Scienze Scienze Riccardo Oldani

Agricoltura rigenerativa, l’ultimo trend in viticoltura

Agricoltura rigenerativa, l’ultimo trend in viticoltura

In California il trend del momento è una viticoltura improntata alla rigenerazione del suolo, che prevede un approccio olistico, in cui anche animali ed erbe infestanti giocano un ruolo. Ma anche in Europa e in Italia si guarda con attenzione a questa pratica, ritenuta utile per rivitalizzare i suoli aridi.

Se si vogliono scoprire gli ultimi trend in viticoltura il luogo a cui bisogna guardare è la California. Non che i produttori californiani possiedano competenze superiori rispetto agli altri, ma bisogna tenere conto del contesto. Si trovano vicini a una delle università più prolifiche in fatto di studi agronomici per il vino, quella di California a Davis; sono noti e spesso sono ricchi; hanno una capacità superiore di fare marketing e sono assistiti dalla stampa statunitense, che in quanto a creare tendenze non è seconda a nessuno.

L’esempio di Sonoma

Dalla California, per esempio, è partito il tormentone dei “vini puliti”, di cui si è parlato molto  negli ultimi due anni (Civiltà del bere ne ha scritto per esempio qui e qui). Ora un altro trend di cui si parla molto è quello dell’agricoltura rigenerativa applicata al vigneto. Nella contea di Sonoma, una delle zone vinicole di più alto blasone nel Golden State, sono diversi i produttori che hanno abbracciato questo sistema, come ha evidenziato lo scorso ottobre il New York Times in un suo ampio articolo.

Rigenerazione del suolo

La viticoltura rigenerativa si basa sull’idea che non basti applicare criteri come quelli dell’agricoltura biologica o il principio di ridurre al minimo i trattamenti. Il vigneto va considerato proprio come fosse un ecosistema, i cui equilibri, e la capacità di rigenerarsi, cioè di mantenere il terreno altamente produttivo, sono il risultato di una gestione olistica, in cui anche gli animali e le altre piante giocano un ruolo chiave. A Sonoma ci sono produttori che lasciano scorrazzare le galline nel vigneto, per sfruttare il loro ruolo di mangiatori di insetti e, quindi, di pesticidi; o che lasciano brucare le pecore negli interfilari, ottenendo in cambio un servizio di fertilizzazione del suolo attraverso le loro deiezioni. C’è perfino chi coltiva il loglio, noto anche come zizzania, assurto improvvisamente al ruolo di pianta utile dopo che generazioni e generazioni di agricoltori hanno provato a estirparlo e combatterlo con tutte le loro forze.

Strategie per il Mediterraneo

Sarebbe però sbagliato etichettare l’agricoltura rigenerativa come una bizzarria senza basi scientifiche. In realtà a questo approccio si guarda con molta attenzione anche in Europa e nel bacino del Mediterraneo, dove l’eccessivo sfruttamento e il progressivo riscaldamento del clima stanno rendendo improduttivi molti terreni un tempo coltivati. In Spagna, per esempio, è in corso un progetto del Consiglio Spagnolo delle Ricerche (Cebas-Csic) e dell’Università di Murcia che coinvolge anche gli agricoltori nel monitoraggio dell’efficacia delle metodiche rigenerative. Gli studiosi spagnoli hanno elaborato un metodo basato sull’analisi visiva del terreno per misurare il successo degli interventi. Un sistema che contadini e viticoltori possono facilmente adottare e i cui risultati si aggiungono alle analisi e misurazioni scientifiche condotte dagli studiosi, per forza di cose meno capillari rispetto alle osservazioni di chi passa la vita nel campo e nel vigneto. I primi risultati di questo studio sono stati descritti in un articolo appena uscito sulla rivista scientifica “Journal of Rural Studies”.

Un progetto italiano e internazionale

Anche in Italia si lavora su queste tematiche. A maggio del 2021 è partito un progetto europeo di tre anni, denominato Prima Revine, di cui è capofila il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). A luglio è stato organizzato un meeting di “kick-off” e ora i lavori stanno procedendo. Lo scopo è capire come adottare al meglio le tecniche di agricoltura rigenerativa nel vigneto, per migliorarne la resilienza ai cambiamenti climatici nell’area mediterranea. In particolare si cercano nuovi metodi e nuovi approcci per promuovere la salute del suolo e la biodiversità, favorendo la moltiplicazione di organismi come microbatteri e funghi che promuovono la crescita delle piante e ne aumentano la tolleranza agli stress. L’obiettivo, al termine dei tre anni della ricerca, è di favorire lo sviluppo di nuovi prodotti e processi da utilizzare nel settore vitivinicolo. Soluzioni che oltre a garantire una migliore salute del terreno si tradurranno in una consistente riduzione dei costi di produzione; tcirca il 20% delle spese di produzione in viticoltura infatti riguarda i soli fungicidi.

Foto di apertura: anche il suolo dei vigneti tende a esaurirsi vendemmia dopo vendemmia. L’agricoltura rigenerativa ha lo scopo di mantenerlo produttivo e in salute. © A. Arcalle – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 28/12/2021

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