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Una farfalla icona della nuova campagna del brand “Toscana”

8 Novembre 2012 Alessandro Torcoli
Ieri sera la Regione Toscana, attraverso il suo braccio operativo Toscana Promozione, ha presentato la nuova campagna di comunicazione finalizzata alla costruzione di un brand “Toscana” di forte impatto evocativo in tutto il mondo. Lo Studio di Lorenzo Marini, presente all’incontro, ha pescato dal cilindro della creatività il simbolo di una farfalla, che leggiadra si libra verso il futuro, una farfalla fatta di vino, per ora, ma che probabilmente accompagnerà l’immagine del territorio anche con altri prodotti, agricoli o turistici. In contemporanea a Firenze e Soho (New York City) sono stati affissi proprio ieri i primi manifesti, e da oggi sui principali quotidiani troveremo la pagina tabellare con l’immagine proposta ieri. Finora, dalla presentazione del bando, il costo dell’iniziativa, come ha dichiarato l’Assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Salvadori, è stato inferiore a € 150.000. NUOVO SIMBOLO AGROALIMENTARE REGIONALE - “Il vino vola oltre i confini e presenta una nuova immagine per i mercati internazionali”, questo il motivo dell’incontro che si è svolto come una sorta di talk-show sul tema: “Icone contemporanee, trends, vino e internazionalità. Conversazioni sulle tendenze emergenti nel mondo della comunicazione contemporanea legata alla cultura enogastronomica”. L’assessore Salvadori ha aperto la serata sostenendo: “Per la Toscana è un’occasione strategica, nel programma era presente la scelta di individuare un simbolo agroalimentare regionale e oggi lo proponiamo. Speriamo di aver colto la possibilità di uscire insieme dalle difficoltà. La Toscana ha una prospettiva e il suo futuro è smart!”. HIGH FLYING WINES - “La Toscana già stimola diverse sensazioni”, ha spiegato il creativo Lorenzo Marini. “Oggi siamo nell’era dello story telling. Nella nostra vita siamo circondati da icone. La storia deve avere una promessa. La forma della Toscana, aperta come un libro, diventa una farfalla. Un luogo geografico che diventa vino, prende forma ed è energia pura. Non abbiamo bisogno di un’altra merce ma di un sogno. Non possiamo nemmeno presentare i cipressi o ciò che esiste già. Si può associare il substrato a qualcosa di più contemporaneo”. Nell’immagine realizzata da Marini convivono un simbolo fluido e uno quadrato, una sorta di sigillo “Toscana” posto in basso a destra. La speranza è quella di suscitare nel tempo un “big brand feeling”, “Per una volta”, racconta Marini, “dobbiamo sentirci sopra tutto. Esplicativo in questo senso il pay-off “High flying wines. Infine, una minimale collocazione geografica: World – Italy – Toscana. IN TOSCANA VERITAS - Al dibattito ha partecipato anche Felice Limosani, di mestiere raccontastorie. “Lo story-telling è un fatto antico. Nulla a che vedere con l’artista, che attinge a poetica, a un messaggio proprio. Noi realizziamo storie su commissione. Dobbiamo pensare una narrazione avvincente per generare conversazioni, soprattutto della rete. Se si crea un’esperienza, si alimenta il dibattito, la condivisione e si entra in relazione con il brand". Francesco Morace, sociologo e presidente Future Concept, ha invece posto l’accento sul termine “veritas”, presente nello slogan “In Toscana Veritas”: “Introduciamo un termine impopolare, verità. Ciascuno di noi torna a fare i conti con ciò che è davvero buono e ciò che è davvero bello. Questo lavoro della Regione Toscana ha una grande forza maieutica, suscita qualcosa di vero e profondo”. RENDERE ECCEZIONALE LA NORMALITA' - Tra i relatori c’era Giacomo Mojoli, già pezzo grosso di Slow Food oggi “consulente strategico per l’innovazione sostenibile territorio, cibo, vino e comunicazione, che ha sottolineato quanto “I linguaggi del vino sono stati fuori dalla contemporaneità. La sfida è rendere eccezionale la normalità. C’è voglia di semplicità”. Elena Farinelli, blogger e consulente web marketing, ha invece lamentato un’abissale distanza tra il mondo della produzione, ancora ancorato a vecchi strumenti, e chi usa i social media. “Bisogna dialogare con persone che stanno ore su facebook, con un linguaggio basico per arrivare alle masse”. Come ha rilevato Limosani, questo significherebbe anche migliaia di posti lavoro per i molti giovani che studiano comunicazione. Lasciamo la conclusione a Lorenzo Marini: la pubblicità ha successo quando incarna la società del momento.

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