Annate storiche di vini mitici (17): Umbria II parte
Una puntata a completamento del panorama enoico umbro è d’obbligo, vista la consistenza e l’importanza delle aziende che in questa regione negli ultimi 25 anni si sono prodigate per la produzione di vini di lungo corso, una parte dei quali debitamente accantonati a costituzione di sontuose raccolte di annate storiche. Tre i filoni individuati. Il primo è naturalmente legato al Montefalco Sagrantino che si distingue per la ricchezza di tannini, antociani, acidità, caratteristiche tutte che danno grandi nettari da invecchiamento che si esprimono dopo un lungo affinamento, che può raggiungere i 10 anni, il periodo da far trascorrere, secondo gli esperti, per permettere al vino di manifestare l’eleganza e il nerboruto carattere di questa singolare cultivar. Il secondo si rifà all’Orvieto, vino il cui potenziale in termini di longevità è certamente meno scontato, ma che se prodotto con adeguati blend di uve, provenienti da suoli di origine marina e con rese in vigna molto basse, si mostra anch’esso foriero di virtuosa e lunga evoluzione, sia secco sia muffato. Ultima modalità espressiva è quella legata alla sperimentazione di varietà internazionali, vinificate come tagli bordolesi o in sodalizio a vitigni autoctoni. Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese hanno dimostrato di sapersi esprimere anche qui mostrare ai massimi livelli. E persino il Riesling, fermo o spumantizzato col Metodo Classico.
Domenico Adanti: tradizione e rispetto del vitigno
Antonelli San Marco: il valore della longevità
Scacciadiavoli: polifenoli e acidità
Barberani: prodigi e difficoltà della muffa nobile
Decugnano dei Barbi: la vigna e il vignaiolo
Palazzone: amore viscerale per l’Orvieto
La Palazzola: vitigni alloctoni per fare qualità
Lamborghini: dalla Miura al Campoleone
© Riproduzione riservata - 27/08/2012