le due variabili, qualità e stile, risulta davvero difficile collocare i vini Roma Doc su una mappa enologica internazionale descrivendone chiaramente lo stile (cosa che chiunque scriva Disciplinari dovrebbe a nostro modesto avviso considerare, se lo scopo è tutelare e promuovere il prodotto). Nonostante il caos – nel senso della moltitudine di opzioni possibili – alla fine degli assaggi si ha la magica sensazione che la natura abbia fatto il suo corso, che clima, terreni e attitudine un po’ “piaciona” dei produttori prevalgano. Ovvero alla fine i bianchi Roma Doc hanno la cifra comune dell’intensità aromatica e del frutto brillante con un tocco di mineralità (a tratti vulcanica, come dev’essere); mentre i rossi Roma Doc si presentano soprattutto con bouquet di durone e more, più o meno speziate, e un palato ricco di frutto, con tannino morbido. Insomma, vini da bere con spensieratezza.

I nostri assaggi

Il giudizio sintetico, dopo aver passato del tempo con tre produttori tutti e tre interessanti, è che la qualità delle uve ci sia e l’entusiasmo nel promuovere i nuovi vini di Roma altrettanto. Ora vi raccontiamo in breve la nostra esperienza, raccomandandovi di cercare queste bottiglie, specialmente… a Roma (dove si vende la maggior parte della produzione).

Gabriele Gaffino produce il suo Roma Doc da vigne di 23 anni

Cantina Gaffino

Gabriele (Gaffino) ci presenta la sua tenuta tra Castelgandolfo e Pomezia: 39 ettari certificati biologici, 60.000 bottiglie tutte da uve proprie. Prima di dedicarsi al vino di Roma, Gabriele è stato direttore creativo in un’agenzia di comunicazione. Il nonno era nato a Glasgow, dove suo padre era giunto come migrante, e al ritorno in Italia aveva conquistato il suo appezzamento di terra. L’azienda è nata nel 1961.
Gabriele ci presenta un vino, il suo Roma Doc (rosso) in due annate. È composto da Montepulciano e Sangiovese (anche Petit Verdot nell’annata 2017). La chiave di lettura è la semplicità, resa interessante da terreni vulcanici e argillosi (specie per i rossi). Hanno struttura e ampiezza aromatica, metà affina in barrique e metà in acciaio, dopo 12 mesi si realizza il blend. Tostatura e frutta sono le due note dominanti. Le vigne hanno 23 anni, il prezzo a scaffale di questo vino si aggira tra i 14 e i 16 euro.

Roma Rosso Doc 2018

Il colore è rubino intenso. Il profumo ricorda soprattutto la ciliegia e il tabacco, con nota erbacea, buona freschezza (balsamicità) al naso. In bocca il tannino è pastoso, argilloso, il retrogusto di terriccio e spezie.

Roma Rosso Doc 2017

Al naso è complesso con tocco di lacca, sul sostrato di frutti rossi (amarena matura) e nota balsamica. Il tannino è avvolgente, il gusto succoso, con frutto intenso, spezie ed erbe aromatiche. Buon equilibrio tra acidità e maturità dell’uva, finale affumicato.

 Bruno Cristina e Aristide Gasperini titolari di Casale Vallechiesa, sul ciglio del Vulcano

Casale Vallechiesa

Storia piuttosto antica, quella alle spalle di Bruno Gasperini, giovane elegante straordinariamente simile a suo padre Aristide con il quale condivide anche gli occhiali fumé. Bruno è alla quinta generazione (fondazione 1880) e l’azienda è un’istituzione del Tusculano, a Frascati, sul ciglio del vulcano. Producono tra le 150 e le 200 mila bottiglie distribuite tra ristoranti ed enoteche. All’origine commercializzavano nelle osterie col “carretto a vino”. Bruno tiene a precisare che la famiglia è passata dal carretto alla blockchain (dato che uno spumante ora in affinamento è riservato al canale digitale). La Cantina si è anche rinnovata l’immagine nel 2016. Si percepiscono entusiasmo e voglia di investire. Un plauso all’enologo Carlo Roveda.

753, Roma Doc 2019

(Non chiedete anche voi come ho fatto io, stupidamente, perché…  un indizio: siamo a Roma!)
Dall’annata 2018 è un blend di Montepulciano e Cesanese, fifty-fifty, da vigne del 1999.
Il naso è preciso e intenso: mora matura e fragola. Al palato è avvolgente, con un bel tannino deciso ma vellutato, ottima acidità di supporto e finale piacevolmente pepato. Dopo l’assemblaggio delle vinificazioni separate il vino si affina in tonneaux da 500 litri. Sarà biologico dal 2023. Prezzo 20 euro.

Heredio, Frascati Superiore Docg 2018

Un grande bianco di Frascati da cui emerge tutta la mineralità vulcanica. Uve: 70% Malvasia puntinata, 15% Greco e 15% Bombino. Affinato per 12 mesi in tonneaux e 12 in bottiglia. Super seleziona di uve che esprime con intensità erbe mediterranee, fiore d’acacia con nota piacevolmente fumé (pietra focaia). Prezzo 16,5 euro.

Cantina Villafranca

Il ventisettenne Lorenzo Gasperini è un giovane uomo particolarmente posato. Tecnico agrario con specializzazione in Viticoltura ed enologia, sta studiando Economia all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Nel frattempo, segue la comunicazione, commercializzazione e le pagine social dell’azienda di famiglia, fondata nel 1909 dal bisnonno. L’azienda si estende su 50 ettari e produce attorno alle 800 mila bottiglie totali, solo da vigne proprie. Il principale mercato è la Capitale.

Roma Bianco Doc 2020

Ottenuto da uve Malvasia puntinata (80%) e Bombino, che aiuta a stemperare l’amaro, il vino sprigiona piacevoli profumi di pesca e fiori. Al palato il frutto è scorrevole e fresco, sapido, molto caratteristico, nel complesso di notevole equilibrio gustativo. Meno di 30.000 bottiglie prodotte, prezzo inferiore ai 10 euro allo scaffale.

Roma Rosso Riserva Doc 2017

Vigne ad Albano: 50% Montepulciano, 25% Cabernet Sauvignon e 25% Syrah. Il vino affina 24 mesi in barrique. All’olfatto domina il Montepulciano (intenso nella sua parte erbacea), con chiodo garofano e peperone arrosto. In bocca è succoso, morbido con tannino levigato e buona acidità. Circa 10.000 bottiglie prodotte, prezzo 12-14 euro.

Foto di apertura: la Doc Roma è nata nel 2011 e i produttori sono attualmente 32 © Consorzio Roma Doc

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© Riproduzione riservata - 28/04/2022

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