In Italia In Italia Jessica Bordoni

Cabernet vs Cabernet: la conferenza con degustazione a VinoVip Cortina 2024

Cabernet vs Cabernet: la conferenza con degustazione a VinoVip Cortina 2024

L’incontro del 15 luglio si è concentrato sulle due uve emblematiche (Sauvignon e Franc), al centro delle riflessioni del winemaker Pierre Seillan, del professor Luigi Bavaresco e dell’enologo Paolo Bomben. Poi spazio al walk-around tasting con 43 vini tra cui molte leggende.

Introdotta l’anno scorso durante VinoVip al Forte per il Vermentino, la formula “conferenza con degustazione” è stata riproposta con successo anche al summit ampezzano. Lunedì 15 luglio circa 200 persone hanno partecipato al doppio appuntamento “Cabernet vs Cabernet” che si è tenuto al Grand Hotel Savoia: prima l’approfondimento tematico, a seguire il wine tasting. Al centro del ragionamento e poi nel calice, il Cabernet Sauvignon e il Cabernet Franc, due tra le uve più diffuse al mondo (il Cabernet Sauvignon è la cultivar più piantata in assoluto) alla base di vini leggendari che hanno fatto la storia dell’enologia internazionale.

L’attenzione per i due Cabernet in Italia

«In Italia il Cabernet ha vissuto momenti di gloria e altri di disaffezione», ha esordito la vicedirettrice di Civiltà del bere Elena Erlicher, moderatrice dell’incontro. «Gli anni Zero del Duemila sono stati dominati dal Sauvignon, gli anni Dieci hanno visto l’ascesa fulminea del Franc, mentre negli ultimi tempi si osserva un’attenzione crescente verso il Sauvignon da parte di un certo numero di aziende leader di mercato, sempre più impegnate nella produzione di etichette di fascia premium». Se il fenomeno è già consolidato all’estero, per il nostro Paese si rivela un trend piuttosto insolito, da ascrivere in primis alle caratteristiche tipiche della cultivar, come ad esempio la sua naturale resilienza e resistenza alle malattie che la rendono particolarmente adatta a fronteggiare le sfide del cambiamento climatico.

La parola al grande Pierre Seillan

Il primo dei relatori a prendere la parola è stato Pierre Seillan, celebre winemaker francese naturalizzato americano, da quasi 30 anni in forze al gruppo Jackson Family Wines che vanta 50 Cantine in cinque continenti per un totale di 4.330 ettari vitati, di cui 441 a Cabernet Sauvignon e 63 a Cabernet Franc. «Con queste due varietà mi sono misurato a lungo nel corso della mia carriera a partire dallo Château Lassègue di St. Émilion. E poi in California, Sonoma County, presso le aziende Verité e Anakota. Senza dimenticare l’Italia, a Tenuta di Arceno, tra le colline del  Chianti Classico».

La filosofia dei micro-cru

Il filo conduttore della ricerca di Seillan, i cui vini hanno ricevuto i massimi riconoscimenti internazionali ottenendo per ben 17 volte i 100 punti del critico Robert Parker, può essere riassunto nel concetto di micro-cru. «Mi definisco un “terroirista”: detto in altre parole, credo fermamente nella centralità del suolo».
Per lui le Cantine di Jackson Family sono lo specchio dell’immensa varietà di terroir e terreni che la natura offre ai viticoltori e agli enologi. «All’interno dei singoli appezzamenti, di collina come di montagna, le caratteristiche geomorfologiche variano notevolmente da blocco a blocco. Ciascuno di essi rappresenta un micro-cru, che è il cuore e l’anima della nostra filosofia. Tutto ciò che facciamo, dalla vigna alla bottiglia, lo facciamo con l’obiettivo di permettere ai micro-cru di trasmettere la propria unicità. Solo così si arriva a creare la grandezza del blend finale, frutto dell’energia e dell’espressività delle differenti parcelle selezionate e poi assemblate».

Il Cabernet Franc è il padre del Sauvignon

Il professor Luigi Bavaresco, docente di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e segretario del gruppo di esperti in Risorse genetiche e selezione della vite dell’Oiv, ha ripercorso le tappe dell’affermazione dei due Cabernet in Europa, fornendo interessanti indicazioni sulle loro parentele genetiche e sulle caratteristiche viticole ed enologiche, per poi citare gli incroci a cui hanno dato origine, come il Marselan e l’Incrocio Manzoni. «Il Cabernet Franc è uno dei genitori del Merlot, del Carménère e dello stesso Cabernet Sauvignon, nato dalla sua unione con il Sauvignon blanc», ha raccontato il professore. Sulla provenienza del Franc non si sa molto, ma l’ipotesi più attestata lo collega ai Paesi Bassi. E tuttavia la prima citazione ufficiale è a Pomerol e risale al 1712, mentre per il Sauvignon bisogna aspettare il 1777 nel Libournais, sempre sulla riva destra della Gironda.

