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Giorgio Cotti: l’enoteca. Venderemo spumanti e ancora i grandi rossi

7 Ottobre 2011 Civiltà del bere
L’Enoteca Cotti è un’istituzione della Milano enogastronomica. Fondata all’inizio del Novecento accanto alla sede del Corriere della Sera in via Solferino, fu rilevata da Luigi Cotti, il padre di Giorgio, nel 1952. Nei suoi scaffali si trovano oltre mille etichette e una selezione di distillati di tutto il mondo. Prevedere oggi come sarà il vino e il suo consumo tra 10 anni è una vera sfida, difficile da vincere, anche perché, come in passato abbiamo avuto modo di constatare, quasi sempre le previsioni, specie a lungo termine, non si sono avverate. Accetto con piacere, quindi, questa interessante e stimolante sfida. Penso che i vini che si consumeranno nel 2020 saranno biologici o biodinamici in quanto vi è sempre maggiore interesse e attenzione per questi prodotti che devono essere innanzitutto di ottima qualità, ma non solo, anche il più naturali possibile. La salvaguardia del territorio sarà l’obbiettivo del prossimo decennio ed è quello che prevede la biodinamica, un grande rispetto per l’ambiente, metodi naturali per coltivare la vite e uso di materiali ecocompatibili come ad esempio la scelta di imballi di materiale riciclato per le bottiglie. Per la tappatura, penso che nel prossimo decennio il sughero resisterà, almeno per i vini importanti e per quelli che possono invecchiare evolvendosi. Finirà l’epoca dei tappi in silicone, sostituiti parzialmente dai tappi a vite, e non vedo un gran futuro per quelli in vetro sia per la loro fragilità sia per la tenuta affidata solo a una piccola guarnizione.

Preferiremo bere i top e i tipici

Per quanto riguarda gli affinamenti dei vini, secondo me quelli in barrique si ridurranno molto sia nella produzione numerica sia nelle percentuali di consumo. In base alla mia esperienza, già negli ultimi anni si sta vedendo un ritorno d’interesse per i vini affinati in modo tradizionale, grandi botti o acciaio per i rossi, acciaio per i bianchi. I nostri clienti sempre di più apprezzano prodotti la cui caratteristica sia la fragranza dei profumi tipici delle uve da cui sono prodotti e che abbiano anche un ottimo rapporto qualità-prezzo. Questa relazione negli ultimi anni è diventata sempre più importante, sicuramente anche a causa della recente crisi economica, ma come si dice: forse non tutti i mali vengono per nuocere, almeno in questo caso, visto che prima del dissesto finanziario c’era una corsa a fare tanti vini tutti simili con vitigni internazionali e affinati in barrique, omologati sul gusto mondiale. La previsione più difficile è quella di indovinare quali saranno i tipi di vino consumati tra 10 anni, non ve ne sarà uno in particolare ma molti, sia bianchi sia rossi, e provenienti da tutte le regioni d’Italia per soddisfare la voglia e la curiosità dei consumatori di assaggiare prodotti nuovi e diversi a seconda delle occasioni. Vi sarà comunque un sempre maggior interesse per i grandi rossi italiani come ad esempio il Barolo, il Barbaresco e l’Amarone, anche da parte dei consumatori stranieri. Vi sarà anche molto seguito per l’acquisto e il consumo di vini meno impegnativi ma dalle grandi tipicità come, citandone solo alcuni, il Refosco, il Dolcetto, il Nebbiolo. Le preferenze per i vini bianchi verteranno sul Vermentino e sui bianchi fruttati come il Traminer. Queste  tipologie, bevute magari in compagnia e abbinate a ottime pietanze, fanno apprezzare la gioia della convivialità. Per gli spumanti, il cui fortunato momento proseguirà anche nel prossimo decennio, continueranno ad affermarsi sempre di più i Metodo Classico italiani. Si manterrà anche lo “strapotere” dei nostri ottimi Prosecco che hanno ormai conquistato il mondo e che sanno regalare gioia a ogni stappatura con il loro inconfondibile gusto. Appuntamento quindi al 2020 per vedere cosa sarà realmente successo in questo decennio nel mondo del consumo del vino, che sarà comunque e sicuramente sempre di più italiano.   Cosa aveva detto Giovanni Longo «...Il bianco di grande personalità sarà il vino vincente del 2010, accompagnando i vini rossi, sempre d’attualità, ma vincendo su questi per distacco... Certamente costeranno di meno i vini oggi ricercati da vitigno storico. Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon saranno vini quotidiani. Spazieremo nel vigneto globale con un alto indice d’infedeltà. I vitigni autoctoni saranno il simbolo del territorio, della tradizione, diventeranno elitari, capovolgeranno un concetto oggi comune... Non esisteranno più gli accostamenti enogastronomici e certo aumenteranno i costi del vino da vigneto autoctono».
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