Senza confini Senza confini Anita Franzon

Naturale, pulito e bizzarro

Naturale, pulito e bizzarro

Il “vino pulito” è l’ultima frontiera del vino naturale. Ma qual è il confine tra le scelte di vinificazione etiche e il marketing? Dall’altra parte c’è chi per naturale intende “funky”: cresce la richiesta di vini “bizzarri”, al limite del difettoso.

Il cosiddetto “vino pulito” è l’ultima frontiera del vino naturale. Questa definizione è stata recentemente portata alla ribalta dall’attrice americana Cameron Diaz, che si è da poco affacciata al mondo del vino con il suo nuovo brand. Ma un’inchiesta di Food&Wine pone l’attenzione proprio sul “vino pulito”. Si legge: “Il desiderio di offrire maggiore trasparenza è encomiabile, ma un nodo di affermazioni oscure emerge quando guardiamo oltre l’imballaggio liscio ed esteticamente gradevole adottato da questi marchi”.

Il business “sporco” del “vino pulito”

Qui sorge, dunque, una domanda: “Se questi vini sono puliti, gli altri sono intrinsecamente sporchi?”. In un ambito che ha sicuramente bisogno di trasparenza e in cui c’è molto spazio per discorsi di marketing creativi, queste nuove etichette condividono gli stessi slogan, alcuni dei quali hanno davvero poco a che fare con la vinificazione e sembrano voler far passare una bevanda – per quanto bio, vegana e senza additivi – in un prodotto per il benessere, rischiando così di veicolare un messaggio sbagliato.

Ma non chiamatelo nemmeno “bizzarro”

Dall’altra parte c’è, invece, chi per naturale intende un vino bizzarro e non corretto dal punto di vista enologico. Secondo gli operatori del settore, sono sempre di più le richieste di vini strambi, originali e puzzolenti, in una sola parola (inglese): funky. Intervistato sulla rivista Sprudge, Shawn Mead di Vif, un’enoteca di Seattle, afferma: «Non sono contrario al vino dai profumi selvatici, ma sono contrario ai vini difettosi». E dato che il ruolo dei professionisti del vino dovrebbe essere quello di separare il bizzarro dal catastrofico, Mead conclude: «Stiamo prendendo in considerazione un sistema di etichettatura che renda le persone consapevoli di quali sono le stramberie e quali non lo sono». Bisogna cercare di mettere ordine in un mondo che ancora naviga nel caos e ne parliamo anche su Civiltà del bere.

Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.

Leggi le altre notizie dal mondo di questa settimana

Tag: , , ,

© Riproduzione riservata - 08/10/2020

Leggi anche ...

Come i cambiamenti climatici potrebbero ridisegnare la geografia del vino
Senza confini
Come i cambiamenti climatici potrebbero ridisegnare la geografia del vino

Leggi tutto

Bordeaux chiede un sistema di “giusta remunerazione”
Senza confini
Bordeaux chiede un sistema di “giusta remunerazione”

Leggi tutto

La fine dei dazi cinesi basterà a rianimare il mercato del vino australiano?
Senza confini
La fine dei dazi cinesi basterà a rianimare il mercato del vino australiano?

Leggi tutto