L'altro bere L'altro bere Anna Muzio

Caffè e tazzina bianca di ceramica, coppia inossidabile

Caffè e tazzina bianca di ceramica, coppia inossidabile

Questa storica alleanza è destinata a ritornare di moda (anche grazie ad un’iniziativa delle ferrovie tedesche). Tra i vantaggi per i coffee lover: la maggiore durata della crema così come del calore della bevanda, ma senza il rischio di scottarsi.

Plastica? No grazie. Nemmeno in viaggio, e neppure in treno. Dopo gli anni del lockdown e della pandemia in cui anche da noi sono comparse le odiose tazzine da asporto – in plastica, in carta, con cappuccio – torna l’eleganza e la praticità della classica, e potremmo ormai dire intramontabile, tazzina da caffè. Di porcellana, preferibilmente bianca, tra i simboli di quel bar all’italiana che, insieme alla Vespa e all’aperitivo al tavolino, ha fatto la storia dell’Italian way of living appezzato, come vuole la vulgata, in ogni dove.

L’iniziativa delle ferrovie tedesche

Ora dal tavolino del bar la tazzina approda al tavolino reclinabile del treno: non quello italiano però ma quello delle ferrovie tedesche, la Deutsche Bahn, i cui passeggeri dal 2023 possono ricevere il caffè in una tazza di porcellana “o vetro di alta qualità”, bello caldo, anzi bollente. Lo prescrive una recente legge federale che, dal 1° gennaio di quest’anno, obbliga bar e ristoranti a proporre un’alternativa riutilizzabile ai contenitori per asporto di cibo o bevande.
Plaudiamo all’iniziativa, perché di isole di plastica che galleggiano nei nostri mari ce ne siano fin troppe. E intanto andiamo a studiarci la storia di questa stoviglia indissolubilmente legata al caffè espresso, che l’ha accompagnato con il suo inimitabile tintinnio fin dalla prima apparizione all’American Bar di Angelo Moriondo a Torino negli anni Ottanta del XIX secolo.

Porcellana, creazione made in Cina

La storia della tazzulella in realtà è ancora più antica e precede quella dell’espresso. Furono i Cinesi durante la dinastia Tang (dal 600 al 900 d.C.) a produrre la prima porcellana, citata da Marco Polo nel suo Milione, grazie a una ricetta segreta di cui rimasero detentori per secoli. Tanto che nelle prime caffetterie europee nel Seicento la nera bevanda si beveva in tazze di metallo, con l’evidente problema che queste si surriscaldavano fino a non poter essere più tenute in mano (i manici, come vedremo, saranno introdotti più tardi). Così, il caffè veniva travasato in piattini e bevuto da lì, raffreddato; mentre solo le case regnanti e gli oligarchi dell’epoca potevano permettersi l’importazione delle preziose porcellane da Cina e Giappone.

L’invenzione del manico e della tazzina moderna

Quando nel Settecento la porcellana inizia a venire prodotta anche in Europa, a Meissen (Germania), a Capodimonte, a Limoges e nello Staffordshire, nascono tazze simile alle nostre. E i manici? Pare li abbia inventati tale Harvey Adams, un ceramista inglese noto per aver inventato la “tazza da baffi” che aveva una sorta di “parabaffi” interno in modo da impedire si bagnassero all’atto del bere. La tazzina di ceramica come la conosciamo noi è piuttosto opera di Luigi Tazzini, pittore dell’Accademia di Brera nonché direttore artistico, a cavallo tra Otto e Novecento, della Società di Ceramica toscana Richard-Ginori. Ne ideò vari tipi a seconda dello scopo: per bere caffè, caffelatte e pure per la pasta e fagioli.

Tutti i plus della ceramica

La ragione dell’intramontabile successo della tazzina da bar però sta nella sua perfetta funzionalità. La porcellana dura feldspatica consente che la bevanda non si raffreddi subito e che non influenzi, ma anzi esalti il gusto della bevanda, è anche estremamente resistente agli urti e mantiene un bell’aspetto a lungo. È bianca per controllare il colore e il buon esito nell’esecuzione del caffè, ma anche per creare un bel contrasto cromatico. Ha la forma di un tronco di cono con fondo a uovo, che mantiene più a lungo la crema. La parte inferiore è più spessa per mantenere il calore ma favorire l’iniziale abbassamento della temperatura. In modo da evitare ustioni.

Ancora un lungo futuro davanti a sé

Il manico è oggi indispensabile ma anche qui nulla è lasciato al caso: la presa deve essere agevole, per due dita, ma in modo che il dito medio non tocchi la tazzina bollente. E la capacità di circa 70 centimetri cubici è ideale per servire al meglio un espresso di 20-25 cc. Infine, come si conviene a questo capolavoro di design e ingegneria, è riutilizzabile tantissime volte. Ed è forse questa la caratteristica che, in un mondo alla spasmodica ricerca di soluzioni per inquinare meno, le garantirà un altro millennio di successi. Insieme al suo inseparabile compagno, il caffè.

Foto di apertura: la tazzina in ceramica iniziò a diffondersi in Europa nel Settecento © M. Kenneally – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 16/04/2023

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