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La Palazzola: vitigni alloctoni per fare qualità

La Palazzola: vitigni alloctoni per fare qualità

Annate storiche di vini mitici (17): Umbria II parte

La Palazzola di Terni, dei Grilli da oltre un secolo, giace su 110 ettari, di cui 27 vitati, in un territorio dove la viticoltura è documentata sin dall’anno Mille. Stefano Grilli circa 30 anni fa, impiantò uve alloctone per contrastare la tendenza dell’epoca a preferire vitigni molto produttivi; vinificando, partendo da basse rese, nettari di pregio espressione della simbiosi fra vigneron e terroir, in particolare quello vocato di Vascigliano. Si testarono Cabernet, Merlot, Petit Verdot, Riesling, Pinot nero, Syrah, Sauvignon, intervenendo pochissimo in vigna: niente concimazione, diserbi, irrigazioni; trattamenti minimi; solo uve proprie. Nei primi anni Novanta, quando i vigneti cominciarono a produrre bacche interessanti, partì la collaborazione con Riccardo Cotarella, che avrebbe condotto a grandi risultati.

RUBINO E RIESLING METODO CLASSICO – Detto ciò, la longevità non poteva che essere un punto fermo della produzione enoica de La Palazzola, tanto più per un taglio bordolese quale il Rubino, da subito dimostratosi molto adatto a ben maturare. Terroir vocato, vitigni adatti, basse rese, pochi interventi in vigna: Stefano, è il segreto della longevità? «Sì. In cantina controlliamo solo le temperature di fermentazione. Poi affinamento in legno e, prima della vendita, lunga maturazione in vetro». Oltre al Rubino, altro vino di spessore è il Riesling, agli inizi vinificato fermo. Nettare di tale personalità da indurre Grilli nel 1993 a sperimentarne una versione Metodo Classico: prima due anni sur lies, poi tre, quindi quattro; nel 2004 la svolta del “metodo ancestrale”, che consiste nell’andare al tiraggio impiegando gli stessi zuccheri dell’uva.

LE ANNATE STORICHE – Quanto è importante per voi il mantenimento di una biblioteca di annate? «Dagli anni Ottanta accantoniamo circa 1.500 bottiglie l’anno, non solo di Rubino, sì da consentire ai ristoratori mentalmente più aperti di crearsi delle verticali. La stessa cantina è impostata per dare la possibilità agli appassionati di degustare le annate più vecchie; da alcuni anni anche parte dei cinque spumanti che produciamo, 300 bottiglie per millesimo, la si lascia maturare sur lies senza essere sboccata nei tempi consueti; ciò per organizzare verticali di bollicine degorgiate tutte nel medesimo momento!». Un’annata fondamentale del Rubino? «Direi la 2006, ancora giovane, ma già armonica, bel connubio fra eleganza e potenza, freschezza e calore, estratti e raffinatezza. Un blend di Cabernet Sauvignon all’80% e di Merlot al 20%, capace di grandi evoluzioni».

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© Riproduzione riservata - 04/09/2012

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