Per il prof. Bavaresco sono due uve “inclusive”

«Il Franc è una varietà vigorosa, con un’epoca di maturazione intermedia, mentre il Sauvignon risulta più tardivo. In particolare il Cabernet Sauvignon è stato soprannominato “l’uva senza difetti”: in effetti sfugge alle gelate e tollera bene la botrytis e la siccità. Rispetto al Franc, è più ricco di colore, di antociani e di tannini. Se troppo produttivo, però, può dare note erbacee». È anche il più cosmopolita tra i due e, oltre alla Francia, è piuttosto diffuso negli Stati Uniti (Napa e Sonoma Valley), in America Latina (Cile e Argentina), ma anche Australia e Nuova Zelanda, Spagna e Cina, dove è sempre più richiesto. «Sono due uve che mi piace definire “inclusive”, sia in senso temporale che spaziale, poiché da tanti secoli riescono ad incontrare il favore di gran parte dei consumatori di tutto il mondo», ha concluso Bavaresco.

I cloni più emblematici

Paolo Bomben, enologo del Centro di ricerca dei Vivai Cooperativi Rauscedo, ha richiamato i cloni di Cabernet Franc e Sauvignon più diffusi e performanti di VCR e non solo. Qualche esempio? «Per il Franc, il VRC 2 dal Friuli Venezia Giulia, che conferisce al vino note speziate di cannella e zenzero, con un tannino ben presente; o l’ISV 101 californiano, simile al VRC 2, ma leggermente più fruttato». Pensando ai maggiori cloni di Cabernet Sauvignon, invece, troviamo il friulano VCR 7, che apporta frutta rossa e tannino molto abbondante; e il cileno VCR 19, speziato e morbido, per un rosso da lasciare invecchiare in cantina.

Le nuove frontiere dei Piwi

Proprio con l’obiettivo di sviluppare tipologie sempre più innovative e capaci di sopportare/supportare le criticità legate ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi, i Vivai Cooperativi Rauscedo stanno studiando e realizzando alcuni nuovi cloni di varietà Piwi, ossia resistenti agli agenti patogeni, nati dall’incrocio tra il Cabernet Sauvignon e altri vitigni. «Il primo ad essere “approvato”, nel 2014, è stato il Cabernet Eidos (Cabernet Sauvignon x Bianca), che evidenzia buoni parametri produttivi e di maturazione delle uve. È dotato di acini compatti, ma anche di bucce spesse che scongiurano problemi di marciume», spiega l’enologo. A livello aromatico, troviamo note vegetali fresche e di frutta sotto spirito.
«Altrettanto interessante è il Cabernet Volos (Cabernet Sauvignon x Kozma 20-3) che garantisce una resistenza leggermente inferiore a peronospora e oidio, con grappoli più spargoli e acini leggermente più grandi. È un clone adatto alla produzione di vini importanti, strutturati e atti all’evoluzione. La maturazione avviene circa 20 giorni prima dell’Eidos, ma i tannini sono morbidi e rendono il vino più pronto».

In assaggio al walk around tasting c’erano 43 vini di 31 Cantine

Il walk around tasting

Terminata la conferenza, nella stessa sala del Grand Hotel Savoia è andato in scena il walk around tasting tematico. In degustazione c’erano 43 vini da Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia, ma anche due outsider da Sonoma County, entrambi prodotti da Pierre Seillan. Il blasonato parterre includeva 15 Cabernet Sauvignon e 10 Cabernet Franc in purezza; il resto dei campioni erano blend fra le due varietà (5) o con altre uve perlopiù bordolesi (Merlot, Petit Verdot, Malbec) purché sempre a prevalenza Franc o Sauvignon.
La lista spaziava da vini cru a single vineyard, oltre a diverse annate della stessa referenza. La ricchezza di proposte (qui il catalogo con l’elenco completo), differenti fra loro per suoli, altitudini, esposizione, tipo di vinificazione e affinamento, ha permesso al pubblico di professionisti e appassionati di cogliere la straordinaria “plasticità” dei due vitigni e la loro capacità di fondere l’unicità del luogo con l’identità varietale. Fino a farsi mito.

Foto di apertura: al walk around tasting in assaggio 43 etichette da 31 aziende sia monovarietali sia in blend con altri bordolesi

Foto del servizio: © M. Cremonesi

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© Riproduzione riservata - 30/07/2024

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