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Solaia e Sassicaia. Le verticali all’asta

Solaia e Sassicaia. Le verticali all’asta

Il mito di alcune etichette si nasconde spesso dietro una storia divisa tra cronaca e leggenda. Come quella che nel primo Solaia potessero esserci tracce di Sassicaia, fatta circolare alle ultime due aste milanesi di Pandolfini della scorsa settimana. Ma al di là di questi vini icona, protagonisti di due verticali storiche che hanno preceduto le sessioni d’incanto, gli appuntamenti da Pandolfini del 21 e 22 maggio hanno confermato una tendenza positiva: le vendite di vino italiano di pregio all’asta sono in crescita.

La grandiosa annata 2004

Le due verticali, guidate dall’avvocato Paolo Baracchino alla presenza dei marchesi Piero Antinori e Nicolò Incisa della Rocchetta, dell’enologo di Antinori Renzo Cotarella e del direttore di San Guido Carlo Paoli, hanno confermato entrambe la grandezza del 2004 come vendemmia. Concentrato, molto estratto ma bilanciato da una buona succosità, con profumi dal balsamico del legno, al cassis dell’uva, passando per note evolutive di tartufo nero e selvaggina di piuma, il Solaia 2004 ha mostrato tannino stabile e acidità vibrante per affinare in bottiglia altri vent’anni (96/100). Sassicaia 2004 sembra un campione di perfetta maturità delle uve: abbina alla proverbiale delicatezza, una bella struttura con tannini setosi e ottima acidità, note speziate di pepe nero e chiodo di garofano sopra cassis, visciola e un sottofondo minerale che culmina in un finale di tabacco scuro (98/100). Ottimi tra i millesimi più vecchi il Solaia 1994, setoso nella struttura e austero nei profumi e il Sassicaia 1993 con la sua tipica nota di buccia di kiwi.

sassicaia-verticale-pandolfiniSolaia e Sassicaia, gemelli diversi

La cronaca riferisce che nel 1978, quando il marchese Piero Antinori decise di provare a imbottigliare in una nuova etichetta un ottimo Cabernet Sauvignon delle proprie vigne che sarebbe diventato il Solaia, il suo enologo era Giacomo Tachis. Lo stesso di Tenuta San Guido. All’epoca, il marchese Incisa della Rocchetta non aveva una cantina organizzata per imbottigliare il suo Sassicaia, nonostante fosse nato già dieci anni prima. Le barrique venivano spedite proprio alle cantine Antinori, sotto la supervisione dello stesso Tachis. Una fonte molto attendibile oggi si chiede, non senza ironia: quanto Sassicaia c’era nel Solaia 1978? Il blend di allora non fa che alimentare la leggenda: 80% di Cabernet Sauvignon e 20% di Cabernet Franc. Negli anni successivi sarebbe entrato il Sangiovese a rimarcare, qualora davvero ce ne fosse bisogno, le differenze. A onor del vero, la decisione del marchese Piero Antinori di produrre un’etichetta nuova fu dettata proprio da una “produzione in eccesso del Cabernet Sauvignon nel 1978”. Un mito non vive di luce riflessa.

Vini italiani all’asta. I risultati di Pandolfini

Prova come da previsioni per l’asta dei vini italiani. Sottotono i lotti del primo giorno, giovedì 21 maggio, con buoni risultati solo per Solaia e Gaja: sopra le stime il primo e senza inflessioni come si temeva dopo qualche risultato meno convincente del passato il secondo. Bene l’incanto di venerdì 22 dove Masseto e Monfortino si sono confermate etichette di punta, ma dove si sono distinti anche i lotti di Sandrone Barolo 1996 andato a 3.120 euro per 24 bottiglie e il Messorio delle Macchiole aggiudicato (una sei litri del 2004 in edizione limitata) per 3.720 euro. «L’Italia si conferma comunque un mercato in crescita alle aste del vino», ha commentato Christian Roger, Ceo di Vino e Finanza, «grazie soprattutto anche agli americani che col cambio euro-dollaro di adesso hanno ripreso ad acquistare».

Tra i francesi cresce la Borgogna

Nei giorni che hanno preceduto le due aste milanesi del vino, la Pandolfini è stata bersagliata di telefonate da parte dei collezionisti. Chiedevano tutti la stessa cosa: che garanzie ci sono sull’attendibilità delle bottiglie di Richebourg di Henri Jayer? Dell’importanza di questa etichetta si era già scritto anche nell’ultimo numero di Civiltà del bere, evidenziandone la crescita nelle quotazioni, insieme a quella della Borgogna in generale. Le magnum di 1985 di Richebourg hanno oscillato tra 17.400 e 18.000 euro ciascuna. Record dell’asta per il lotto di Romanée Conti a 21.600 euro. Ma la notizia è che il parterre de roi della Borgogna alle aste, si sta allargando anche ad altri produttori come Leflaive, Comte Lafon, Roumier, Perrot Menot e su tutti Rousseau.

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© Riproduzione riservata - 28/05/2015

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