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Il Nebbiolo in vigna va gestito con i guanti

18 Ottobre 2019 Roger Sesto
Il Nebbiolo in vigna va gestito con i guanti
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Le origini del Nebbiolo potrebbero collocarsi tra Valtellina e Alto Piemonte. Solo da poco si è cominciato a comprendere qualche tratto del suo albero genealogico. In compenso si è lavorato molto sui 22 e più cloni, con grandi risultati.

Nel 1268 il Nebiol era coltivato a Rivoli, sui primi contrafforti delle Alpi torinesi. Intorno al 1300, nel Ruralium Commodorum, Pier de’ Crescenzi scrive della Nebiula: “meravigliosamente vinosa (…) e fa ottimo vino e da serbare e potente molto”. Quindi se ne trovano tracce a Moncalieri, Chieri e Bricherasio. Nel 1309 compare in Val d’Ossola, ma già nel 1287 viene “avvistato” ad Alba, Canale e La Morra. Poi lo si comincia a individuare nell’Alto Novarese, col nome di Spanna. E nel 1595, a Tirano, un editto obbliga a piantare solo uva Ciuvinasca. Ma solo a metà ’800 si comincia a identificare l’areale del Barolo e a chiamare con quel nome il Nebbiolo proveniente da quella zona; vino che poi nei decenni successivi diverrà quel grande nettare che oggi tutti conoscono.

Da dove arriva il nome Nebbiolo

Per quanto concerne l’etimologia del nome Nebbiolo, vi sono diverse ipotesi. Una fa riferimento all’abbondante pruina sulla buccia degli acini maturi; altra suggestione si riferisce alla maturazione molto tardiva, quando le nebbie cominciano a far capolino. L’origine più attendibile di tale appellativo va ricercata nel suo sinonimo Spanna, termine che deriva da Spionia, vitigno citato da Marziale, coltivato in epoca romana nel Ferrarese, che a sua volta prende il nome da Spinus (o Prugnolo selvatico) i cui frutti bluastri sono ricoperti da una spessa pruina. Quanto alle origini genetiche e geografiche del nostro, le spiegazioni si fanno ancor più intricate e ancora in buona parte da chiarire.

Una vigna innevata dell’azienda Aldo Rainoldi in Valtellina

Molte sono le sue forme e parentele

Un grande contributo che ha gettato un fascio di luce su questo misterioso vitigno lo si è avuto nell’edizione 2004 di “Nebbiolo Grapes”, svoltasi in Valtellina. In quell’occasione vennero presentati alcuni studi che hanno svelato come probabilmente il Nebbiolo non sarebbe originario delle Langhe, ma si sarebbe selezionato più a nord, lungo l’arco alpino tra Valtellina e Alto Piemonte. Sempre nel corso di quel convegno, si parlò del suo spiccato polimorfismo, sottolineando come i cloni presenti nelle varie aree, indicati con nomi diversi, come Chiavennasca, Picoutener, Prunent, Spanna…, si caratterizzano per diverse sfumature; così anche le relazioni tra le cultivar più note, Lampia, Michet, Nebbiolo Rosé, sono state ormai chiarite.

Relazioni e parentele

Oggi si sa che il Michet non è altro che una forma virosata del Lampia, mentre il Rosé in realtà non è propriamente un Nebbiolo, ma solo un suo stretto parente genetico. A proposito di parentele, pare ormai assodata la relazione della celebre cultivar con uno stuolo di vitigni del Nord, in particolare Vespolina, Freisa, Negrera, Pignola, Bubbierasco e altri ancora, sebbene resti tuttora da definire quale sia l’esatta linea di discendenza, dovendosi ancora individuare con precisione quali bacche siano le progenitrici, quali le genitrici e quali le figlie.

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