Fine wines in ripresa al ristorante. L’indagine Istituto Grandi Marchi – Nomisma

Fine wines in ripresa al ristorante. L’indagine Istituto Grandi Marchi – Nomisma

I dati dello studio commissionato da IGM parlano di un aumento del +22,3% dei consumi outdoor di vini di fascia premium (fine wines) rispetto all’anno scorso. Ma il gap pre-pandemia da recuperare è ancora ampio (-22,4%). I consumatori scelgono in base a denominazione, marchio, vitigni autoctoni e sostenibilità.

La ripresa dei consumi fuori casa dei fine wines (+22,3% nel 2021/20) sta continuando a crescere. Ma la pandemia ha presentato il conto e la flessione, nel 2021 rispetto al 2019, è ancora rilevante, segnando un -22,4%. In termini complessivi nel 2019 le vendite di food&wine presso i ristoranti si aggiravano intorno agli 85 miliardi di euro; nel 2021 si sono superati i 63. Certamente un calo, ma con un’impennata netta nei confronti del 2020 che aveva fatto registrare un volume valutabile intorno ai 54 miliardi.

L’intento dell’indagine Istituto Grandi Marchi – Nomisma

L’indagine, commissionata da IGM (Istituto Grandi Marchi) e realizzata da Nomisma-Wine Monitor si è svolta in due fasi, ottobre 2020 e settembre 2021. Aveva come obiettivo di rilevare le tendenze, attuali e future, nel consumo outdoor dei fine wine tra chi ha consumato vino fuori casa negli ultimi 12 mesi.
Piero Mastroberardino, presidente IGM, ha evidenziato che «la ristorazione è un canale di importanza strategica; non solo dal punto di vista business ma anche da quello culturale per i grandi vini rappresentati dal nostro Istituto. Per questo è importante conoscere le dinamiche dei consumi».

Tengono meglio ristoranti e vini al calice

Se nell’ottobre del 2020 il 52% degli intervistati dichiarava di aver diminuito il consumo di vino outdoor, un anno dopo la percentuale è scesa al 43%. La tipologia di locale che ha fronteggiato meglio questa contrazione è il ristorante (-41% dei consumatori di vino outdoor ha diminuito la spesa su questo canale, contro il -46% di winebar, enoteche, pub e bar).
Pur sempre nell’ottica di un calo generale, dovuto soprattutto alle restrizioni, a reggere meglio sono stati i vini consumati al calice; le occasioni migliori sono state quelle “speciali” (feste e compleanni), mentre hanno sofferto maggiormente quelle “formali” (pranzi e cene di lavoro).

Nel 2022 si spenderà di più

Il sentiment che emerge dall’indagine, soprattutto relativamente alle interviste del settembre 2021, lascia quindi intravedere un futuro a tinte decisamente più rosee, con un 35% dei consumatori che prevede una crescita della spesa per vino outdoor per questo 2022. Tra i driver evidenziati dai consumatori ci sono i vini a denominazione e i brand noti, con una maggiore attenzione alla provenienza locale o da vitigni autoctoni e con una contestuale ricerca di etichette che soddisfino la richiesta di sostenibilità; il 64% degli intervistati, per esempio, dichiara massima attenzione per ambiente e salute.

Cresce l’attenzione per i fine wines

«Dopo due anni di convivenza con il coronavirus», ha sintetizzato Denis Pantini, responsabile Nomisma-Wine Monitor, «la nostra ricerca evidenzia prospettive di crescita per l’anno in corso, trainate da un maggior desiderio degli italiani di cenare al ristorante. Il tutto contraddistinto da una sempre maggiore attenzione nei confronti di vini di alta qualità e di fascia premium che trovano nel canale della ristorazione il loro habitat naturale».

Le aziende dell’Istituto Grandi Marchi

Alois Lageder, Tenute Ambrogio e Giovanni Folonari, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.

Foto di apertura: i consumi di vini al calice hanno risentito meno della crisi legata alla pandemia © C. Attwood – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 16/03/2022

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