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“Meteo-enologia” (V): lo studio di Scienza su portainnesti che ritardano la maturità

“Meteo-enologia” (V): lo studio di Scienza su portainnesti che ritardano la maturità

Con questo post si conclude la serie Cambia il clima e la vigna si adegua. Di seguito, la seconda parte dell’intervista all’agronomo Attilio Scienza, presidente del corso di laurea in Viticoltura ed enologia all’Università degli Studi di Milano (ieri è andato on line l’articolo Le varietà precoci subiscono i danni maggiori). Sulle conseguenze in campo enologico legate all’innalzamento delle temperature leggi anche gli interventi dell’agrometeorologo Luigi Mariani, pubblicati nel corso della settimana: La CO2 non va demonizzata e Servono previsioni a medio termine .

L'agronomo Attilio Scienza

– Professor Scienza, quali interventi sarebbe utile attuare dal punto di vista viticolo per limitare le problematiche in vigna?
«Dobbiamo distinguere tra interventi da attuare nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Quelli a breve termine o prevedono l’inerbimento dei filari stando però attenti che il verde non entri troppo in competizione con le radici della vite riguardo le risorse idriche, una riduzione delle sfogliature e delle cimature per garantire un maggior ombreggiamento ai grappoli e una diminuzione delle concimazioni, con eventuale somministrazione di azoto e potassio esclusivamente in autunno, tenendo sotto controllo il potassio perchédurante la vinificazione si lega con l’acido tartarico e determina una minore acidità del vino. Nel medio periodo i nuovi vigneti potranno essere piantati in ambienti più freschi, innalzando la quota altimetrica a 5-600 metri per chi ne ha la possibilità oppure scegliendo esposizioni verso nord. Verranno privilegiati portainnesti che inducano tardività di maturazione, l’esatto opposto di quanto è accaduto fino a pochi anni fa, più adatti per resistere allo stress termico e alla siccità, anche se al momento ne abbiamo pochi a disposizione e quelli attuali sono spesso troppo vigorosi e inadatti a zone dove piove spesso. Il vivaismo del futuro dovrà lavorare molto in questa direzione e a tal proposito anticipo che all’Università di Milano siamo in fase avanzata nello studio di nuovi portainnesti adatti ai mutamenti climatici, che metteremo a disposizione dei viticoltori nel giro di un paio d’anni. Molti di loro prevedono anche un maggior approfondimento radicale, in modo che le radici possano sfruttare meglio le risorse idriche del sottosuolo. Un altro espediente durante la fase progettuale di un nuovo vigneto è privilegiare forme di allevamento che consentano un maggior ombreggiamento della chioma e piantare vigneti non troppo fitti con accresciuti spazi tra i filari, in modo che circoli meglio l’aria, dissipando il calore. Nel lungo periodo potremo ricevere un aiuto anche dalla selezione di varietà tardive, principalmente di origine Caucasica, che diano vita a delle uve sia bianche sia rosse che maturino 30-40 giorni dopo rispetto alle attuali. Tra le varietà a bacca bianca Chinuri, Chitisvala Bodburi, Goruli mtsvane, Khikhivi, Rkatsiteli, tra quelle rosse Mujuretuli e Saperavi. Abbiamo in Italia già una decina di campi sperimentali con materiale che viene dalla Georgia dove sia i vitigni rossi che quelli bianchi che stiamo testando mantengono acidità molto elevate anche se si sviluppano in ambienti molto caldi. Un altro campo di ricerca promettente è legato alla genetica e prevede la creazione di nuove varietà non solo tardive ma anche resistenti alle più importanti fitopatologie della vite, l’oidio e la peronospora. Questo studio ha avuto un notevole sviluppo negli ultimi quattro o cinque anni e nel prossimo futuro assisteremo a una grande accelerazione in questa direzione. Questo consentirà di ottenere varietà meno impattanti con l’ambiente e di realizzare una viticoltura sempre più ecocompatibile».

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© Riproduzione riservata - 19/10/2012

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