Vino in Gdo, aumentano le vendite dei Dop

Vino in Gdo, aumentano le vendite dei Dop

Con 505 milioni di litri venduti nel corso del 2016 (per un valore di un miliardo e mezzo di euro) la performance del vino in Gdo si conferma ottimale. la Grande distribuzione resta il canale di vendita di gran lunga più importante nel mercato del vino nel nostro Paese. Non solo, ma a fronte di una sensibile riduzione dei consumi in generale nelle famiglie italiane, il mercato del vino gode tutto sommato di una relativamente buona salute, grazie appunto alle vendite nei supermercati.

Il balzo dei Dop

In particolare, si registra un incremento del +2,7% in volume e del +4,4% in valore dei vini a denominazione di origine in bottiglie da 0,75 cl con 224 milioni di litri venduti (+1,9% rispetto al 2015). Anno negativo, invece, per i formati diversi dalla bordolese: -2,5% per i brik, -8,6% per le confezioni fino a 2 litri e addirittura -9,7% per i formati diversi da questi. Solo il bag-in-box segna una crescita dell’11,7% con 12 milioni di litri venduti.

Crescita confermata anche per il 2017

Sono questi i principali dati forniti dall’Istituto di ricerca Iri nel corso della 13esima Tavola rotonda su “Vino e Gdo” organizzata da Veronafiere al recente Vinitaly. «Le buone notizie», ha spiegato Virgilio Romano, client solutions director di Iri, «arrivano anche dai primi dati del 2017, con un mercato che segna un +4,9% delle vendite dei vini a denominazione di origine nel primo bimestre, ma soprattutto va sottolineato il successo degli spumanti, che nel 2016 hanno registrato una crescita di oltre il+7%, con 54 milioni di litri venduti, rispetto all’anno precedente. La crescita di questa tipologia riflette una destagionalizzazione delle vendite di bollicine in conseguenza di un crescente uso nel consumo quotidiano, il che ci permette di dedurre che lo spumante attira nuovi consumatori e potrebbe rappresentare una tendenza di rottura nelle tradizionali abitudini del bere italiano».

Vini biologici in aumento e il Lambrusco è il più venduto

Un dato che colpisce, oltre al successo consolidato degli spumanti, è sicuramente quello dei vini biologici, considerato che si tratta di un mercato ancora giovane, specie nella Grande distribuzione: +25,7% in volume con 2 milioni e mezzo di litri venduti. Per quanto riguarda i vini più venduti troviamo nell’ordine Lambrusco, Chianti e Montepulciano d’Abruzzo, ma ottimi risultati anche per Nero d’Avola, Vermentino di Sardegna, Muller Thürgau e Gutturnio. Decisamente in crescita Ribolla gialla, Passerina, Valpolicella Ripasso, Pignoletto, Pecorino, Grillo e Cannonau, mentre va segnalato l’incremento del +8,2% in volume del Chianti Docg (al top tra le denominazioni) che vende quasi 10 milioni di litri per un valore di oltre 45 milioni di euro.

Il vino in Gdo accontenta tutte le tasche

Per quanto riguarda, infine, il prezzo medio delle tipologie prese in considerazione da Iri, un terzo si posiziona sopra i 5 euro a bottiglia, un terzo tra i 3 e i 5 euro e il restate ha un prezzo medio inferiore ai 3 euro. «Tutte le tasche sono accontentate», ha commentato Virgilio Romano, «e quindi tutti possono osare e provare vini diversi». Relatori alla tavola rotonda, moderata da Luigi Rubinelli, direttore di RetailWatch.it, sono stati Cesare Cecchi (Federvini), Emilio Pedron (Unione Italiana Vini), Francesco Avanzini (direttore commerciale Conad), Edoardo Gamboni (direttore acquisti Gruppo Vegé), Gabriele Nicotra (direttore acquisti Unes-Gruppo Finiper) e Vincenzo Tassinari (presidente Tenute del Cerro).

Italia sul primo gradino del podio nella ristorazione inglese

Molto seguita è stata anche la presentazione delle prospettive per il vino italiano nel canale della Grande distribuzione in Gran Bretagna dopo la Brexit illustrata da Alex Canneti, director of Off-Trade Sales Berkmann Wine Cellars. Dopo aver sottolineato come quest’anno l’Italia, grazie alla ristorazione, balzerà al primo posto nelle vendite nel canale Horeca, mentre è in seconda posizione nel canale Gdo dopo anni di forte espansione trainata dal Pinot grigio e dall’uso delle fantasy labels, Canneti ha spiegato che la Brexit costituirà una grande sfida per i prodotti europei dal momento che Paesi “amici” come Australia, Sud Africa e Nuova Zelanda saranno i primi a istituire trattati bilaterali con il Regno Unito. «L’unica soluzione a questa minaccia», ha avvertito Canneti, «è consentire al Regno Unito un periodo di 10 anni per condividere gli stessi oneri doganali dell’Unione e negoziare un trattato di libero commercio».

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© Riproduzione riservata - 20/04/2017

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